Gazzetta di Reggio

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Al processo affidi, prima volta in udienza per Federica Anghinolfi

Ambra Prati
Al processo affidi, prima volta in udienza per Federica Anghinolfi

Bibbiano: la deposizione di una educatrice, piena di «non ricordo», ascoltata con attenzione dalla principale imputata dell’inchiesta che ha scosso la Val d’Enza

05 luglio 2023
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Reggio Emilia Un fiume di «non so» e «non ricordo», intervallati da lunghi silenzi. Un atteggiamento a dir poco recalcitrante, che ha esposto il fianco a una marea di opposizioni da parte dei legali e a scontri agguerriti tra accusa e difesa. Non ha convinto in tribunale – dove per la prima volta era presente Federica Anghinolfi, la principale imputata del processo sui presunti affidi illeciti in Val d’Enza – la deposizione di un’educatrice.

Quest’ultima è stata citata dal pm Valentina Salvi perché, al suo primo incarico nei Servizi sociali, ha seguito uno dei casi pilota dell’indagine, rilasciando dichiarazioni ritenute preziose dall’accusa perché smentirebbero le tesi di alcuni imputati e in particolare una relazione degli assistenti sociali sul caso (da qui il reato di falso in atto pubblico). Ma in tribunale, sebbene abbia confermato quasi tutte le sommarie informazioni testimoniali rese all’epoca, l’educatrice è parsa emozionata, insicura e soprattutto impaurita, tanto da chiedere l’anonimato.

Il caso è quello che, alla Gazzetta, è stato raccontato dagli stessi genitori (il padre deporrà in aula) di 41 e 40 anni: il figlio, strappato agli affetti nel 2016 a 6 anni, è tornato a casa nel 2020 a 10 anni. La coppia, nella fase iniziale, non si è mai persa un’udienza. «Saremo sempre presenti al processo, l’abbiamo vissuta troppo grossa». Un incubo iniziato da una segnalazione fatta ai Servizi Sociali da parte della scuola materna per iperattività e perché i bimbo di 6 anni toccava le parti intime a se stesso e agli altri. L’aiuto dei Servizi, subentrati nel 2014, si è tradotto in un primo decreto di revoca della genitorialità, un secondo decreto di affido (la famiglia affidataria poi sporse querela per presunti abusi sessuali sul minore da parte di un giovane parente), un terzo l’allontanamento del papà “orco”.

Il pm e l’avvocato che tutela i genitori Nicola Termanini hanno posto tante domande all’educatrice: sulle «crisi di pianto» del minore, che chiede agli affidatari «di togliere la foto della mamma e di metterla in una scatola perché mi fa stare male»; sulla madre «costretta controvoglia a rivelare che il suo vero padre era un altro» quando il figlio era appena stato dato in affido; sui «tic facciali del minore, che scomparivano negli incontri con la mamma». «Non ricordo» ma «confermo ciò che ho detto», ha risposto come una litania la testimone, con le difese che hanno sollevato continue eccezioni: scatenati in particolare gli avvocati Nicola Canestrini (per Francesco Monopoli) e Oliviero Mazza e Rossella Ognibene (per Anghinolfi, che si è limitata a scambiare qualche parola con i suoi legali). Le opposizioni si sono sprecate: «Domande suggestive, la teste non ha memoria dei fatti». «Io però non posso andare avanti così», ha sbottato il pm Salvi.