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«Papa Francesco mi disse che ero vescovo leggendo l’articolo della Gazzetta»

Luigi Vinceti
«Papa Francesco mi disse che ero vescovo leggendo l’articolo della Gazzetta»

A rivelarlo è stato lo stesso Morandi nell’incontro di ieri pomeriggio con i rappresentanti degli organi di informazione locale organizzato per raccontare le emozioni e le esperienze vissute a poco più di un anno dal suo arrivo a Reggio Emilia

28 aprile 2023
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Reggio Emilia È il 17 dicembre 2021 quando la Gazzetta pubblica sul sito un’indiscrezione: “Monsignor Giacomo Morandi in pole position per diventare nuovo vescovo di Reggio Emilia”. Quell’articolo venne letto anche da Papa Francesco, che quando convocò Morandi per la nomina gli disse: «Questo articolo ha ragione».

A rivelarlo è stato lo stesso Morandi nell’incontro di ieri pomeriggio con i rappresentanti degli organi di informazione locale organizzato per raccontare le emozioni e le esperienze vissute a poco più di un anno dal suo arrivo a Reggio Emilia.

Un traguardo cui lo ha condotto la vita religiosa avviata in gioventù dopo l’incontro con don Dino Barsotti e l’ingresso nella Comunità dei Figli di Dio cui hanno fatto seguito il seminario diocesano e il trasferimento a Roma, arrivando alla nomina di sacerdote l’11 aprile 1990 e all’ordinazione episcopale il 30 settembre 2017.

Il tutto inframmezzato da studi che gli hanno forgiato quel carattere che ha messo in evidenza ieri attraverso una lunga, attenta relazione, prima di rispondere ai numerosi quesiti che gli sono stati fatti.

Iniziando dal valore della comunicazione che va fatta con il cuore perché «costruisce ponti» e va pertanto messa «al servizio della verità». Da qui la necessità di una attenta verifica della sua correttezza. Poi ha narrato dell’accoglienza ricevuta a Reggio Emilia, dove peraltro aveva già trascorso alcuni anni da insegnante.

«I reggiani – ha sottolineato – sanno essere calorosi e generosi». Una menzione particolare è andata, a tale proposito, al ruolo della Caritas di cui ha esaltato l’impegno insieme alle tante missioni di volontari in terra africana. A ciò ha dedicato molti giorni di questi 14 mesi reggiani. «Nel corso dei quali – ha aggiunto – ho avuto più incontri che in sei anni a Roma». Ha dunque raccomandato di non disperdere la tradizione culturale reggiana ma nel contempo ha invitato a dar vita a nuovi progetti; aprendo ad esempio un dialogo diretto con il mondo universitario, avviando nuovi percorsi rivolti ai giovani, stimolando nuovi cammini di evangelizzazione tramite i diaconi. Molti di questi temi saranno analizzati nella Giornata della Comunicazione Sociale del prossimo 21 maggio.

Nelle risposte agli svariati quesiti che gli sono stati posti sono poi affiorati i buoni rapporti intrecciati con le istituzioni reggiane cui ha offerto una Chiesa accogliente, ancorata ai principi di rispetto della giustizia ma aperta anche a nuovi percorsi. A tal proposito ha ricordato la Pastorale familiare con cui la Chiesa reggiana intende impegnarsi nei casi di separazione fra coniugi e ha riconosciuto l’importante coinvolgimento delle donne in organismi ecclesiastici come il Consiglio pastorale. Tante regole quindi incentrate sul rinnovamento delle istituzioni ecclesiali per favorire chi patisce le angosce della vita e dare, a chi è solo, una guida cui affidarsi. Per non farsi mancare proprio nulla si è arrivati infine a parlare di sport con qualcuno che gli ha chiesto se lui, modenese, potrebbe accettare di diventare “padrino” della Reggiana. È l’unico tema sul quale ha un po' glissato limitandosi ad un sorriso e ad affermare: «Vedremo se me lo chiederanno…».