«Ci dispiace molto chiudere ma non abbiamo altre soluzioni»
Don Nicelli spiega lo stop della Casa della carità di Busana
Ventasso «Ci dispiace molto. Gli undici anziani che vivevano qui si sentivano a casa. Ma sono venute meno le forze per andare avanti».
Don Alberto Niceli, vicario generale della Diocesi di Reggio Emilia e Guastalla, spiega in questi termini perché si è arrivati alla decisione di chiudere la Casa della carità di Busana, un punto di riferimento per gli anziani della montagna, un servizio prezioso che viene meno in un contesto già difficile come quello del Crinale. È la fine di una storia che non arriva all’improvviso.
«La Casa di carità gestita dalle suore ha chiuso 6 anni fa. Già lì non c’erano più le condizioni per continuare. Ma a quel punto i due sacerdoti della zona di Ligonchio e Collagna hanno chiesto di potersi impegnare loro nella gestione della casa. Lo hanno fatto con una generosità incredibile, con l’aiuto di volontari e personale, per portare avanti la vita della casa». Si tratta di don Giovanni Caselli e don Giuliano Marzucchi.
«Un anno fa, in questi giorni, sono venute meno le persone per supportare la vita della casa; inoltre l’attività dei preti è legata anche all’impegno pastorale in zone che sono vaste e distanti. Ci si è posto la domanda: come si fa? Sono venute meno le forze, e le difficoltà aumentano. Ci siamo detti: diamoci un anno per vedere se troviamo una soluzione. Siamo arrivati a marzo senza che se ne siano trovate, e abbiamo preso la decisione di chiudere, di sospendere la vita della Casa. Si è avviato un percorso per accompagnare gli ospiti che vivono qui verso altre situazioni». In questo percorso, spiega don Nicelli, si sono coinvolte le famiglie degli ospiti, la comunità, il parroco di Busana. «Stiamo lavorando da mesi – assicura – un lavoro che si sta concretizzando in questi giorni. Alcuni ospiti sono già stati destinati altrove; alcuni in altre case di carità, come quella della zona di Cagnola, di Fontanaluccia, e qualcuno in città a San Girolamo. Altri, hanno adottato altre soluzioni. La Casa di Busana sarà in funzione fino a che non andrà via anche l’ultimo ospite, non c’è nessuna fretta. Ma entro settembre dovrà essere chiusa».
«Questi mesi – assicura – servono per accompagnare le persone, che non sono pacchi. Qui hanno vissuto come in una famiglia; l’idea è infatti di accompagnarli in situazioni dove possano continuare a vivere con lo spirito delle Case di carità».
«Quello che più dispiace, e che ci aveva fatto andare a vanti fino ad ora, è che ancora una volta è il Crinale a pagare. Questo era certamente un presidio importante per la zona, ma non sappiamo come altro fare – confida –. È una decisione che è stata presa sei anni fa e poi rimandata, e siamo contenti di averlo fatto. Soprattutto, vorrei mettere in evidenza la generosità dei due sacerdoti e tanti laici che li hanno supportati in questo tempo, ma ora bisogna arrendersi».
Nella Casa di carità lavoravano tre persone, non a tempo pieno. Ma la vera questione è legata alla responsabilità di condurre la Casa. «Nonostante alcuni tentativi per cercare persone disponibili a portarla avanti con lo spirito della Casa, perché non è un ospizio, né una casa di riposo, ma è vissuta come una famiglia, non è stato possibile trovarle». Riguardo poi l’auspicio del sindaco di Ventasso, Enrico Ferretti, affinché possa restara come servizio diurno, don Nicelli commenta: «Noi non siamo in grado neanche di sostenere un servizio ridotto».l