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Femminicidio di Roma, Nondasola: «Serve prevenzione tra i ragazzini»

Femminicidio di Roma, Nondasola: «Serve prevenzione tra i ragazzini»<br type="_moz" />

Violenza di genere: «Gli adolescenti raccontano relazioni non paritarie»

02 luglio 2023
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Reggio Emilia «Quante Michelle abbiamo conosciuto nel nostro lavoro di prevenzione, quanti giovani diciassettenni, come il ragazzo che l’ha uccisa, abbiamo incrociato? È indispensabile stare vicino ai giovanissimi con pratiche mirate affinché possano accettare i loro vissuti emotivi e maturare».

Così l’associazione Nondasola di Reggio Emilia, da sempre in prima fila nella lotta alla violenza di genere – tra l’altro anche con “lezioni” nelle scuole superiori insieme alla polizia –, interviene sul femminicidio di Primavalle, a Roma, dove il corpo straziato dalle coltellate della ragazza è stato abbandonato in un carrello della spesa vicino ad alcuni cassonetti dei rifiuti.

Il funerale di Michelle si terrà mercoledì, mentre ieri il gip, dopo quattro ore di interrogatorio, ha confermato la custodia cautelare per il coetaneo omicida.

«Il femminicidio di Maria Michelle Causo, una minorenne di Roma, ci colpisce e ci addolora in modo particolare. Quante Michelle abbiamo conosciuto nel nostro lavoro di prevenzione, quanti giovani diciassettenni, come il ragazzo che l’ha uccisa, abbiamo incrociato? – afferma l’associazione che gestisce il Centro Antiviolenza di via Spani –. Questi due giovanissimi protagonisti di un feroce femminicidio hanno la stessa età dei ragazzi e delle ragazze che da oltre 23 anni incontriamo nel lavoro di prevenzione nelle scuole e che ci consegnano una realtà non esente da vessazioni psicologiche e violenza fisiche, quando noi adulti vorremmo invece immaginarli in relazioni d’amore, di serenità, di confronto, di dialogo aperto in cui stanno bene».

«Incontriamo quotidianamente adolescenti che ci raccontano disagi e incertezze del vivere le relazioni a due, non facili, non paritarie, in cui molte volte prevale un comportamento proprietario verso l’altro, anzi più frequentemente verso l’altra – proseguono le esperte – Un immaginario che va a riparare vuoti e inadeguatezze che non vogliamo vedere perché ci chiamano a una responsabilità collettiva che ci riguarda. Quando non contrastiamo, ma confermiamo, modelli identitari di un maschile prevaricante e irruento, propenso all’azione violenta prima che alla riflessione emotiva, e di un femminile passivo, mite e incapace di decidere per sé, trasmettiamo rappresentazioni che sono già latrici di violenza».

Michelle non c’è più «ma il suo corpo violato due volte, per le coltellate e per il disprezzo della sua giovane vita, urla nel silenzio il dolore di una vita interrotta ingiustamente, urla per tutte le donne vittime di uomini violenti e testimonia quanto sia indispensabile stare vicino a questi giovanissimi con pratiche mirate a riconoscere e accettare i loro vissuti emotivi perché possano maturare un comportamento di accettazione e accoglimento dell’altra e delle sue differenze. È dalla valorizzazione delle differenze che la relazione trae ossigeno e cresce interiormente, mentre se le soffoca o le mortifica, si riduce a un tutt'uno indistinto e inconsapevole».

In questo , conclude Nondasola, «consiste e si invera un processo di prevenzione della violenza maschile sulle donne, nella prospettiva del cambiamento e del superamento della persistente cultura patriarcale che tuttora condiziona a vari livelli le relazioni tra i generi». l

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