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Il processo

Anche il fidanzato di Saman dovrà testimoniare in aula

Jacopo Della Porta
Anche il fidanzato di Saman dovrà testimoniare in aula

Novellara, la Corte accoglie la richiesta dei difensori e lo convoca il 15 settembre. Una settimana prima sarà ascoltato il fratello, testimone chiave contro gli imputati

22 luglio 2023
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Novellara Anche il fidanzato di Saman, Ayub Saqib, sarà ascoltato in aula, come chiesto dalle difese degli imputati. La persona che più di tutte ha raccolto le confidenze e gli ultimi pensieri della diciottenne comparirà davanti alla Corte d’Assise il 15 settembre.

Il giovane, che è assistito dagli avvocati Claudio Falleti e Barbara Iannuccelli, era stato sentito, in incidente probatorio, già il 12 luglio 2021. In quell’estate, mentre le ricerche del cadavere proseguivano, le dichiarazioni del giovane ai mezzi d’informazione contribuirono a far conoscere a tutti la storia della sfortunata diciottenne.

Il giovane si era fidanzato virtualmente con Saman, conosciuta su TikTok, il 25 ottobre 2020. In quei giorni la ragazza si trovava in Pakistan con i genitori, quest’ultimi impegnati a mettere a punto gli ultimi preparativi per il matrimonio con il cugino, previsto per la fine dell’anno. Nozze forzate, che la figlia non aveva alcuna intenzione di contrarre.

Al ritorno in Italia Saman chiese aiuto ai servizi sociali, denuncio il tentativo di induzione al matrimonio, e a novembre andò in comunità a Bologna. Da allora la storia d’amore crebbe. Il 16 gennaio avvenne il primo incontro di persona tra i due fidanzati, nel capoluogo felsineo, e in quella occasione si fecero un selfie mentre si baciavano. Quella foto, che resta come testimonianza dei loro sogni infranti, una volta pubblicata sui social provocò la dura reazione della famiglia.

Ad aprile la diciottenne, dopo una serie di allontanamenti dalla struttura, lasciò definitivamente la comunità di Bologna, per passare alcuni giorni con il fidanzato alle porte di Roma. Poi il ritorno, fatale, a Novellara.

Le conversazioni sulla chat di Instagram della coppia, risalenti agli ultimi giorni di vita della vittima, sono confluite nel dibattimento come indizi a carico dei cinque imputati.

Il giovane in questi anni è stato oggetto di gravi minacce per la sua relazione amorosa. Nel gennaio 2021 un commando armato si recò a casa dei genitori, in Kashmir, non appena si seppe della sua storia con Saman. Nei mesi seguenti gli insulti e i messaggi minatori sono proseguiti.

Ieri in tribunale era previsto anche l’esame del fratello di Saman, testimone chiave contro gli imputati, ma la Corte l’ha rinviato all’8 settembre, quando riprenderà il processo, perché per la seconda udienza consecutiva il Pakistan non è stato in grado di consentire al padre Shabbar Abbas di videocollegarsi.

Nell’udienza di ieri è stata accolta l’istanza avanzata dall’avvocato Liborio Cataliotti, difensore dello zio Danish Hasnain, relativa alle telecamere dell’azienda Bartoli e di un vicino di casa degli Abbas.

L’avvocato Cataliotti ha riscontrato che nelle quattro telecamere dell’azienda l’orario è sballato di 12 minuti.

Il legale ritiene questo aspetto importante a scopi difensivi. Danish e Shabbar la notte del primo maggio 2021 si scambiarono una serie di telefonate. Secondo l’accusa il padre avvertì il fratello che stava per uscire di casa con Saman, alla quale l’avrebbe consegnata tra le serre.

Il difensore mira a dimostrare discrepanze in quella ricostruzione, basata anche sugli orari delle telefonate e delle immagini di videosorveglianza.

La Corte, presieduta da Cristina Beretti, l’8 settembre nominerà uno specialista informatico che dovrà depositare la perizia in due settimane. l