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Dona il fegato alla giovane moglie per salvarla dal tumore al colon

Dona il fegato alla giovane moglie per salvarla dal tumore al colon

Il trapianto da vivo, primo caso in Europa, al Policlinico di Modena

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Reggio Emilia Un atto d’amore e insieme un intervento chirurgico all’avanguardia. Una giovane donna di Reggio Emilia, affetta da tumore del colon con metastasi al fegato, è stata infatti sottoposta con successo a trapianto di fegato da donatore vivente. Sia il donatore - il suo stesso marito - che la giovane paziente stanno bene e sono stati dimessi in ottime condizioni generali rispettivamente dopo tre e sei giorni dall'intervento.

L’intervento all’avanguardia, finalizzato alla cura dei pazienti oncologici, è stato effettuato per la prima volta in Europa il 14 luglio scorso al Policlinico di Modena. Una operazione fatta con una tecnica “totalmente robotica” e sviluppata nell'ambito del protocollo sperimentale “Livermore”.

«Questo nuovo, importante traguardo raggiunto dalla chirurgia dei trapianti di fegato conferma Modena punto di riferimento eccellente del settore, nonché centro di innovazione delle tecniche più innovative a livello europeo», ha commentato Raffaele Donini, assessore alle Politiche per la salute della Regione Emilia-Romagna. Che ricorda come «l'ulteriore specializzazione e innovazione delle tecniche chirurgiche e delle competenze di personale altamente specializzato procede parallelamente all'innovazione gestionale e organizzativa che a livello regionale abbiamo sviluppato con la creazione della rete oncologica ed emato-oncologica».

«La sanità pubblica modenese si pone di nuovo come apripista in un settore di grande importanza come quello dell'oncologia con un particolare focus in questo caso sul fegato, nel solco di una lunga tradizione della nostra città in questo campo», aggiunge il direttore generale dell'ospedale di Modena Claudio Vagnini. «La nostra azienda ha contribuito allo sviluppo della chirurgia robotica per la quale oggi siamo considerati punto di riferimento nel settore in più ambiti: da quello dell'urologia e della ginecologia a quello della tiroide, a quello, appunto, della chirurgia dei trapianti».

Fabrizio Di Benedetto, direttore della Chirurgia oncologica dell'azienda ospedaliera sottolinea come «il protocollo Livermore espande le opportunità di trattamento per questi pazienti, che altrimenti non avrebbero alternative terapeutiche, allungandone in maniera significativa la prospettiva di sopravvivenza». «Dall’avvio del programma nel luglio 2020 ad oggi – prosegue e conclude Di Benedetto con un importante bilancio – sono stati eseguiti 23 trapianti di emifegato da donatore vivente di cui gli ultimi 7 con prelievo robotico ed un totale di 323 trapianti di fegato nell’ultimo triennio in corso».

Giorgio De Santis, presidente della facoltà di medicina di Unimore aggiunge: «L'università sostiene i programmi innovativi e la ricerca clinica capace di esprimere risultati così importanti per i pazienti e le loro famiglie. Creiamo così standard qualitativi sempre più alti per i nostri giovani per il continuo miglioramento delle cure e la promozione della ricerca».

Si tratta dunque di un grande successo sia dal punto di vista medico che umano. «Per noi poter offrire la speranza di una migliore qualità di vita a persone che in passato sarebbero state considerate ad altissimo rischio è una fonte di grande soddisfazione e orgoglio e proprio per questo ci impegniamo con grande dedizione 24 ore su 24 e 365 giorni all’anno, con il desiderio di salvare una vita in più», conclude il professor Massimo Girardis, direttore della Terapia intensiva del Policlinicol

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