Gazzetta di Reggio

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Lago Calamone invaso dalle alghe «Potiamole e tornerà al suo splendore»

Lago Calamone invaso dalle alghe «Potiamole e tornerà al suo splendore»

L’appello dei gestori del rifugio Venusta

03 agosto 2023
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Adriano Arati

Ventasso Potare le alghe per ridonare la sua bellezza e il suo aspetto classico al lago Calamone, nel periodo in cui più persone possono ammirarlo. È l’obiettivo delle famiglie Tomasini e Cecchi, che dagli anni ’50 del secolo scorso gestiscono il rifugio Venusta al lago Calamone, “il lago del Ventasso” come molti lo conoscono, il vasto specchio d’acqua nei boschi a ridosso della cima del monte Ventasso, di competenza del Parco Nazionale dell’Appennino Tosco-Emiliano di cui rappresenta uno dei simboli principali. I titolari della struttura hanno raccolto anche tante testimonianze di visitatori e turisti stupiti per le attuali condizioni. Cosa è accaduto? In questi mesi, la superficie del lago è sempre più ricoperta da un vasto strato di alghe e piante acquatiche che si allargano su buona parte dell’area, unite alla crescita sempre più forte di canneti e altre piante ai bordi esterni del perimetro. Il fenomeno è presente da decenni, dagli anni ’50, quando con la creazione di una briglia sull’emissario, il torrente Lonza, ha portato a un ampliamento delle dimensioni, in larghezza e profondità, creando il lago Calamone, uno dei luoghi più suggestivi e visitati del Crinale, anche per la sua relativa distanza dalle strade asfaltate e la presenza di tanti sentieri che portano poi verso il monte e verso l’oratorio di Santa Maddalena. Per decenni, in primavera si provvedeva alla potatura subacquea delle alghe e delle piante, tramite apposite attrezzature montate su barchini, e nei mesi caldi il lago appariva pulito in tutto il suo splendore verde. Negli ultimi anni la situazione è cambiata, per due anni gli interventi non sono stati effettuati e l’idea sarebbe quella di spostarli comunque a ottobre, al termine della stagione. Il tema è complesso, le piante in questione sono il miriofillo, Myriophyllum spicatum, e altre macroidrofite, specie in grado di produrre ossigeno anche in orario notturno e preziose per il mantenimento di alcune forme di vita ittiche. L’attuale lago offre però un panorama molto lontano da quello solito e porta con sé una strana sensazione, di “invasione” di alghe e verde sopra all’acqua, ben visibile sia percorrendo il perimetro sia, ancor di più, risalendo verso il monte. L’effetto non è gradevole e sicuramente straniante, soprattutto per chi magari aveva visto immagini ben diverse. La vicenda preoccupa comprensibilmente i gestori del rifugio e molti abitanti. Il sindaco del Comune di Ventasso ha già dato disponibilità a fornire il supporto necessario alle operazioni, la speranza ora è che si possa arrivare a un via libera del Parco Nazionale e a un intervento finché le presenze sono tante. Il lago è certo un gioiello ambientale, esemplare di parco alpino destinato progressivamente a trasformarsi in torbiera (un esempio a poche centinaia di metri è il vicino Lago Verde), ma è pure uno dei luoghi più frequentati dell’Appennino, meta di migliaia di persone.

Uno spazio di fruizione e relax in cui la questione dell’impatto visivo e del fascino “turistico” è altrettanto importante rispetto a quella ambientale. E non solo per il rifugio Venusta, ma per tutto il vasto complesso ricettivo della stazione di Ventasso Laghi e dell’area circostante, sino a Pratizzano e all’area dell’Alpe di Succiso. Riportarlo al suo splendore, per tanti, è fondamentale.