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Unimore si difende dagli hacker: patto di cybersecurity con la polizia

Gabriele Canovi
Unimore si difende dagli hacker: patto di cybersecurity con la polizia

Firmato il protocollo tra università e polizia postale: «Per prevenire e reprimere attacchi pericolosi»

23 maggio 2023
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Reggio Emilia Prima la Ferrari, poi i distributori automatici di sigarette delle tabaccherie di tutta Italia, comprese quelle modenesi.

Gli attacchi hacker non guardano in faccia a nessuno e, soprattutto, non hanno confini. Per questo l’Università di Modena e Reggio Emilia ha deciso di “chiedere aiuto” alla polizia di Stato per difendersi dagli hacker e per aumentare il proprio grado di cybersicurezza. È con questo spirito che ieri nell’aula magna della sede modenese di Unimore, è stato firmato il protocollo di intesa con l’obiettivo di unire le forze per rispondere a minacce cibernetiche «potenzialmente pericolose», come sottolineato dal rettore Carlo Adolfo Porro. Con lui c’erano anche i questori di Modena e Reggio Emilia, Silvia Burdese e Giuseppe Ferrari, la dirigente del Centro Operativo per la Sicurezza cibernetica (Cosc) della polizia Postale Emilia-Romagna Alessandra Belardini e il direttore generale di Unimore Luca Chiantore.

Il Cosc regionale e l’università degli Studi di Modena entrano dunque in rete dando vita a un piano di collaborazione che, di fatto, prevede la condivisione e l’analisi di informazioni per prevenire e contrastare attacchi o danneggiamenti delle infrastrutture informatiche. Ma non è tutto: Unimore e polizia lavoreranno in maniera sinergica per segnalare situazioni di emergenze relative a vulnerabilità, minacce e incidenti che potrebbero compromettere la regolarità dei servizi di telecomunicazione.

L’aspetto cruciale della collaborazione è l’identificazione dell’origine degli attacchi informatici: si riuscirà così a rispondere più efficacemente a potenziali minacce, proteggendo le infrastrutture tecnologiche gestite dall’università. «La fase di recupero dati – spiega la dottoressa Belardini – è forse la più delicata, ogni mossa può compromettere tutto il lavoro svolto in precedenza. Bisogna prestare attenzione a ogni allegato che si apre e ad ogni file che si condivide. Importante, poi, è capire dove e quali dati sono stati colpiti. Spesso, si verifica il cosiddetto “doppio fuoco”: un attacco che prende di mira un determinato sistema per colpire poi da un’altra parte. Può capitare, infatti, che un hacker vada ad attaccare un sistema per valutarne la validità per poi attaccare da un’altra parte sfruttando eventuali errori delle vittime».

Il protocollo prevede inoltre di sviluppare attività formative congiunte sui sistemi e sulle tecnologie informatiche utilizzate, finalizzate proprio a migliorare le procedure di intervento.

«Anche il tema della sicurezza cibernetica chiede che vengano attivate risposte di contrasto – aggiunge il questore Burdese – Il protocollo consente di accorciare i tempi, stabilire canali immediati di comunicazione e operare sia sulla repressione che sulla prevenzione».

«Attraverso questa collaborazione – chiosa l’ingegnere Chiantore – ci aspettiamo di poter sviluppare nuove strategie di difesa contro le minacce cibernetiche, stimolare la ricerca di punta in questo campo e formare la prossima generazione di esperti ed esperte in sicurezza informatica. L’obiettivo è quello di rafforzare la resilienza dei nostri sistemi informatici e promuovere la consapevolezza delle questioni di sicurezza cibernetica a tutti i livelli della società». l