Torturato nel carcere di Reggio Emilia sotto le telecamere: i video che inchiodano gli agenti
La ricostruzione dei fatti avvenuti alla Pulce denunciati dal detenuto tunisino malmenato
Reggio Emilia Pochi minuti ma di inferno. È quanto documentato dalle telecamere interne del carcere la Pulce, che hanno ripreso le diverse fasi di quanto avvenuto nel penitenziario reggiano il 3 aprile scorso, costato a 14 appartenenti alla polizia penitenziaria l’accusa a vario titolo di tortura, lesioni e falso ideologico ai danni di un 43enne detenuto tunisino, arrivato a Reggio da Bologna dove era finito in cella per spaccio di droga. Il giudice per le indagini preliminari Luca Ramponi ha emesso dieci misure, consistenti nella sospensione dal pubblico servizio per un anno per otto poliziotti accusati di tortura, e per dieci mesi per altri due accusati di aver falsificato tre relazioni di servizio. Cinque di loro hanno anche l’obbligo di firma. E domani mattina, alle 10, i dieci poliziotti sottoposti a misura saranno sottoposti a interrogatori di garanzia.
Secondo quanto ricostruito, tutto è cominciato un paio di minuti prima delle 12.15, quando il detenuto – uscito dall’ufficio della direttrice, dove aveva dato pesanti segnali di insofferenza, anche con insulti – si ferma in una discussione con gli agenti. È qui che viene incappucciato da dietro, con un tessuto bianco, che poi risulterà essere una federa. Gli agenti si muovono in maniera compatta, bloccando il tunisino con forza incontrando particolare resistenza. Uno degli agenti gli tiene la federa ben stretta al collo. E le immagini non documentano alcuna minaccia da parte del detenuto, né lamette né sputi rivolti alle guardie. Un agente gli sferra un violento pugno, un altro lo percuote con la mano destra al volto. Superata la biblioteca del penitenziario, all’altezza dell’ufficio del coordinatore infermieristico dell’Ausl, il detenuto cade a terra. Non è un malore, ma uno sgambetto di un altro agente, mentre altri poliziotti attutiscono in parte la caduta e impediscono al 43enne di sbattere la testa rovinosamente sul pavimento.
Siamo ora pochi secondi prima delle 12.15. Il detenuto è a terra, bloccato. Cerca di divincolarsi, ma viene sempre fermato. Un agente cerca di stringere ancora la federa attorno al collo, un altro soggetto lo afferra per un piede e cerca di tenerglielo fermo, mentre un terzo agente, inginocchiato a terra, lo colpisce al volto con un violento schiaffo. Segue un altro schiaffo altrettanto violento.
Due guardie, uno dei quali peraltro senza guanti protettivi di ordinanza, appoggiano la mano sulla bocca del tunisino coperta dalla federa. Due volte provano a mettere al detenuto scarpe di ordinanza, mentre vola ancora un forte pugno alla testa, e un agente sfila dalla mano destra del 43enne tunisino un oggetto, probabilmente un braccialetto.
Tutto in pochi minuti. A un certo punto, alle 12.16, nel corridoio passa un altro detenuto, che vede in parte cosa sta accadendo. Un agente si inginocchia di peso sulla schiena del 43enne tunisino, riverso a terra in posizione prona. Un altro agente gli pesta una caviglia e poi gliela blocca.
Il gruppo di agenti tenta quindi di portare il detenuto verso il reparto isolamento: sette agenti si accalcano per afferrarlo e bloccarlo, un altro improvvisamente gli afferra il braccio e lo torce dietro la schiena. Arriva un altro agente, che prima non c’era, che si unisce al gruppo e sfila il pantalone, le calze e gli slip indossati dal tunisino, li strappa e li getta sul pavimento, dove resteranno a terra.
Il detenuto viene sollevato di forza, afferrato per il nodo attorno al collo e condotto, completamente nudo dalla cintola in giù, verso il reparto isolamento, dove continua a subire altre azioni da parte degli agenti: ha ancora la federa in testa tenuta stretta, dalla quale viene poi liberato per essere spinto con forza in quella che è definita camera di pernottamento. Continua ad essere malmenato.
Le telecamere continuano a riprendere tutto, anche nell’area delle celle di isolamento. Il detenuto viene ancora percosso a terra e viene letteralmente tirato fuori dalla cella. Dopo aver chiuso il cancello della cella, tutti i presenti si allontanano. Rimane nel reparto per qualche secondo in più solo un agente, colpito dal detenuto con uno sputo.
Sono le 12.20 quando il detenuto inizia a sbattere violentemente la finestra della cella. Poi va verso il lavandino, lo colpisce con calci. Raccoglie alcuni cocci di ceramica e li accumula, lancia un pezzo nel corridoio. Alle 12.25 compare un agente, che chiude il cancello e la porta d’ingresso della sezione isolamento. Due minuti dopo, il detenuto si procura oltre 8 tagli sull’avambraccio. Esce sangue, che si sparge sul pavimento. Circa 20 minuti dopo, lancia nuovamente pezzi di ceramica contro il cancello d’ingresso della sezione. Riesce a colpire una plafoniera da cui si stacca il coperchio, tenta di colpirne un’altra. Passa ancora una decina scarsa di minuti. Il detenuto fa in modo che le ferite che si è procurato ricomincino a sanguinare.
Ma solo alle 13.22 compaiono di nuovi alcuni agenti: aprono la porta d’ingresso della sezione isolamento e fanno entrare un detenuto lavorante. Il tunisino è ancora nudo dalla cintola in giù, viene coperto da un lenzuolo, mentre entrano altri agenti e finalmente viene fatto arrivare il medico.
Il tunisino viene portato in infermeria, da cui tornerà dopo circa un’ora, alle 14.50 circa, al termine di oltre due ore da incubo. l
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