Bini: «Nostro pieno appoggio a Boni. Una ferita il punto nascite chiuso»
Vassallo sul bimbo nato morto: «L’Ausl non può autoassolversi»
Castelnovo Monti «A nome di tutta la maggioranza, esprimo pieno appoggio a quanto affermato pubblicamente dal capogruppo e medico pediatra Carlo Boni: la chiusura del punto nascite resta una ferita non sanata per il nostro territorio, e un caso come quello che si è verificato non fa che riaprirla in modo estremamente doloroso, tanto più a fronte delle promesse, ribadite in più occasioni, di una riapertura del servizio». Lo afferma il sindaco Enrico Bini sul caso del bimbo nato morto all’8° mese, dopo la segnalazione di Nadia Vassallo, consigliera comunale di Castelnovo ne’ Cuori e dopo le spiegazioni dell’Ausl, queste ultime stroncate da Boni.
«Tra quelle promesse e il presente c’è stata una pandemia che nessuno poteva prevedere – prosegue Bini – ma ora la pandemia è superata; chiediamo ad Ausl e Regione di riprendere in mano il tema con serietà e responsabilità: sappiamo che gli strascichi del Covid sul sistema sanitario nazionale, e della nostra regione in particolare, continuano a essere molto pesanti, ma non è pensabile ragionare di servizi sanitari in termini di budget, taglio dei costi, riduzione del personale. Non quando si parla della vita delle persone e della sopravvivenza di un territorio. Quello che è accaduto nei giorni scorsi, ma anche altri episodi precedenti solo per fortuna conclusi senza conseguenze drammatiche, dimostrano che la chiusura del punto nascite non ha portato alle previste condizioni di sicurezza per partorienti e neonati, anzi. La scelta fu sbagliata, su questo ormai concordano tutti. È ora di rimediare all’errore».
Nadia Vassallo: «L’Ausl conferma la morte di un bambino nell’ultima fase di gestazione e presumibilmente durante il trasporto fra il Sant’Anna, dove la mamma si era recata con forti dolori, e il Santa Maria, dove è stata spedita. L’Ausl conferma l’inadeguatezza attuale dell’ospedale di Castelnovo per gestire le emergenze ostetriche che possono portare alla morte del bambino e anche della madre. La popolazione di donne gravide della montagna non è coperta da nessun tipo di assistenza al parto ed anche di gestione dell’emergenza in loco, perché il punto nascita che espletava egregiamente questo compito è stato cancellato per decreto regionale nel 2017». Per Vassallo, l’Ausl si autoassolve: «Se è vero che non è in suo potere impedire che “dette evenienze accadano”, è comunque suo dovere prevedere come affrontarle per eliminare l’handicap della distanza che le donne di montagna hanno rispetto a quelle di pianura. Sale operatorie, chirurghi, ginecologi e reparto ostetricia e ginecologia sono presenti a Castelnovo e debbono essere messi in grado di affrontare con competenza e mezzi le emergenze che richiedono interventi immediati e non differiti nel tempo. L’Ausl non può autoassolversi dicendo che i “sanitari con il loro pronto e appropriato intervento hanno garantito la migliore assistenza possibile”, quando invece nel momento più importante, ovvero quando il bambino era presumibilmente ancora in vita, “i sanitari del pronto soccorso avvalendosi della consulenza ostetrica, sempre presente in ospedale, hanno correttamente compreso che non si trattava dell’avvio di un parto fisiologico”, per poi spedire la donna a Reggio, dove il bambino è arrivato morto. Le emergenze non possono essere differite nel tempo, in balia di traffico, meteo, disponibilità dei mezzi. Fino al 2017 le emergenze venivano affrontate con competenza e esiti positivi in loco; oggi l’Ausl si nasconde dietro frasi inquietanti come: “L’intervento chirurgico da effettuare in queste situazioni è un’emergenza che richiede competenze specialistiche di prim’ordine, oltre che di una larga esperienza”. Spettabile Ausl, ma chi avete mandato a Castelnovo? Avete capito che qui le distanze fanno la differenza fra la vita e la morte? Noi qui in montagna non possiamo rassegnarci a essere considerati dall’Ausl reggiana e dalla Regione una riserva indiana, il Sud del mondo» con «tassi di natimortalità doppi o tripli rispetto alle zone urbane e ai paesi civilizzati. Per quanto abbiano cercato di far intendere che quella morte era inevitabile, frutto d’un destino cinico e baro, non è il destino ad aver tolto il punto nascita di Castelnovo; tante sono le mamme e i figli che possono ringraziare di esserci grazie a quel servizio che l’Ausl ha osteggiato e che la Regione ha cancellato».l
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