Picchiata per nozze forzate: «Ha sposato l’uomo che ama»

Stefania Piscitello
Picchiata per nozze forzate: «Ha sposato l’uomo che ama»

Fine dell’incubo per la 19enne indiana maltrattata dai parenti che mercoledì ha detto sì al suo fidanzato reggiano

19 maggio 2023
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Reggio Emilia Ha coronato il suo sogno d’amore, convolando a nozze mercoledì con il suo fidanzato reggiano. Così, la 19enne indiana di Modena che per mesi è stata picchiata e segregata in casa dai parenti, ora potrà iniziare la sua nuova vita e ricostruire il suo futuro che sembrava essere già scritto. E lo farà a fianco di chi desidera. Per lei, infatti, la famiglia aveva già pianificato tutto: voleva imporle un matrimonio combinato con un uomo nel paese d’origine.

Quando poi i parenti hanno scoperto che invece la 19enne residente a Castelfranco era innamorata di un altro giovane, indiano come lei e residente nel Reggiano, è iniziato l’incubo. Mesi di maltrattamenti subiti da padre, madre, nonna e zia. Maltrattamenti che si sono arrestati solo grazie all’intervento della scuola della ragazza e dell’avvocato del Foro di Bologna Barbara Iannuccelli, che ha permesso il trasferimento in una struttura protetta della 19enne e alla successiva applicazione della misura cautelare del divieto di avvicinamento nei confronti dei parenti indagati. «Una l’abbiamo salvata», ha a più riprese dichiarato l’avvocato Iannuccelli. Il legale assiste anche il fidanzato di Saman, la giovane pakistana uccisa nel Reggiano dalla famiglia che non approvava il suo amore. E la vicenda della 19enne di Castelfranco, per molti, moltissimi versi, ricorda proprio quella di Saman. Per molti versi, sì, tranne uno: il finale.

Grazie alla rete che si è attivata la 19enne indiana è stata allontanata e “messa in salvo” in tempo da quella famiglia violenta e ora, insieme al giovane di qualche anno più di lei, suo neo sposo, potrà iniziare un nuovo capitolo. Anche il marito era finito nel mirino dei parenti della 19enne che minacciavano di ucciderlo: sembra addirittura che fossero pronti a pagare qualcuno per farlo.

Avevano perfino impacchettato i vestiti della ragazza, come se da un momento all’altro dovessero spedirla da qualche parte. Aspettavano che si diplomasse: la giovane frequentava l’ultimo anno di un corso di istruzione superiore. Ed è stata proprio la scuola la sua ancora di salvezza, il dialogo con gli insegnanti e poi con la preside dell’istituto hanno consentito di riscrivere quel finale che lei non accettava.

Il 26 aprile l’avvocato Iannuccelli ha accompagnato la giovane al commissariato di San Giovanni in Persiceto. Lì, la ragazza ha raccontato di quelle botte e minacce – anche di morte – che era costretta a subire da mesi perché, innamorata di un coetaneo connazionale e residente nel Reggiano, si era opposta al matrimonio impostole. Solo la preside si è offerta di darle ospitalità per la prima notte; il giorno successivo la 19enne è stata trasferita in una struttura protetta. Il caso per competenza è in mano alla Procura di Modena che ha aperto un fascicolo in cui, indagati per maltrattamenti, ci sono padre, madre, zia e nonna per i quali il gip ha disposto il divieto di avvicinamento.

La ragazza era segregata: le avevano anche sequestrato il cellulare. Quelle violenze erano sia fisiche che psicologiche. Quando il padre ha scoperto che si era innamorata di un altro, l’avrebbe presa a calci. E poi, la minaccia che fa rabbrividire: quella di tagliarle la gola. Lei, però, ha trovato il coraggio di denunciare e la forza di ricominciare sposando il giovane che ama. l