Reggio Emilia

Cinquant’anni fa l’esondazione del Crostolo con due vittime

Luigi Vinceti
Cinquant’anni fa l’esondazione del Crostolo con due vittime

Era la notte fra l’8 e il 9 giugno del 1973 quando, improvvisamente, il torrente Crostolo tracimò e sommerse l’area di via Monte Cisa

22 maggio 2023
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Reggio Emilia La terribile alluvione che ha colpito in questi giorni l’Emilia Romagna richiama alla memoria un analogo luttuoso evento - fortunatamente di minori dimensioni ma pur sempre drammatico – avvenuto a Reggio Emilia mezzo secolo fa. Era la notte fra l’8 e il 9 giugno del 1973 quando, improvvisamente, il torrente Crostolo tracimò e sommerse l’area di via Monte Cisa a sud della città. Due persone (Adelmo Foroni e Gina Germini) persero la vita e diverse decine di abitanti furono costretti a fuggire e ad abbandonare le case finite sott’acqua.

All’origine del disastro ci fu la concomitanza di due fattori: alcuni giorni di intense piogge e la presenza di ostacoli (una consistente quantità di detriti vegetali e di rifiuti abbandonati) che impedirono il deflusso. L’ondata di piena in pochi minuti invase l’intero quartiere che si distende, salendo verso la collina, sulla sinistra subito dopo il ponte di San Pellegrino. L’acqua raggiunse i quattro metri di altezza formando un vero e proprio lago che fu possibile svuotare solo dopo qualche tempo con il taglio della barriera che lo conteneva.

I soccorsi scattarono immediatamente ma servirono settimane per riportare tutto alla normalità. In mezzo a tanta tristezza si lega all’evento anche un confortante ricordo. Nell’occasione molti reggiani furono infatti protagonisti di una autentica gara di solidarietà. Fra di loro centinaia di dipendenti di aziende private ed amministrazioni pubbliche che dedicarono diverse ore di fatica alla spalatura del fango e a cercare di rimettere in ordine ogni cosa. I rispettivi datori di lavoro li considerarono come se fossero stati in servizio.

Successivamente si decise di innalzare l’argine creando un piccolo muro di cemento che tuttora fiancheggia il tratto iniziale del torrente. Ciò ha facilitato la formazione di una passeggiata a percorso ciclopedonale lungo la quale transitano ogni giorno, a piedi o in bicicletta, lentamente o di corsa, centinaia di persone di tutte le età.

L’area, che inizia con il Parco delle Caprette (in estate vi sono custoditi alcuni animali e ci sono vari giochi per i bambini), ha una superficie di 28mila metri quadrati e originariamente era percorsa dal greto del torrente che l’attraversava per tutta la lunghezza formando una grande ansa alla quale si accedeva tramite una antica carrareccia, appunto l’attuale via Monte Cisa. Quel percorso è stato utilizzato per secoli dai birocciai per l’approvvigionamento di sabbie, ghiaie e ciottoli di fiume. Dagli anni’ 50 del Novecento molte famiglie provenienti dalla campagna vi si sono trasferite costruendovi abitazioni; nello stesso periodo si è formato un comitato di autogestione che ha avuto un ruolo rilevante nella nascita del parco. Il traguardo è stato raggiunto a metà degli anni ’60 ed è stato subito apprezzato anche se esposto al rischio delle piene del corso d’acqua che però nel frattempo è stato incanalato.

Molte di queste informazioni si possono tuttora ritrovare in una serie di pannelli collocati nella parte iniziale della camminata. Sono annotazioni di carattere geologico abbinate ad appunti sugli animali che formano il patrimonio faunistico della zona: dalle nutrie ai roditori, dalle talpe al riccio europeo, dai fagiani alle lepri ed agli scoiattoli. Qualche volta, specie d’inverno, vi si possono scorgere dei caprioli che scendono verso la città. Altre indicazioni fanno invece riferimento alla vegetazione che cresce spontaneamente nell’area naturalistica, un rifugio sempre gradito dai volatili e da piccoli animali di terra come scoiattoli, ramarri, lucertole. Ricordiamo che originariamente il torrente Crostolo scorreva attraverso la città e percorreva quello che è l’attuale corso Garibaldi. Il Parco del Crostolo, creato nel 1985 su una estensione di circa 600 ettari, nel 2011 è stato ampliato e riqualificato dal punto di vista ambientale e paesaggistico; ora, collegato a Cadelbosco, misura 900 ettari.

Le rive del Crostolo, salendo dopo il ponte di San Pellegrino, sono percorribili in entrambi i lati, uno sterrato l’altro dotato il fondo asfaltato. Chi vi transita può ammirare aree a verde pubblico, qualche zona residenziale, terreni coltivati e spazi naturalistici (come l’oasi del Gruccione) insieme a punti di valore storico quali la Reggia di Rivalta, la Villa di Rivaltella, il Casino della vasca e Villa d’Este. Mentre si cammina si ristorano gli occhi e la mente; per la città è un prezioso polmone verde.l