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«La mia Via Crucis a Lisbona insieme a Papa Francesco»

don Luca Grassi
«La mia Via Crucis a Lisbona insieme a Papa Francesco»

Il racconto di Don Luca Grassi alla Gmg con duemila giovani reggiani, le parole del pontefice: «Amare è rischiare, corriamo questo rischio»

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Giornata intensa quella di venerdì 4 agosto e piena di lacrime: lacrime di commozione che la Via Crucis ha fatto scendere dagli occhi di tante persone. Partiamo, però, dall'inizio per raccontare che cosa vuole dire vivere una Gmg. Tutto ciò che nella vita quotidiana si compie con facilità, qui richiede tanta pazienza e tempo. Lisbona ha visto in pochi giorni raddoppiare la sua popolazione. Ci possono volere ore per trovare un pasto, bisogna affrontare code lunghissime per andare in bagno; prendere una metropolitana può diventare un'impresa quando 700 mila giovani escono dal Parco Edoardo VII al termine della Via Crucis. Si può rimanere per ore sotto il sole in attesa che la Via Crucis inizi. Ne vale la pena? Certamente! Si respira gioia e vita: gruppi di giovani in ogni angolo della città cantano, ci si dà il cinque con persone da ogni lembo della terra; ci si scambiano bandiere e braccialetti, ci si fa firmare le magliette da coreani e peruviani. Se a Babele le lingue diverse avevano diviso la comunità umana, qui a Lisbona la diversità delle lingue crea comunione e pace nel Nome di Cristo.

Tante persone dai balconi hanno scattato foto e fatto video per immortalare una folla oceanica di giovani che pacificamente e con molta allegria ha riempito le strade di Lisbona. Si tratta dell'evento pubblico più grande che il Portogallo ha organizzato dall'inizio della Repubblica.

Il cammino di Gesù

Abbiamo camminato tanto per raggiungere il luogo della Via Crucis, che il Papa ha iniziato invitando tutti i giovani a camminare il cammino di Gesù: è il cammino della Croce con il quale Dio ha camminato con noi. La croce è l'icona del cammino e dell'amore più grande. Gesù cammina per me, ha detto il Papa ad ogni giovane presente, e nessuno ha un amore più grande di colui che dà la vita per i suoi amici: Gesù ha vissuto l'amore della Croce per ciascuno di noi, affinché possiamo anche noi camminare verso Dio. Tutti noi piangiamo per le paure e le sofferenze che si vengono a trovare durante il cammino della vita e Gesù vuole donarci la sua consolazione. Per fare questo Gesù ha corso il rischio dell'amore. Amare è rischiare, corriamo questo rischio!

Gesù, infatti, ha camminato verso la Croce, affinché la nostra anima possa ritrovare il sorriso. Affidiamo a lui le nostre paure e sofferenze. La speranza di Gesù è di aprire le finestre della nostra anima alla pienezza della sua vita e del suo amore; di asciugare le nostre lacrime nascoste con la sua tenerezza; di colmare la nostra solitudine con la sua vicinanza, la nostra paura con la sua consolazione; di sollevarci dai pesi interiori che ci opprimono; di sanare le ferite dei nostri peccati; di farci uscire dalle paralisi della tristezza, della rassegnazione, di quell’accidia che ci spegne l’entusiasmo; di spingerci ad abbracciare il rischio dell’amore, perché noi diventiamo artigiani di gratuità, pieni di attenzioni verso chi è più povero, responsabili nei confronti del nostro tempo, della società e del creato.

Pianto e gioia

Lacrime e sorrisi di speranza sono apparsi sul volto di tanti giovani in una via Crucis che si è sviluppata verticalmente lungo la struttura del palco... La Croce, che è salita a zig zag, ha trasformato il palco in un bellissimo e suggestivo teatro a cielo aperto da cui contemplare lo "spettacolo" della Croce, per richiamare un'espressione del Vangelo di Luca. La Croce ha toccato tutte le ferite della nostra storia, come la mancanza di opportunità per tanti giovani, la fuga da guerre, violenze, fame e povertà per altri; la distruzione del pianeta, la depressione, i problemi alimentari, il burnout, la dipendenza da droghe, pornografia e alcool, la tirannia del corpo giusto e del sorriso perfetto che i mezzi di comunicazione ti impongono.

Testimonianze di vita

Alcune stazioni sono state accompagnate anche da toccanti testimonianze di vita, come quella del giovane uscito da una storia di dipendenza o del ventenne che ha dovuto affrontare un grave malessere psichico, causato dall'isolamento durante la pandemia del Covid 19. In entrambi i casi i giovani hanno riscoperto e toccato con mano l'amore di Cristo. La Croce di Gesù ci insegna ad alzarci ed andare avanti e ci mostra che la vera felicità sta nel lasciarsi attrarre dal volto dell'altro.

Come non piangere di fronte a Gesù, che tra le urla della folla ha sentito la voce di sua madre, una voce dolce e inconfondibile - “Figlio mio, sono qui” - di un volto che gli diceva “Si”? Come a dire: “Vai avanti, impegnati, impegnati per il Bene. Dio ti aiuterà”.

Facciamo nostra la preghiera che ha accompagnato questa stazione: parlami all'orecchio, oh madre di Gesù. Parlami d'amore, parlami di impegno. Impegno per il Bene. Non lasciarmi seduto in attesa. In attesa del “momento ideale”, della persona ideale, del lavoro ideale, della Chiesa ideale.

Non lasciarmi seduto a sognare, mentre il mondo va avanti senza di me e senza ciò che avrei da offrirgli. Maria, aiutami ad abbracciare la mia vocazione.l

*parroco di Sant’Agostino