Lo scandalo affidi

Bimbi tolti ai genitori per 5 anni «Un pezzo di teatro dell’assurdo»

Serena Arbizzi
Bimbi tolti ai genitori per 5 anni «Un pezzo di teatro dell’assurdo»

Il gip archiviò le accuse di abusi sessuali

04 maggio 2023
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Reggio Emilia Il calvario emotivo di una madre e di un padre che sono stati separati per cinque anni dai propri figli quando questi avevano quattro anni e 18 mesi.

Questo il filo conduttore del nuovo caso raccontato nel corso dell’udienza di ieri di “Angeli e demoni”, il processo sui presunti affidi illeciti che vede alla sbarra 17 imputati e ha sconvolto l’opinione pubblica a partire da quando è affiorato, a giugno del 2019. Ieri ha continuato la sua deposizione Giuseppe Milano, maresciallo capo del nucleo investigativo di Reggio Emilia che, nel 2018, fu incaricato dalla Procura di svolgere ulteriori approfondimenti dopo l’innalzamento delle segnalazioni di presunti abusi nei confronti di bambini in Val d’Enza.

Protagonista del caso di ieri, è una coppia di origine africana, tutelata dall’avvocato Nicola Tria, recatasi dalla guardia medica dopo che, da un anno, la bambina di 4 anni manifestava perdite di sangue e secrezioni. La piccola avrebbe anche lamentato dolori alla zona genitale che si presumeva fossero originati dal padre.

La bimba, insieme al fratello di 18 mesi, nell’aprile 2015 venne tolta ai genitori: i due vennero affidati a due famiglie distinte per poi essere riuniti successivamente. I bambini incontravano periodicamente la madre - che subì uno “choc emotivo” e una “forte agitazione psichica” - mentre non hanno visto il padre per anni. Come riportato da Milano, la visita ginecologica sulla bambina lo stesso giorno dell’allontanamento non rivelò riscontri. D’altro canto, Cinzia Magnarelli, all’epoca assistente sociale di riferimento e poi imputata che ha patteggiato un anno e otto mesi, dichiarò che nella casa della coppia africana, definita “non idonea”, perché in condizioni di degrado, lei non era mai entrata. I bimbi furono collocati in famiglie affidatarie dai servizi sociali ai quali i genitori, come rivelato all’inizio della deposizione, si erano rivolti qualche anno prima per aiuti economici.

La decisione era supportata da una relazione in cui si faceva presente che la bambina avrebbe parlato di presunte violenze dal padre, che avrebbe abusato di lei con un “ossicino”. I presunti abusi, nel settembre 2016, finirono al centro di un processo penale. La Procura presentò domanda di archiviazione e come già avvenuto, secondo l’accusa, i servizi sociali si mobilitarono per opporsi: Federica Anghinolfi chiese alla psicoterapeuta Nadia Bolognini ) di scrivere una relazione «con le ultime dichiarazioni della bambina» con nuovi abusi confidati all’affidataria. Il giudice Giovanni Ghini fece cadere le accuse indicando che la fonte di prova «è stata, più che alterata, distrutta» e i fatti sono incompatibili con la visita ginecologica. Il giudice definì poi l’episodio delle violenze con l'ossicino “un piccolo pezzo di teatro dell'assurdo”. Anghinolfi parlò di un verdetto “squalificante in modo vergognoso dell’operato dei servizi”. Emerse, inoltre, come fosse stato nascosto al tribunale dei minori, secondo la Procura, che la mamma dei bambini aveva difficoltà comunicative, non parlando l'italiano e poco l'inglese. Sempre la madre fu sottoposta a trattamento sanitario obbligatorio e presa in carico dal servizio psichiatrico dell’Ausl. Dal 2019 una perizia del tribunale dei minori porta alla riapertura dei contatti: il documento sancisce che i genitori sono idonei al ruolo e arriva il decreto di revoca di tutti i procedimenti precedenti. l