Gazzetta di Reggio

Reggio

La vicenda giudiziaria

Richiesta di confisca rigettata per il patrimonio degli Iaquinta

Serena Arbizzi
Richiesta di confisca rigettata per il patrimonio degli Iaquinta

L’ex campione del mondo: «Mio padre non c’entra nulla con la ’ndrangheta»

04 agosto 2023
2 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia La sezione specializzata in misure di prevenzione del tribunale di Bologna ha rigettato la richiesta di confisca presentata dalla Dda - la Direzione distrettuale antimafia - relativamente ai beni di Giuseppe, Vincenzo e Adele Iaquinta.

Il tribunale si è espresso ieri in seguito all’udienza del 13 giugno scorso: è stata quindi disposta la revoca del sequestro e la restituzione dei beni. La decisione arriva nell’ambito del procedimento relativo all’applicazione della sorveglianza speciale nei confronti di Giuseppe Iaquinta, padre di Vincenzo, ex attaccante, campione del mondo con la Nazionale italiana di calcio nel 2006. Il patrimonio in questione ammonta a circa 10 milioni.

«Sono molto soddisfatto, ho sempre creduto nel tribunale di Bologna e sono convinto che la verità verrà definitivamente a galla: mio padre non c’entra niente con la ’ndrangheta – spiega alla Gazzetta Vincenzo Iaquinta –. È servito tempo, ma è stata fatta chiarezza sulla nostra posizione. Sono soddisfatto a metà, perché mio padre è ancora in galera, ma sono sicuro che questo rappresenti un primo passo importante per la nostra famiglia. Ho sempre urlato l’innocenza di mio padre e spero che prima o poi ci dia ragione anche sull’altra metà».

«Il tribunale ha deciso di vederci chiaro – aggiunge l’ex campione del mondo –. Ha chiamato un Ctu (consulente tecnico d’ufficio, ndr) per fare la perizia, durata circa sei mesi. Abbiamo aspettato due mesi che il tribunale emettesse la sentenza ed è arrivata».

In seguito alla morte della madre, avvenuta nel 2019, Vincenzo Iaquinta aveva ereditato dei beni e si era ritenuto che in parte potessero essere di provenienza illecita. «Abbiamo dimostrato che i soldi provenivano da me, da fonte lecita come è stato detto nella sentenza – rimarca l’ex campione –. Sono tutti soldi che derivano da banche, prestiti bancari, da parte mia, è tutto lecito. Non vedo l’ora di dare la notizia a mio padre per alleggerirlo, visto il postaccio dove si trova. Sto aspettando il pronunciamento della Corte europea di Strasburgo. Quando qualcuno è innocente prima o poi la verità emerge».