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Getta nel fosso 43 cartelle Equitalia: nessun risarcimento ai destinatari

Ambra Prati
Getta nel fosso 43 cartelle Equitalia: nessun risarcimento ai destinatari

Colpo di scena in Cassazione: annullata la condanna del messo 42enne che si è sbarazzato dei documenti invece di consegnarli

21 maggio 2023
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Reggio Emilia Anziché consegnarle, com’era suo dovere in qualità di messo notificatore, ha gettato ben 43 cartelle esattoriali di Equitalia in un fossato. Ora, dopo ben nove anni, nonostante il reo confesso sia stato condannato, l’avvocato difensore Ernesto D’Andrea ha ottenuto dalla Cassazione l’annullamento del lungo iter processuale. Il 42enne – già ritenuto colpevole di violazione, sottrazione e soppressione di corrispondenza commessa da pubblico ufficiale – avrà la fedina penale pulita, ma la vera beffa è che i 43 mittenti, che per non aver ricevuto la cartella sono incorsi in non pochi guai ed esborsi economici, resteranno a bocca asciutta: non avranno diritto ad alcun risarcimento.

La vicenda risale al 12 luglio 2014, quando un cittadino, passando in una strada di Coviolo, ha notato un mucchio di plichi verdi in un fosso; ipotizzando che potesse trattarsi di atti importanti gettati il passante ha allertato i carabinieri. Questi ultimi hanno constatato che si trattava di cartelle esattoriali di Equitalia e hanno avviato l’indagine, risalendo al nominativo del messo notificatore (qualifica equivalente a quella di pubblico ufficiale). Il 42enne reggiano, nel novembre 2021 convocato in caserma e sentito a sommarie informazioni (quindi senza assistenza legale), ha ammesso la sua responsabilità. Da qui il processo perché, «come addetto alla distribuzione della corrispondenza della società Equitalia Spa affidata in appalto ad altra ditta (del quale lui era dipendente), abusando di tale qualità, sottraeva 43 buste di “avviso di deposito” che avrebbe dovuto consegnare ai diversi destinatari e le gettava in un fossato».

È iniziato un iter giudiziario piuttosto complicato.

Il primo grado si è concluso con una condanna: nel novembre 2021, in rito abbreviato davanti al giudice Chiara Alberti, il 42enne è stato condannato a quattro mesi.

Una pena mite, che però ha permesso ai 43 mancati destinatari di avviare le richieste di risarcimento danno e a Equitalia di potersi rivalere sulla ditta in subappalto.

A dicembre 2021 l’avvocato D’Andrea ha presentato ricorso alla Corte d’Appello di Bologna sostenendo che mancava la querela di tutti i destinatari: nonostante fossero stati sentiti dai carabinieri uno a uno, non avevano formalizzato la denuncia perciò il legale ha chiesto l’assoluzione del suo assistito rinunciando alla prescrizione del reato. Nel corso di un’udienza predibattimentale, senza convocare né l’imputato né l’avvocato, un anno dopo (dicembre 2022) la Corte d’Appello ha deciso che non c’erano i presupposti giuridici per assolvere ma ha dichiarato la prescrizione. «Si ritiene – recita la sentenza – che il reato debba essere immediatamente dichiarato estinto per prescrizione, atteso che dalle motivazioni della sentenza impugnata emergono elementi sufficienti per escludere una forma di proscioglimento più favorevole». Prescrizione che, si noti bene, non impediva ai danneggiati di ottenere un qualche ristoro.

Il colpo di scena è avvenuto in terzo grado, il 3 maggio scorso, quando la Cassazione ha accolto la richiesta difensiva della mancanza di procedibilità e ha annullato le sentenze precedenti senza rinviare gli atti in Appello per un nuovo processo: un colpo di spugna definitivo. Addio ai risarcimenti per quei 43 cittadini che hanno pagato sanzioni raddoppiate a loro insaputa. l