Gazzetta di Reggio

Reggio

Alluvione e falsi miti popolari, dal dragaggio dei fiumi alle nutrie

Alluvione e falsi miti popolari, dal dragaggio dei fiumi alle nutrie

Il Wwf scardina le dicerie sulla manutenzione degli argini e gli interventi risolutivi. Evitare di rettificare i fiumi, inutile alzare gli argini: ok a più aree di esondazione

05 giugno 2023
4 MINUTI DI LETTURA





Ecco dieci credenze che circolano da tempo e vengono riproposte ad ogni alluvione sono smentite dall’analisi del WWF.

Per prevenire disastri serve dragare i fiumi e scavare in alveo: FALSO.

In gran parte dei fiumi italiani l’alveo si sta progressivamente abbassando a causa del minor apporto di sedimenti dato dalle innumerevoli briglie e dighe che ne interrompono la continuità, oltre che per il massiccio prelievo di inerti avvenuto negli scorsi decenni. Dragare i fiumi, abbassandone la quota altimetrica, contribuisce a creare fenomeni franosi più a monte, peggiorando il dissesto complessivo e mettendo a rischio la stabilità dei ponti a valle.

Per evitare inondazioni bisogna pulire gli alvei tagliando la vegetazione: FALSO.

È corretto rimuovere tronchi e rami morti dall’alveo, in particolare in corrispondenza di ponti e restringimenti, o intervenire in modo mirato e con la consulenza di geologi e forestali in situazioni dove la vegetazione può ridurre l’officiosità idraulica di alcuni manufatti. La vegetazione che cresce sulle rive è fondamentale per la loro stabilità e per rallentare la velocità dell’acqua durante le piene.

Non si fa manutenzione dei fiumi: FALSO.

Se ne fa anche troppa, ma male. Gran parte delle Regioni, Emilia-Romagna compresa, “appaltano” a privati la rimozione di sedimenti o taglio della vegetazione e i lavori si sostengono con il valore del materiale estratto o tagliato: si interviene quindi prevalentemente dove e quando conviene ai privati e spesso con interventi sovradimensionati che distruggono la vegetazione.

Per evitare inondazioni è necessario rettificare i fiumi: FALSO.

Rettificare il corso dei fiumi ne riduce la lunghezza complessiva, aumentandone così la pendenza e la velocità di deflusso. Il risultato è che nei periodi di piena l’energia del fiume è maggiore e maggiori sono i danni, così come un incidente stradale a 90 km/h è molto più letale di uno a 30 km.

La colpa delle inondazioni e del dissesto idrogeologico è delle nutrie e altri animali: FALSO.

Il 94% dei Comuni italiani è a rischio dissesto, e in gran parte di essi nutrie ed altri animali fossori non sono presenti. Vero è che localmente le tane scavate negli argini di dimensioni minori possono intaccarne la solidità, perciò sono ben note soluzioni (modulazione della pendenza o apposizione di reti) che prevengono lo scavo. Alcuni degli argini o dei “muri” di contenimento hanno ceduto in Romagna per problemi strutturali dovuti a difetti di costruzione o a mancanza di monitoraggio e manutenzione.

Per evitare inondazioni serve alzare gli argini: FALSO.

Gli argini artificiali sono essenziali per proteggere insediamenti urbani e centri storici, ma la loro altezza, come peraltro ha affermato il segretario dell’Autorità di bacino del Po, è già al limite e non si possono rialzare ulteriormente; è semmai necessario ampliare le aree di esondazione.

Servono casse di espansione: VERO.

Le casse di espansione possono ospitare parte dell’acqua in eccesso durante le piene e restituirla in seguito. Tuttavia, dovrebbero essere un’estrema ratio perché sono una soluzione meno efficace rispetto ad interventi diffusi basati sulla natura.

Servono grandi dighe per evitare disastri: FALSO.

Le grandi dighe possono contenere le piene di un singolo fiume o di un singolo bacino a monte; sempre che nel momento del bisogno non siano già piene. La Romagna è dotata di una delle più grandi dighe d’Italia (quella di Ridracoli), ma questo non ha impedito la tragedia dei giorni scorsi. Inoltre, le dighe hanno l’effetto di limitare il trasporto di sedimenti al mare, aumentando così l’erosione costiera e richiedendo centinaia di milioni di euro ogni anno per il ripascimento artificiale delle spiagge. È invece fondamentale allargare e ripristinare le aree di esondazione naturale lungo i fiumi che svolgono un’importante funzione di “spugna” trattenendo l’acqua durante le piene e rilasciandola gradualmente. È il caso del progetto di rinaturazione del Po inserito nel PNRR.

Il cambiamento climatico non c’entra nulla: FALSO.

Il cambiamento climatico causato dalle emissioni di gas serra da parte delle attività antropiche, sulle cui cause la comunità scientifica mondiale concorda ormai da anni sta avendo effetti particolarmente intensi sul bacino del Mediterraneo, alterando fortemente i cicli idrologici, allungando i periodi di aridità alternati da brevi periodi di piogge intense, sempre più frequenti e dove la quantità di precipitazioni che un tempo cadeva in mesi ora cade in pochi giorni.l

© RIPRODUZIONE RISERVATA