Reggio Emilia

Ispirata da Saman denunciò genitori e fratello, ma in aula ritratta e vengono tutti assolti

Jacopo Della Porta
Ispirata da Saman denunciò genitori e fratello, ma in aula ritratta e vengono tutti assolti

La ragazza originaria del Pakistan sarebbe stata costretta a sposare un cugino. L’associazione “Senza veli sulla lingua”: «Così si rischiano nuovi casi»

19 maggio 2023
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Reggio Emilia Sono tante le storie di donne in fuga da matrimoni forzati che stanno emergendo nella nostra provincia. Un fenomeno a lungo trascurato che ora si impone all’attenzione della cronaca con crescente regolarità.

Molte giovani, senza dubbio, hanno tratto ispirazione dalla ribellione di Saman.

Una ragazza di 24 anni, originaria del Punjab pakistano, nel novembre 2021 si rivolse in questura a Reggio Emilia per denunciare i genitori per induzione al matrimonio.

Disse che volevano portarla in Pakistan per sposare un cugino e che l’avevano minacciata di fare la stessa fine della diciottenne di Novellara nel caso si fosse opposta.

Erano passati pochi mesi da maggio, quando tutta Italia aveva iniziato a parlare di Saman.

Le forze dell’ordine attivarono i servizi sociali di Reggio Emilia, che a loro volta si rivolsero all’associazione “Senza Veli sulla Lingua”, onlus fondata dall’avvocato anglo-italo-yemenita Ebla Ahmed nel 2013, che si occupa di contrastare la violenza di genere.

La ragazza fu messa sotto protezione in una struttura in Toscana, salvo poi spostarsi in un’altra città dopo aver conosciuto una persona sui social.

Il procedimento per induzione al matrimonio, a carico dei genitori e del fratello, che hanno sostenuto di non aver mai forzato la figlia a sposarsi con il cugino, è andato avanti.

I tre, residenti a Reggio Emilia, sono anche stati destinatari di un’ordinanza con la quale si è intimato loro di non avvicinarsi alla ragazza.

Mercoledì in tribunale a Reggio il processo si è concluso in modo inaspettato. La giovane alla presenza dei familiari è crollata e ha sostenuto di essersi inventata tutto. A quel punto il giudice ha assolto gli imputati.

L’associazione “Senza Veli sulla Lingua”, che ha seguito la ragazza in questi mesi, esprime però preoccupazione per l’esito del procedimento.

«Purtroppo - si legge in una nota della onlus - l’associazione sa che quando queste ragazze denunciano i familiari per violenze o per induzione al matrimonio forzato sono combattute tra un’esigenza di libertà» e il retaggio di «una cultura arcaica e rurale familiare. Una cultura di libertà come la nostra dovrebbe tenere conto di questi aspetti, altrimenti non si raggiungerà mai l’integrazione di queste ragazze».

L’associazione, che evidentemente non crede alla ritrattazione della presunta vittima, si rammarica del fatto che il lavoro fatto in questi mesi, per sostenere la ragazza, sia stato vanificato.

«In più, questa sentenza di assoluzione completa dei genitori, scoraggia le ragazze a denunciare matrimoni forzati» e aumenterebbe il senso di impunità di chi mette in atto questi comportamenti.

La ragazza ora è libera di tornare a vivere con la sua famiglia d’origine ed eventualmente, se lo ritiene, sposarsi in Pakistan con il cugino con il quale era stato preso un impegno.

Le associazioni che si occupano di matrimoni forzati sanno che il percorso di allontanamento dalla famiglia d’origine non è mai un percorso semplice e spesso è anche intriso di sensi di colpa. La vicenda di Saman, con il suo ritorno a Novellara nell’aprile 2021, lo dimostra in modo drammatico.