Primo Maggio

«Salario minimo ma con una legge sulla contrattazione collettiva»

Ernesto Bossù
«Salario minimo ma con una legge sulla contrattazione collettiva»

Il professor Senatori della Fondazione Biagi e il “lavoro povero”. Giovani e donne vittime della precarietà: «Fate sentire la vostra voce»

30 aprile 2023
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Precarietà, scarsa retribuzione e lacune legislative abbastanza importanti. Il Primo Maggio sarà, quest’anno, diverso dal solito. Nell’epoca post Covid, infatti, sono mutate tante dinamiche, delle quali alcune hanno già trovato compimento. Si può citare quella che il docente di diritto del lavoro all’Università di Modena e Reggio Emilia Iacopo Senatori identifica come moda del momento, vale a dire i rider. O, in alternativa, «la nuova tecnologia che impatta sui contratti, rendendo di fatto lavoratori autonomi persone che in realtà dovrebbero essere tutelati da un accordo a tempo determinato», continua il professore.

Poi, ancora, il fenomeno dell’inflazione. Poco importa, però. Perché, in fin dei conti, il risultato è sempre lo stesso: i giovani subiscono più di tutti la precarietà, ma anche le donne sono sfavorite dal mercato. E la legge cerca di disciplinare il cambiamento, a volte con scarso successo. Questo perché, secondo Senatori, che tra le altre è anche ricercatore della fondazione Marco Biagi, «la sensibilità dal punto di vista politico è scarsa, la cooperazione tra il mondo imprenditoriale e quello sindacale tende a mancare e, più di tutto, si registra una crescita nel disinteresse dei giovani rispetto a dinamiche di gestione della cosa pubblica che vanno a impattare sulla vita lavorativa».

Inevitabile è partire dai dati sulla precarietà. Secondo l’Istat, nel 2022 sono stati sottoscritti otto milioni di contratti, di cui appena 678mila si sono trasformati in accordi a tempo indeterminato. In termini percentuali, meno del 10% dei lavoratori ha acquisito stabilità.

Aumenta, oltre all’occupazione, il lavoro povero, «quello che porta persone a svolgere la propria mansione, magari anche a tempo indeterminato, ma che non consente di arrivare alla fine del mese», specifica Senatori. Interpretabile, tutto ciò, con il fatto che «solo il 40% dei contratti collettivi – chiosa il docente – sono stati rinnovati in questi ultimi anni, e ne rimane scoperta una parte consistente».

Ben venga, perciò, l’aumento dell’occupazione. «Ma guai a non considerarne la qualità – spiega Senatori – e soprattutto la stabilità».

La situazione risulta poi critica nel momento in cui a gravare è anche l’aumento del costo della vita.

L’inflazione registrata in Italia ruota intorno all’11% su base annua, mentre «i contratti si sono alzati circa del 2%. È del tutto evidente che non vi sia una compensazione, e che ciò vada a gravare su situazioni economico-familiari che fino a poco tempo fa erano sul filo del rasoio», dice Senatori.

Tra le categorie particolarmente svantaggiate da ciò, ovviamente, ci sono giovani e donne. A incidere è poi il contesto internazionale. Non tanto la guerra in Ucraina, che pure ha contribuito al fenomeno inflattivo, quanto, invece, il mercato libero. Il piano va al di là delle dinamiche nazionali, «perché serve una presa di coscienza almeno a livello europeo», illustra Senatori. Paesi come la Cina, vale a dire stati in cui la tutela lavorativa è pressoché nulla e, al contrario, lo sfruttamento dilaga, competono in maniera scorretta con le imprese di stati in cui, viceversa, esistono leggi di salvaguardia.

La soluzione non è, secondo Senatori, «rincorrere le pratiche di altre nazioni in cui la qualità del lavoro è nulla. Serve un dialogo tra gli stati membri dell’Ue e i restanti paesi per fissare degli standard minimi di mercato comuni». Ma dal momento che la strada non sembra così semplice da percorrere, bisogna «vedere l’Unione europea nella sua organicità, cercando una collaborazione tra gli stati membri che porti quantomeno a contenere il fenomeno della scorrettezza sul libero mercato», ribadisce Senatori.

Ma è altrettanto importante proporre soluzioni su scala nazionale. Ad esempio il salario minimo, «un tema spinoso» che potrebbe essere una via d’uscita qualora, però, «venga fatta una legge a supporto della contrattazione collettiva, in modo tale da garantire una rappresentanza sindacale che combatta, tra le altre, il fenomeno del contratto pirata, tale per cui la stipulazione del contratto va sempre a ribasso», prosegue il docente.

L’invito ai giovani da parte di Senatori è chiarissimo: «Cercate di entrare nelle dinamiche pubbliche, facendovi sentire. Partendo magari dal basso per arrivare, poi, a proporre istanze su scala nazionale». Soprattutto rispetto a quei settori dell’economia che risultano registrare le maggiori criticità.

Sempre secondo l’Istat, nel primo trimestre del 2023 l’aumento salariale ha riguardato prevalentemente il campo ministeriale e quello dei vigili del fuoco, mentre risulta nullo nel terzo settore, specialmente nelle strutture ricettive e, più in generale, nel turismo, oltre al comparto edilizio.

Infine, «con l’avvento delle nuove tecnologie il giudice si trova davanti spesso a casi in cui il contratto risulta essere autonomo ma, di fatto, è a tempo determinato. Serve un passo in avanti da parte del legislatore nella tutela di chi non ha forza dal punto di vista contrattuale», conclude il professor Senatori.l