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«Per l’agricoltura regionale è un bollettino di guerra»

«Per l’agricoltura regionale è un bollettino di guerra»

L’assessore Mammi: «In ginocchio il cuore agroalimentare del Paese»

24 maggio 2023
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Bologna Il quadro tra le campagne e le colline della Romagna è quasi post bellico: terreni produttivi sradicati e franati, siti alluvionati, asfissia nei vigneti giovani e nei frutteti dovuta all’acqua, allevamenti allagati, danneggiamenti irreversibili alle infrastrutture viarie vicinali e poderali, rotture degli impianti di irrigazione, danni idrogeologici. Preoccupa la tenuta del comparto agricolo che tra Bologna e Rimini è in ginocchio in vaste aree. Con l’assessore regionale all’agricoltura e agroalimentare, Alessio Mammi, facciamo il punto.

Assessore, avete già una prima conta dei danni?

«Non l’abbiamo ancora nel dettaglio, serviranno un paio di settimane. Ma c’è un quadro generale che dà l’idea della portata di questa tragedia che, non dimentichiamolo, ha provocato anche tante vittime. Una prima ricognizione presenta dati fortemente preoccupanti. Su 330 Comuni del territorio regionale, quasi il 39% è stato colpito: allagamenti, frane e piogge alluvionali. Le situazioni più gravi si registrano nelle province di Ravenna e Forlì-Cesena, dove la totalità dei comuni è stata coinvolta. Rimini ha visto coinvolto il 93% dei comuni, Ferrara quasi il 48%, Bologna il 44%, Modena il 32% e Reggio il 14%».

In termini economici cosa significa?

«È quasi un bilancio di guerra. La superficie agricola utile alle produzioni colpita da questa emergenza è il 42% di quella in disponibilità in regione. Le aziende agricole nell’area coinvolta sono quasi 21.000, il 49% di quelle presenti in regione: oltre il 29% è collocata nei comuni con allagamenti e il 19% in quelli con frane. Al momento stimiamo una perdita di produttività diretta che si aggira su oltre 1,5 miliardi di euro, ma è veritiero pensare che i danni saranno molti di più».

Provi a spiegare meglio…

«Alle perdite di produttività che si registrano nell’anno in corso vanno aggiunte quelle dei prossimi anni: interi allevamenti che non esistono più perché sono morti gli animali, sono annegati i frutteti, si è persa superficie agricola per le frane, i mezzi meccanici, le scorte di sementi, le strutture e i danni alle aziende dell’agroalimentare. Solo le Cooperative Braccianti di Conselice, a Ravenna, hanno avuto allagamenti a terre coltivate a cereali e sementi pari a 9mila campi di calcio. Gli addetti del settore agricolo che operano e lavorano nei comuni colpiti sono oltre 41mila e rappresentano il 55% degli addetti del settore nell’intera regione. Per quanto riguarda le aziende alimentari sono più di 23mila i lavoratori coinvolti, quasi il 39% del totale regionale del comparto. L’attività produttiva che si ferma rischia di determinare situazioni a catena che hanno impatti sull’occupazione. Danni a oggi difficilmente calcolabili».

Che cosa preoccupa di più la Regione analizzando questa situazione?

«L’Emilia-Romagna è il cuore agroalimentare del Paese, che è la seconda voce di export regionale dopo la meccanica: è un colpo fortissimo. Verranno meno molti prodotti romagnoli utilizzati nelle lavorazioni delle filiere agroalimentari regionali e in altre parti del Paese. L’impatto riguarda non solo la nostra regione: anche il valore economico nazionale subirà conseguenze negative. Parliamo di imprese, posti di lavoro, necessità delle persone e delle famiglie. Servono interventi nazionali ed europei, che devono arrivare velocemente, perché la nostra agricoltura, così colpita, rischia molto».

È soddisfatto delle misure prese dal Governo?

«Bene le prime misure, un primissimo passo che stanzia due miliardi per tutte le emergenze: è evidente che ne serviranno molti altri. Quello che chiediamo sono risorse adeguate per risarcire le imprese agricole e agroalimentari per i danni produttivi, e contributi a fondo perduto per ricostruire strutture, mezzi, impianti frutticoli, con un’intensità di aiuto che possa arrivare al 100% attraverso procedure rapide e snelle, che diano velocemente liquidità alle imprese. Bisogna prevedere un adeguamento del quadro degli adempimenti amministrativi per consentire deroghe e proroghe aderenti all’emergenza, anche verso gli obblighi sulla Politica Agricola Comune che abbiamo con Bruxelles. È necessario prevedere risorse per il ripristino e la ricostruzione delle infrastrutture idriche e irrigue gravemente danneggiate, la manutenzione del territorio, il contrasto al dissesto idrogeologico e le frane nelle zone collinari e montane. Noi da parte nostra modificheremo misure di finanziamento dello Sviluppo Rurale per aiutare le imprese agricole e il territorio, ma non basteranno».

Ci sono novità sulla nomina del Commissario per l’emergenza alluvione?

«La nomina di un Commissario è necessaria così come abbiamo visto nell’esperienza per la gestione del post terremoto; serve a coordinare tutte le azioni e i finanziamenti necessari alla ripartenza. La scelta spetta al Governo e, come hanno ricordato Luca Zaia presidente della Regione Veneto, Roberto Occhiuto (presidente della Calabria) e Giovanni Toti (presidente Liguria), di norma è il governatore della regione a essere nominato. Noi ci aspettiamo che venga fatta la scelta migliore per la Romagna e i territori colpiti, con una figura che abbia competenze tecniche e amministrative e un’adeguata conoscenza del territorio, perché vengano presi i migliori provvedimenti per le comunità, i territori, le imprese e le famiglie sotto il profilo dei finanziamenti, della rapidità di erogazione e della semplificazione delle procedure». l

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