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Colpita da embolia dell’arteria femorale, donna di 102 anni salvata al Santa Maria

Massimo Sesena
Colpita da embolia dell’arteria femorale, donna di 102 anni salvata al Santa Maria

Diva Beretti rischiava l’amputazione della gamba che, vista l’età, avrebbe potuto portarla alla morte I chirurghi vascolari l’hanno operata quasi da sveglia inserendo un catetere che ha sciolto il coagulo

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Reggio Emilia Quando è arrivata al pronto soccorso del Santa Maria Nuova, non c’era molto tempo da perdere. Una delle due arterie femorali era ostruita da un coagulo, e il sangue non arrivava più al piede. Diva Beretti rischiava di vedersi amputare una gamba dalla coscia in giù. Il che avrebbe significato quasi certamente la morte nel giro di pochi giorni. Perché la signora Diva all’anagrafe dichiara 102 anni. Classe 1921, può ancora andarne fiera, ora che, lasciato il letto d’ospedale, è tornata alla struttura dove vive, dopo che i chirurghi vascolari dell’arcispedale Santa Maria Nuova le hanno salvato la vita grazie a un delicato intervento chirurgico che l’équipe diretta da Nicola Tusini, esegue comunque con una certa regolarità. In sala operatoria, a occuparsi della signora Diva, oltre al dottor Tusini c’era anche l’aiuto, Giovanni Giannace.

«Grazie a quello che la letteratura scientifica chiama metodo Fogarty – spiega il dottor Tusini – siamo riusciti a isolare temporaneamente l’arteria femorale nel tratto in cui appariva ostruita e con un piccolo catetere abbiamo rimosso il coagulo».

Un intervento relativamente semplice – in media sono 60 gli interventi di questo tipo che vengono eseguiti in un anno a Reggio – che nel caso specifico non può non tener conto di alcuni fattori.

«In primo luogo – spiega il chirurgo – l’età della paziente che, ad esempio ci ha portato a optare per una embolectomia di Fogarty con anestesia locale». In altre parole, la signora era sveglia mentre era sotto i ferri: «Una anestesia generale – spiega Tusini – sarebbe stata molto rischiosa per una donna che , fatalmente, a 102 anni, ha anche altre patologie». Così, alla signora Diva è stata somministrata solo una minima dose di anestetico nella zona inguinale interessata all’intervento. «Abbiamo praticato una incisione di circa 10 centimetri e da lì abbiamo sciolto il coagulo che impediva l’afflusso del sangue alla gamba e al piede, ripristinando così la regolare circolazione».

Invero, se da un lato quella dell’età molto avanzata costituiva un fattore di rischio elevato, arrivando a escludere ad esempio un intervento eseguito in anestesia totale, dall’altro Giannace e Tusini hanno potuto contare – durante le loro manovre in sala operatoria– su arterie decisamente più giovani di quanto non suggerisse la carta d’identità della paziente.

«In effetti – commenta scherzando il primario della chirurgia vascolare del Santa Maria Nuova – la signora Diva deve aver fatto la brava in gioventù: le sue arterie sono davvero quelle di una persona di gran lunga più giovane. E questo significa che nè le sigarette nè un regime alimentare che port i a far salire il colesterolo nel sangue. Non a caso, l’arteria è stata liberata con una certa facilità, cosa che non sarebbe stata possibile se ci fossimo trovati davanti a una situazione più compromessa, magari dal fumo e da altri stili di vita da non prendere ad esempio».

La storia di Diva Beretti è singolare anche per un altro aspetto: il giorno successivo all’intervento, sottolineano dall’azienda ospedaliera cittadina, la paziente è tornata a casa.

In quei casi – è bene non dimenticarlo – diventa assai più complicato, per il chirurgo rimuovere gli ostacoli alla circolazione sanguigna.

In questi anni, la chirurgia vascolare del Santa Maria Nuova ha raggiunto livelli di eccellenza grazie anche al lavoro che mette insieme differenti professionalità mediche in quella che va sotto il nome di Stroke Unit e che mette insieme conoscenze di chirurgia vascolare e di neurologia e neurofisiologia, che concorrono tutte a intervenire nel modo più tempestivo possibile .