Gazzetta di Reggio

Reggio

Cade il governo, il Pakistan al voto: a rischio l’estradizione del padre di Saman

Jacopo Della Porta
Cade il governo, il Pakistan al voto: a rischio l’estradizione del padre di Saman

Il caso di Shabbar Abbas era mercoledì sul tavolo del primo ministro

12 agosto 2023
3 MINUTI DI LETTURA





Novellara La richiesta di estradizione in Italia di Shabbar Abbas, padre di Saman, è arrivata sul tavolo del premier pakistano. Mercoledì, il caso era all’ordine del giorno durante la riunione del gabinetto del primo ministro Shehbaz Sharif.

Però, nessuna comunicazione ufficiale è stata diramata dalle autorità pakistane, e gli sviluppi politici delle ultime ore sono tali da rendere la situazione decisamente più complessa.

Infatti, giovedì il presidente del Pakistan, Arif Alv, ha sciolto il Parlamento su consiglio dello stesso primo ministro, il quale a sua volta ha posto fine all’attività del suo gabinetto.

Il Paese sta procedendo verso elezioni anticipate, ma le tempistiche sono tutto fuorché certe.

Dovrebbero tenersi a metà novembre, ma i media pakistani non escludono un rinvio a primavera. Nel frattempo, entrerà in carica un governo di transizione.

In che modo questi accadimenti influiranno sulla richiesta di estradizione - nel caso la decisione non sia stata presa nella seduta di mercoledì – è difficile da valutare.

Il padre di Saman è stato catturato nel Punjab, vicino al suo villaggio, il 15 novembre scorso. Da allora è iniziata una procedura presso la Corte di Islamabad per valutare l’ammissibilità giuridica della richiesta di estradizione avanzata dall’Italia già nel settembre 2021 dall'allora ministra Marta Cartabia.

I giudici, dopo una lunga serie di udienze e rinvii, lo scorso 4 luglio hanno dato parere favorevole.

Il legale difensore dell’uomo, Akhtar Mahmood, ha invece annunciato un ricorso all’Alta Corte.

La decisione finale spetta al governo pakistano, perché non c’è un trattato bilaterale con l’Italia che regola questa procedura. Non si tratta di un ostacolo di poco conto, come si è capito dalle parole pronunciate a luglio dall’ambasciatore pachistano Ali Javed, che ha detto che il suo Paese collabora per l’estradizione, ma si è lamentato del fatto che l’Italia non consegna «50 persone che hanno commesso omicidi in Pakistan». Chiaro il messaggio del diplomatico: «Se voi chiedete con una mano dovreste essere in grado di dare con l’altra mano. È così che il mondo funziona».

Shabbar Abbas è sotto processo a Reggio Emilia insieme alla moglie Nazia Shaheen (latitante), il fratello Danish Hasnain e i nipoti Nomanulhaq Nomanulhaq e Ikram Ijaz.

La Corte d’Assise, presieduta da Cristina Beretti, ha concesso all’imputato la possibilità di partecipare al processo da remoto, anche se in alcune occasioni il collegamento non è stato garantito dalle autorità pakistane (con inevitabili ripercussioni sul processo, dato che l’imputato ha il diritto di essere presente).

Shabbar Abbas, che in Italia è assistito dagli avvocati Simone Servillo ed Enrico Della Capanna, è scappato da Novellara con la moglie il primo 2021, poche ore dopo l’uccisione della figlia Saman. Da allora ha vissuto, più o meno indisturbato, nei pressi del suo villaggio, fino a quando lo scorso autunno la polizia pakistana lo ha catturato. l