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In affido a nove anni: i messaggi struggenti del padre alla figlia

In affido a nove anni: i messaggi struggenti del padre alla figlia

Per questa delicata vicenda accusati vari imputati

23 maggio 2023
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Reggio Emilia Dopo 14 udienze di fila, ieri il maresciallo capo dei carabinieri Giuseppe Milano ha terminato nel primo pomeriggio la prima parte della sua deposizione-fiume sulla complessa inchiesta coordinata dalla pm Valentina Salvi.

Stiamo parlando del processo – con rito ordinario, 17 gli imputati fra assistenti sociali, politici ed altre figure professionali – che intende far luce su alcuni affidi di bambini in Val d’Enza ritenuti illeciti dal magistrato inquirente.

Dopo aver risposto in questi mesi (dal 9 gennaio, pre la precisione) alle domande della pm Salvi tese ad illustrare la corposissima indagine che per un lungo periodo ha avuto una ribalta nazionale a suon di polemiche politiche, da ieri pomeriggio il teste ha iniziato la seconda parte relativa al controesame.

Alcune parti civili hanno già espresso i loro quesiti, poi è stata la volta dell’imputata principale su cui pendono tanti capi d’imputazione (Federica Anghinolfi, ex dirigente dei servizi sociali dell’Unione Val d’Enza) che tramite i propri difensori (Rossella Ognibene ed Oliviero Mazza) ha iniziato il controesame del testimone che proseguirà nella prossima udienza.

In precedenza, cioè dalla mattinata, Milano ha completato gli accertamenti fatti (illustrati a partire dall’udienza scorsa) sul delicato caso di una bimba che nel 2016 aveva 9 anni ed era stata affidata (il 7 giugno 2016) ad una coppia di donne omosessuali, dopo che la separazione conflittuale dei genitori della piccola. La bimba è stata sottoposta a due incidenti probatori. Della sua vicenda sono chiamati a rispondere – a vari titolo – diversi imputati.

Durante la deposizione è emerso più volte come la minorenne sentisse il bisogno d’incontrare i genitori.

Il padre le invia parole affettuose in un audio del 4 maggio 2017: «Ciao, amore mio! Paapà è ancora in Irlanda, sto facendo di tutto per tornare presto per vederti, perché ho tanta voglia di abbracciarti, di baciarti, di coccolarti e portarti un bel regalo...Ciao, amore di papà». Da una relazione dei servizi sociali si evince che la bambina rifiutava i contatti telefonii con i genitori. Eppure un mese prima Daniela Bedogni (affidataria insieme a Fadia Bassmaji, sono entrambe imputate) scriveva all’assistente sociale Francesco Monopoli che lei voleva vedere il padre. La piccola cominciò la psicoterapia nel gigno 2017. In luglio l’educatrice Maria Vitoria Masde postò in chat un messaggio: «Ciao, il papà non riesce ad avere risposte per portarti fuori a mangiare il sushi. Spero che stai bene e ti voglio un mondo di bene». Messaggio che innesò la reazione della dirigente Anghinolfi: «Il papà non dovrebbe scrivere alla bimba in modo diretto. La bimba ha uno smartphone? Se sì, non sono d’accordo». Masdea risponde: «No, li manda a me». La decisione di Anghinolfi è netta: «E questo messaggio non lo diremo alla bimba».l

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