Un giornale che sia protagonista
Il saluto del nuovo direttore della Gazzetta di Reggio, alla guida anche degli altri due giornali emiliani del Gruppo Sae, Gazzetta di Modena e La Nuova Ferrara
Reggio EmiliaQuesto mio primo articolo si presenta con la prima persona singolare ma ne annuncia la morte subitanea. D'ora in poi la prima persona singolare è abolita, userò la prima persona plurale.
Nel "noi" c'è la chiave di tutto. Noi giornalisti della Gazzetta di Modena, della Gazzetta di Reggio e de La Nuova Ferrara. Noi comunità. Di uomini e di donne, di aziende, di lavoratori, di amministratori locali, di volontari. In questa parola, "noi", c'è il senso autentico di un territorio che si è affermato grazie alla collaborazione fra più soggetti, la sua ragion d'essere e di esistere. Senza il "noi" niente esiste.
L'uomo solo al comando è la più grande fregatura della Storia. Neppure Berlusconi sarebbe arrivato a monopolizzare l'attenzione generale per quarant'anni se non avesse scosso, motivato, ammaliato, mobilitato i suoi collaboratori. Dietro un leader, in un contesto democratico, c'è sempre un gruppo che ha sposato i suoi obiettivi.
Noi abbiamo l'ambizione di recitare un ruolo nelle nostre comunità. Chi vi scrive, assumendo l'incarico di direttore della Gazzetta di Modena, insieme a quello della Gazzetta di Reggio e de La Nuova Ferrara, crede fermamente che un giornale locale o è l'espressione compiuta della comunità in cui è immerso, in tutte le sue sfaccettature, senza veti o pregiudizi, o non è. O un giornale è "identità, comunità e territorio", o è condannato a sparire nel mare magnum dell'informazione à la carte che non distingue tra realtà e pseudo-realtà.
"Identità" perché non siamo arrivati qui per caso, veniamo da una storia che ci colloca convintamente nel solco dei valori costituzionali e antifascisti e in questa traccia resteremo.
"Comunità" perché siamo un tutt'uno, dalla bottega artigiana alla multinazionale campione dell'export: i nostri figli frequentano le stesse scuole, calpestano gli stessi marciapiedi, subiscono le stesse calamità naturali, provano le stesse emozioni quando accade qualcosa di grande.
"Territorio" perché è la terra che ci unisce, è la lingua che ci accomuna, e solo noi possiamo riconoscere un timbro dialettale, una sfumatura tra un paese e l'altro.
Tre giornali orgogliosamente locali, ma aperti al mondo e all'innovazione. Il digitale è l'unica piattaforma che può garantire nel medio-lungo periodo una prospettiva all'informazione, che è indebolita nei suoi canali tradizionali dall'affermarsi di nuove modalità di fruizione. Attraverso il telefono vogliamo raggiungere tutti, e ovunque.
Andremo a snidare il "futuro" dove sta di casa: nella scuola, dove si formano le nuove generazioni, ma anche nei temi che pervadono la nostra quotidianità.
La sostenibilità ambientale e sociale è il tema centrale di una società più giusta. Il concetto chiave dei prossimi anni sarà "restituzione": della ricchezza, del successo, dei risultati conseguiti a vantaggio dei meno fortunati o della collettività. Ancora una volta il "noi" che marchia le nostre giornate.
Conosco una grande azienda che finanzia un "Ambulatorio solidale" dando assistenza medica a 250 derelitti che non possono permettersi niente. Vi operano, con una passione che commuove, decine di medici e infermieri in pensione. Quante altre iniziative virtuose come questa faticano a farsi conoscere e invece meriterebbero di essere raccontate e sostenute?
Un giornale che non si limiti a "riferire" ma "promuova" la crescita civile e sociale. In due parole, un giornale protagonista: ecco quello che proveremo a fare, per essere attori dei nostri territori, anche scomodi, ma a fin di bene. Come scriveva un grande direttore, Indro Montanelli: «Combattete tutte le battaglie in cui credete, magari le perderete ma ne vincerete una: quella che si ingaggia ogni mattina davanti allo specchio».
Contravvengo alla premessa iniziale di non usare la prima persona singolare per ringraziare l'editore, per la fiducia che mi ha manifestato, e Luciano Tancredi, che mi ha preceduto nel ruolo di direttore delle tre testate: ha dato una nuova veste ai nostri giornali introducendo l'inserto Italiamondo e dando spazio alle notizie regionali e ai primi piani, in modo che i quotidiani mantenessero la propria impronta ma aprendosi di più a ciò che è fuori dal proprio territorio.
Il giusto mix tra globale e locale: tre giornali con i piedi orgogliosamente piantati qui, ma con la testa nel mondo. In fondo, è proprio questa la natura profonda degli emiliani.