Anna Landi spegne 105 candeline I ricordi della figlia Eletta Bertani
Ex operaia delle Reggiane è cresciuta nel quartiere di Santa Croce
Reggio Emilia È nata il 22 maggio del 1918 e con i suoi 105 anni è ancora una testimone lucidissima dei valori della classe operaia, oltre che una memoria storica di Reggio Emilia. Anna Landi viene festeggiata da figli e nipoti in occasione della conquista di questa pietra miliare che la vede soffiare su 105 candeline.
«Mamma è sempre stata un’appassionata di lettura – spiega la figlia Eletta Bertani, che dalla famiglia della madre ha ereditato la passione per l’impegno civile e sociale –. Soprattutto ama leggere riviste e libri. Addirittura aveva un libricino in cui le piaceva trascrivere i titoli dei libri letti negli ultimi anni. Questo le ha permesso di mantenere una certa prontezza e capacità, dimostrata fin dai tempi della scuola: basti pensare che saltò la quinta elementare».
Anna, nata in una famiglia operaia, frequentò le scuole professionali dove imparò diverse mansioni, integrate con quanto aveva già appreso in casa, come il cucito, l’abilità nel lavorare a maglia, cucinare. «Una serie di attività che poi le sono servite nel tempo. Quando ho iniziato ad andare a scuola mi ha sempre cucito i vestiti, i maglioncini – ricorda emozionata la figlia Eletta –. Mamma ha ereditato dalla madre, mia nonna, la sua longevità e il suo carattere costruttivo, positivo e aperto. Mia nonna non ha superato i 100 anni, ma i 90 sì, abbondantemente: cuciva i materassi e faceva anche la nutrice, ovvero, allattava per aiutare le donne che avevano meno disponibilità di farlo. Ed era una madre molto forte, mentre il padre, mio nonno era operaio delle Reggiane. Mia mamma aveva tre sorelle che hanno collaborato con la Resistenza».
Anna è cresciuta nel quartiere di Santa Croce, popolato principalmente dai lavoratori delle Reggiane, caratterizzato da senso di socialità e comunità, nonché da una forte componente antifascista. Sono ancora vividi i ricordi del primo maggio trascorso a mangiare i cappelletti e i raid dei fascisti che guastavano la festa.
«Anche mia mamma iniziò a lavorare alle Reggiane nel reparto che distribuiva gli attrezzi agli operai – aggiunge Eletta -. Lei era brava e intelligente e avrebbe potuto fare avanzamento di carriera, ma dopo la mia nascita dovette licenziarsi. Poi subentrò la crisi ed è stato un periodo molto difficile. I miei hanno dovuto mettere in piedi un banco di generi casalinghi alla fine dei portici di San Pietro, finché negli anni Settanta trasferirono la loro attività in viale IV Novembre. Mia madre ha mostrato in tante occasioni di avere forza d’animo. Nel dopoguerra c’era tanta voglia di migliorare la propria situazione e quella di chi ti stava intorno, con tanto senso di solidarietà. Una bellissima emozione che abbiamo vissuto, come tante famiglie reggiane, è stata l’accoglienza dei bambini del sud nell’immediato dopoguerra. Inoltre, dalla primavera del 1947 il Partito Comunista con l’aiuto di diverse associazioni diede vita alla gestione di una colonia a Pietra Ligure, con bambini di Milano, gestita con personale reggiano. Mia madre era una vigilatrice e mi portò con sé: allora, per la prima volta, vidi il mare. Mamma ci ha sempre lasciati liberi di fare le nostre scelte e ci ha dato una grande mano nell’allevare i nipoti». «Colgo l’occasione – conclude Eletta Bertani – per ringraziare le badanti, ucraine che si alternano nell’accudirla in modo molto umano e affettuoso».l