Gazzetta di Reggio

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Processo

Rogo doloso, mandante alla sbarra. La ex: «Mi disse: gliela farò pagare»

Ambra Prati
Rogo doloso, mandante alla sbarra. La ex: «Mi disse: gliela farò pagare»

Il nuovo compagno: «Amici da trent’anni, andavo a cena a casa sua». La donna: «Quando ha scoperto che ero incinta dell’altro se l’è presa solo con lui»

25 luglio 2023
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Reggio Emilia «Gliela farò pagare». Questa la promessa, indirizzata al rivale in amore, riferita in tribunale dalla donna al centro di un triangolo amoroso. È il retroscena all’origine dell’incendio avvenuto tra il 9 e il 10 novembre 2021, quando qualcuno appiccò il fuoco a una Bmw di colore bianco appartenente a un 50enne; le fiamme distrussero due auto parcheggiate davanti e dietro (una Nissan Micra e una Mitsubishi 200) nonché altre tre sull’altro lato, danneggiate dal calore (tra queste l’Opel della donna contesa).

Una vicenda che fece scalpore e che sfiorò la tragedia: per fortuna la Nissan, alimentata a gpl, non esplose tra palazzi densamente popolati.

Nel settembre di quell’anno la Squadra Mobile risolse il caso scoperchiando l’antefatto “rosa” virato inaspettatamente in cronaca nera. L’obiettivo del piromane era la Bmw (l’incendio sfuggì di mano coinvolgendo le altre vetture). Scavando nella vita personale del titolare della Bmw, un 50enne, gli investigatori scoperchiarono un movente passionale. Protagonisti dei reggiani di età matura, insospettabili e incensurati: la nuova compagna del 50enne della Bmw, incinta, fino a due mesi prima era la convivente di un amico, un imprenditore 49enne che quella notte aveva un alibi di ferro (aveva visto un film in casa pagando con carta di credito la piattaforma). Gli inquirenti arrestarono per il reato di incendio doloso l’imprenditore (che avrebbe affidato la vendetta a un conoscente della palestra, inviandogli messaggi Whatsapp e “dritte”), quale mandante; e un camionista di 56 anni come esecutore materiale (incastrato dalle telecamere che lo filmarono mentre, in monopattino, andava a prendere la tanica di benzina a un distributore). L’esecutore, difeso dall’avvocato Helmut Bartolini, dopo aver vuotato il sacco nel settembre dell’anno scorso ha patteggiato un anno e dieci mesi di reclusione. Mentre è iniziato in tribunale a Reggio Emilia, in rito ordinario, il processo a carico del mandante (ora con obbligo di firma dopo un anno ai domiciliari) il quale, difeso dall’avvocato Gianluca Vinci, nega gli addebiti. «Il mio assistito non vuole essere etichettato come un piromane – afferma il legale Vinci – Un mandante per essere tale deve aver offerto qualcosa all’esecutore, il presupposto è un accordo e un vantaggio che qui non c’è: non risultano dazioni di denaro».

Dopo una prima udienza interlocutoria, l’altro giorno in tribunale il processo è entrato nel vivo davanti al giudice Francesca Piergallini con le testimonianze delle parti civili: un residente di via Filippo Re (proprietario della Nissan semidistrutta perché davanti alla Bmw), l’amico rivale in amore e la donna (già risarciti dall’assicurazione delle auto, chiedono i danni morali).

Il coetaneo ha ammesso di conoscere da tempo l’imprenditore, rimanendo sul vago. Incalzato dall’avvocato Vinci ha ammesso: «Ci conosciamo da trent’anni, da quando eravamo giovani. Andavo spesso a cena a casa sua negli ultimi sette anni», cioè per tutta la durata della convivenza della coppia (insieme da dieci anni, conviventi da sette). Il coetaneo ha ammesso che proprio in queste cene galeotte è nata una breve relazione tra lui e la compagna dell’amico. «Abbiamo avuto una relazione amorosa. Finché, dopo due mesi, l’imputato controllando il cellulare della convivente ha scoperto che lei aspettava un figlio mio: e l’ha buttata fuori casa». «Mi ha messo alla porta e non mi ha più voluto vedere. Da quel giorno mi ha bloccato cellulare, social, tutto: non sono più riuscita a parlargli», si è lamentata la donna. Entrambi hanno confermato che il tradito ha ignorato lei, mostrando animosità e rancore solo nei confronti di lui. «Tre mesi dopo, tornata in quella casa con i carabinieri per prendere oggetti dal valore affettivo, lui – ha proseguito la ex – era ancora furioso con l’amico», pronunciando in quell’occasione la minaccia «Gliela farò pagare». l