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Vecchi e la scelta del successore «No a primarie da resa dei conti»

Vecchi e la scelta del  successore «No a primarie da resa dei conti»

Il sindaco: «Lascerò una città più innovativa, più importante e più europea»

02 luglio 2023
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Concerti, partite, il Pride. Reggio è città da grandi eventi. Più benefici o disagi per i cittadini?

«Proverei a leggere questi grandi eventi non fermandosi alla superficie, ma risalendo al significato profondo. Questo credo sia il compito della politica. Reggio è cambiata in questi dieci anni. Dieci anni fa avevamo da poco inaugurato la Mediopadana, oggi abbiamo 1,7 milioni passeggeri annui. Non avevamo il Parco Innovazione, alle ex Reggiane era solo polvere, degrado, insicurezza. Non avevamo il Core. L’università aveva 6. 000 studenti e due sedi. Dieci anni dopo abbiamo il doppio degli studenti e quattro sedi, Seminario e area ex Reggiane. Non avevamo chiuso decisioni su impianti dei rifiuti. Oggi abbiamo 85% di differenziata e un impianto che l’organico in biometano. Avevamo uno stadio in un fallimento, oggi uno degli stadi migliori d’Italia. Evocavamo un’arena come un sogno per la musica, l’abbiamo realizzata. .. Quei grandi eventi altro non sono che una delle evidenze di un processo di innovazione che abbiamo guidato e che riposiziona Reggio rendendola più importante, più europea, orientata all’innovazione. Quattro ore di diretta Rai in prima serata non capitano a caso e tutti i giorni».

Fra asfaltature e riqualificazioni la città è piena di cantieri. È l’inizio della campagna elettorale?

«No, ma l’esito oggettivo di un quotidiano lavoro sulla città. Abbiamo messo in campo un piano straordinario per 7 milioni. Gli anni del Covid e l’esplosione dei costi delle materie prime hanno messo in difficoltà tutte le città sul sistema delle manutenzioni, ma come è percepibile nei prossimi mesi questo lavoro di recupero verrà completato. I tanti cantieri sono anche il frutto di un grande piano di investimenti del Pnrr. Nel 2014 avevamo investimenti per 20 milioni in tre anni. Oggi 300 milioni in tre anni. I progetti Pnrr sono un’eredità progettuale che consegniamo, che cambierà la città da qui al 2030: 100 milioni, oltre 50 cantieri. Non era mai successo di chiudere un ciclo amministrativo con questa intensità. Bisogna cogliere questa opportunità storica. La città è un treno in corsa, mi auguro che la politica non metta inconsapevolmente un freno a questa spinta».

C’è un tema sicurezza sempre centrale, soprattutto in zona stazione e zona Valli. Cosa fare?

«Il lavoro che insieme a prefettura, forze dell’ordine, servizi sociali e sanitari abbiamo messo in campo sono certo che darà nei prossimi mesi i necessari risultati, come già accaduto».

Il progetto R60 è a lunga scadenza. Un fardello o un’opportunità per il suo successore?

«È l’unica strada compatibile con una città come Reggio. Tenere insieme fermezza e rigore della necessaria azione repressiva con una strategia sociale che non vuole lasciare indietro nessuno, che dà un’opportunità, in alcuni casi e una seconda opportunità. Mi permetta un inciso. Siamo una città da 172mila abitanti, con un’area territoriale grande come Milano. Abbiamo un solo contesto, la zona stazione, che ha bisogno di azioni di questo genere. La narrazione del Bronx a Reggio è una speculazione politica falsificante la realtà e ingenerosa nei confronti dei tanti apparati dello Stato che ogni giorno fanno con professionalità il proprio lavoro».

Fondi Pnrr: sono a rischio con il governo Meloni?

«Mi auguro che non siano a rischio. Come Anci abbiamo più volte offerto massima collaborazione. Ma la condotta del governo con l’Europa non mi pare sia stata fin qui coerente, lineare ed efficace».

Il Pd deve scegliere il candidato. Si fanno i nomi di Mammi e De Franco. Lei chi vedrebbe?

«Al Pd per fortuna non mancano persone con capacità, intelligenze e profilo da proporre a una più ampia coalizione, adatti a interpretare al meglio il ruolo di sindaco per il futuro. Ma nei prossimi mesi è fondamentale accompagnare questo percorso insieme a tanto altro. Si chiude un ciclo amministrativo, ognuno farà le sue valutazioni, ma la città è nel pieno di un ciclo storico, politico e progettuale che non va fermato perché destinato a generare risultati importanti ben oltre il 2030. Quando si sceglie un sindaco bisogna saper attivare un’ampia discussione sulla città del futuro e mi auguro che accada nei prossimi mesi. Il programma, il progetto, vanno costruiti innescando partecipazione. Io stesso, lo ricordo, feci un percorso che coinvolse centinaia di persone. Le tante realizzazioni di questi anni uscirono per la prima volta dai tavoli del 2014 e del 2019. I partiti del centrosinistra, compreso il Pd, devono aprirsi alla città per costruire un’ampia coalizione con caratteri politici e civici, ma soprattutto plurale e inclusiva. Al centro ci deve essere il progetto della città di domani. Serve il giusto mix tra continuità e innovazione. Non esiste a Reggio un’alternativa al centrosinistra, questi anni hanno certificato l’inconsistenza imbarazzante dell’opposizione. Ma al centrosinistra serve l’umiltà di chi non dà nulla per scontato e l’autorevolezza di chi costruisce un progetto non partendo dall’uomo solo al comando o da chiusure politicistiche, ma da un rapporto quotidiano di ascolto e progettazione con la città. È così che nasce cultura di governo e un sano pragmatismo sta insieme con i valori giusti e una visione del futuro».

Perché non ha “battezzato” un successore?

«Perché la città non mi appartiene, perché non ho un sistema di potere da difendere, perché ho sempre cercato di avere un approccio rispettoso e non personalizzato della città. E perché credo che il mio compito, il mio consenso e il mio rapporto con la città mi imponga di essere federativo e di aiutare le tante sensibilità a trovare i punti di sintesi unitari più avanzati. Il compito della politica non è decidere il candidato ma saper cogliere ciò che la città ti chiede in un determinato momento storico».

Primarie di partito, di coalizione o nessuna delle due?

«Vedremo nei prossimi mesi. Mi piacerebbe riuscissimo a trovare una sintesi unitaria. Penso sarebbe un bel segnale di solidità e in fondo questo credo sia anche il compito di chi nei vari ambiti ha ruoli di direzione politica. Ma d’altra parte io stesso la prima volta sono passato da primarie di coalizione, che rappresentano sempre un bel percorso democratico di partecipazione. Attenzione però ad un aspetto prioritario: la città ha bisogno di vedere un progetto alto e ambizioso sul futuro e una candidatura che ne esprima coerentemente la sintesi. Non ha bisogno né di chiusure autoreferenziali, né di mediocri compromessi al ribasso, né di primarie da resa dei conti».

Alcuni sindaci spingono per un terzo mandato, modificando le norme. Lei sarebbe disponibile?

«Non sono sopra la legge. Dunque giustamente non ci sarà un terzo mandato. Credo che il tempo giusto di un sindaco siano dieci anni. È un ruolo straordinario ma difficilissimo. Assorbe energie in modo totalizzante e puoi viverlo solo con un sincero spirito di vocazione laica per la tua città, sacrificando il resto. Certo, non nascondo, che fa piacere dopo nove anni sentire che il rapporto con la città è cresciuto e maturato giorno per giorno come in una lunga progressione e non è andato in corto circuito nella fase finale come talvolta accade».

Si dice che stia pensando alla Regione per il dopo Bonaccini. Solo voci? Cosa farà a fine mandato?

«Intanto lascerei perdere le voci da fantascienza. Per il resto e per quanto mi riguarda, in politica non esistono percorsi di ambizione individuali svincolati dal senso di appartenenza collettiva ad una comunità. Quando ciò accade è patologico e non sano. Se al termine di questa esperienza vi saranno opportunità in grado di trasferirmi motivazioni importanti le valuterò necessariamente con grande serietà. In fondo trovo sinceramente abbastanza naturale pensare a come dare naturale evoluzione a questa esperienza. Ma questa valutazione, appunto, non appartiene solo a me, appartiene alla mia più ampia comunità politica. Diversamente, come è noto, non ho sempre vissuto solo di politica, sono un professionista che a un certo punto ha scelto di dedicarsi alla propria città, devo ringraziare il mio partito per aver creduto in me e per avermi chiesto di prendermi questa responsabilità, devo soprattutto ringraziare i reggiani, ma il mio futuro non è un problema. Tra un anno aprirò un nuovo capitolo della mia vita, ma in un modo o nell’altro chi ha fatto il sindaco di Reggio continuerà sempre ad occuparsi del bene della propria città».

Nel 2019 andò al ballottaggio. Il centrodestra ha dimostrato alle ultime amministrative di aver convinto. Il Pd di Schlein è parso in difficoltà. Reggio è contendibile?

«Ribadisco. L’umiltà di chi non dà nulla per scontato. L’autorevolezza di chi con determinazione si assume le responsabilità e costruisce con la città il futuro della città. Questo ci serve. Del resto i reggiani vedono ogni giorno l’inconsistenza dell’alternativa. A volte ci sarebbe stato utile essere più stimolati dall’opposizione».

Parte del centrodestra chiede di riaprire le indagini di Aemilia. Secondo lei si sta strumentalizzando il processo in funzione elettorale?

«Ho già detto quello che penso. I fatti sono più forti delle speculazioni. Magistrati e inquirenti hanno fatto un grande lavoro. Le sentenze sono arrivate in Cassazione. Piuttosto, osservo, chiediamoci come fare ogni giorno a contrastare il rischio infiltrazioni. Abbiamo assunto protocolli di controllo unici in Italia che hanno dato risultati importanti derogando e restringendo le maglie della legge con atti amministrativi assunti da comuni e prefettura. Abbiamo promosso una intensa attività di formazione alla cultura della legalità nelle scuole. Non sarebbe male se il Governo assumesse il modello di contrasto sperimentato a Reggio Emilia e lo traducesse in legge».

Reggio è la capitale delle interdittive. Come interpretare questo dato?

«È un chiaro dato che dice due cose: la prima è che il problema esiste e non va oscurato e rimosso; la seconda che il lavoro di prefettura e di tutte le istituzioni non sottovaluta e procede con grande determinazione». l

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