Semina il panico in paese, il sindaco: «Non andava scarcerato»
Castelnovo Monti, Enrico Bini non ha gradito la decisione del giudice di rimandare in paese un 50enne: «È un pericolo per la comunità»
Castelnovo Monti L’arresto dell’ucraino 50enne Oleksii Smirnov da parte dei carabinieri è avvenuto giovedì sera per il furto (di un tablet e di un cellulare) in un’abitazione con l’aggravante della violenza sulle cose (calci a una porta). Al termine della direttissima il giudice Sarah Iusto l’ha scarcerato (la pm Valentina Salvi aveva chiesto la permanenza in cella) ed il 50enne attenderà il processo del 14 luglio con l’obbligo di firma quotidiano nella caserma dell’Arma.
Ma cosa c’è dietro a questo passaggio giudiziario – svoltosi per legge a porte chiuse – arriva in Gazzetta poche ore dopo dal sindaco castelnovese Enrico Bini che parla esplicitamente di comportamenti pericolosi dell’ucraino negli ultimi tre mesi, dall’ubriachezza molesta ai furti e ai danneggiamenti di proprietà privata, per non parlare della denuncia per aggressione del compagno col quale conviveva: «Siamo del tutto insoddisfatti ed anzi preoccupati – afferma Bini – dalla decisione del giudice, che diversamente da quanto richiesto dal pubblico ministero, ovvero la permanenza in carcere, ha optato per la scarcerazione e il semplice obbligo di firma, peraltro da espletare proprio nella caserma di Castelnovo Monti. Stiamo parlando di una persona che per la sua pericolosità ha tenuto in scacco i carabinieri e la polizia locale dell’Unione per 3 giorni in cui era continuamente in escandescenze, e sono stati necessari interventi continui per seguirlo. Ha terrorizzato il paese aggirandosi per strade e piazze anche con oggetti atti a offendere (una sorta di accetta, ndr), e prima per tre mesi ha comunque creato enormi problemi. Chiedo con forza che l’obbligo di firma venga trasferito al di fuori di Castelnovo, dove peraltro questa persona non ha più neanche una dimora dato che il suo compagno lo ha denunciato. Deve andarsene da Castelnovo, altrimenti si creerà una situazione di forte insicurezza per la comunità».
Il 50enne è difeso dall’avvocato Helmut Bartolini, sostituito in aula dal collega Francesco Cupello: «Il carcere è una misura sproporzionata – dice il legale – è stata più che altro una lite fra vicini. Non ricorda nulla, ha un problema di salute e non può bere, se lo fa perde il controllo. In aula ha detto che beve per non pensare alla guerra in Ucraina, alla casa bombardata e al figlio ancora là».l