L’ira dei commercianti «Ztl, ancora una volta non siamo stati ascoltati»
Gli esercenti di via Emilia Santo Stefano e corso Garibaldi bocciano il provvedimento che entrerà in vigore lunedì
Serena Arbizzi
Reggio Emilia «Non c’è una volta in cui l’amministrazione ci ascolti o recepisca le nostre richieste».
Sono sul piede di guerra i commercianti di via Emilia Santo Stefano e corso Garibaldi dopo l’annuncio della partenza della Ztl lunedì. Provvedimento contro il quale sono state fatte due raccolte firme: una curata dal comitato del commercianti, che ha raccolto oltre 2.300 adesioni, consegnati alle assessore Carlotta Bonvcini e Mariafrancesca Sidoli. La seconda è relativa alla mozione popolare che ha collezionato un migliaio di firme.
«Proviamo grande amarezza – dice Roberta Ferrari, titolare dello storico negozio di biancheria di via Emilia Santo Stefano –. Prima era necessario creare parcheggi, poi provvedere alla chiusura. Avevamo chiesto che fosse verificato il dato annunciato di 4.000 veicoli al giorno che secondo il Comune passerebbero di qui. Si nascondono dietro a questo dato astratto, senza averlo analizzato. Sarebbe stato meglio fare sei mesi di prova con le telecamere per capire di che mezzi si tratta. Qui arrivano i minibù, i taxi, i tram, i camion della nettezza urbana... tutti servizi. Con la Ztl si indirizza il traffico sull’onda verde che è già congestionata e, in più, si trova ad appena 500 metri. Tra le persone sane e chi ha il permesso dovuto a un’invalidità c’è un ventaglio di pubblico che non potrà più accedere. Questo corridoio serviva, infatti, a tutti quelli che non sono così in salute per andare in bicicletta, ad esempio. Lancerei una sfida da qui a un anno per capire quanti negozi chiuderanno. Non possiamo essere d’accordo con queste scelte. Di fronte alle nostre richieste non si hanno mai risposte, ma decisioni. Con la Ztl si vuole garantire maggiore vivibilità del centro? Ce n’è ne bisogno? Non c'è nessuno... Commercianti e scuole non la vogliono, la Ztl».
Simone Airoldi, titolare del ristorante I Malavoglia, «è contrario al provvedimento della Ztl, sia per il modo, sia per il fatto che per compensare la chiusura che ci crea un danno non sia stato organizzato nulla. Il danno si riferisce non soltanto alle attività di corso Garibaldi, via Emilia Santo Stefano, ma anche alle vie circostanti. Prima di chiudere la strada, inoltre, occorrerebbe fare tutta un’altra serie di migliorie. Avevamo chiesto, inoltre, di fare il conteggio effettivo delle macchine per verificare quali sono quelle che entrano senza il permesso per la Ztl, hanno rifiutato perché, secondo il mio punto di vista, tutto questo passaggio di veicoli non si vede».
Federico Bonioni, dell’omonima galleria di corso Garibaldi afferma che «in questo modo non c’è democrazia. Se ci fosse una manifestazione sarei disponibile a partecipare: se c’è meno gente in giro il problema riguarda tutti. Ci devono dare qualcosa in cambio».
Debora Di Fiorino, socia insieme a Donatella Bedeschi dello storico negozio “Scarpette rosse” di via Monzermone, descrive la Ztl come «calata dal cielo. Tanti, quando la notizia si è sparsa, mi hanno chiesto se avrebbero potuto ancora venire in centro. Ho fatto tutti gli ordini per settembre. Due domande me le farei prima di massacrare ancora di più i negozi».
Eugenio Menozzi, residente in via Emilio Santo Stefano dal 1952, parla di “provvedimenti senza capo né coda. Si mettono in difficoltà gli anziani residenti in centro che se devono farsi accompagnare a casa, devono prendere un taxi o farsi portare da qualcuno con permesso. Non hanno creato alternative, oltre al fatto che l’onda verde si intaserà ancora di più. Dovevano fare il parcheggio in piazza della Vittoria: sono garage. E le petizioni sono state ignorate». l