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Il ritrovamento

Scoperta la galleria che dal castello di Montecchio consentiva di fuggire verso l’Enza

Daniela Aliu
Scoperta la galleria che dal castello di Montecchio consentiva di fuggire verso l’Enza

Ieri le indagini con il georadar, gli indizi su una mappa del XVI secolo

16 luglio 2023
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Montecchio Scoperti importanti indizi dell’esistenza di elementi architettonici sotterranei nei pressi del castello medievale di Montecchio. In particolare, ieri mattina l’utilizzo di un georadar – uno strumento non invasivo utilizzato in geofisica per studiare dalla superficie il primo sottosuolo, che si basa sull’analisi delle riflessioni di onde elettromagnetiche trasmesse nel terreno – ha consentito di individuare quello che pare essere un tunnel sotterraneo: una via di fuga segreta che dal castello porta in direzione del torrente Enza.

Ieri mattina un team di geometri muniti di un georadar e di una mappa del XVI secolo ha sondato il terreno attorno al castello di Montecchio alla ricerca di indizi sotterranei: una galleria costruita nei pressi della rocca.

Quella strana apertura presente nel vecchio mappale, che presupponeva appunto una via di fuga sotterranea dal castello di Montecchio in direzione dell’Enza, ha rappresentato un importante indizio che ora, grazie ad attrezzature all’avanguardia come il georadar, ha portato a scoprire il tunnel.

Ieri mattina il georadar è stato posizionato dal geometra Marco Ennio Camorani del collegio dei geometri di Reggio in vari punti nelle vicinanze del castello. Il monitor è riuscito a captare diverse onde elettromagnetiche significative trasmesse nel terreno.

«Certamente le anomalie nel terreno rilevate dal georadar – spiega il geometra Camorani – hanno un significato preciso. Questa mattinata abbiamo tracciato sul terreno degli elementi simmetrici, otto punti su una distanza di 15 metri, che molto probabilmente stanno ad indicare opere murarie che potrebbero individuare effettivamente un cunicolo sotterraneo posto ad una profondità di circa un metro e 60 rispetto al piano di campagna. Certamente qualcosa qui sotto c’è», assicura il geometra.

Il team di esperti intervenuto ieri a Montecchio era formato dai geometri Marco Ennio Camorani, Giangiacomo Papotti, Barbara Tosini e Renzo Tagliavini del Gruppo storico archeologico della Val d’Enza. Con loro c’era anche il sindaco Fausto Torelli.

«Questo intervento diagnostico è nato tramite colloqui serrati tra l’associazione Gruppo storico archeologico della Val d’Enza e il Collegio dei geometri di Reggio», spiega il team di tecnici.

«Il georadar, noto anche come Gpr, segue nel sottosuolo una metodologia che si basa sull’analisi delle riflessioni di onde elettromagnetiche trasmesse dal terreno – aggiunge il geometra Papotti –. Tale metodo fornisce, a partire da una profondità di alcuni metri fino al limite di alcune decine di metri, una “sezione” del terreno indagato dalla superficie».

Di fatto, ieri mattina sul monitor del georadar utilizzato nelle vicinanze del castello di Montecchio sono comparsi impulsi elettromagnetici che paiono confermare la presenza del tunnel sotterraneo.

Il primo documento storico che cita il castello di Montecchio risale al 1114 ed è firmato da Matilde di Canossa. Data la sua posizione strategica, a ridosso del corso dell’Enza, la rocca montecchiese svolgeva una importante funzione nel sistema difensivo pedecollinare progettato dai Canossa.

I sondaggi compiuti ieri mattina partendo dagli indizi riportati sul mappale del 1500 – appunto quella probabile via di fuga sotterranea dal castello di Montecchio in direzione del torrente Enza – sembrano attestare l’effettiva presenza di quella galleria finora solo ipotizzata ma mai verificata e tantomeno scoperta.

L’ultima parola spetterà agli esperti, che torneranno sul posto per verificare altri indizi presenti nei documenti storici. l