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Cicloturisti alla scoperta del Po anche da America e Australia

di Andrea Vaccari
Cicloturisti alla scoperta del Po anche da America e Australia

La Ciclovia Ven-To porta sempre più ciclisti sulle rive del Grande fiume Zardini: «Avremmo un’offerta valida se messa a sistema. Dubbi sui grandi eventi»

13 agosto 2023
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Guastalla In un momento storico in cui gli spostamenti in auto sono resi più complicati dall’alto costo del carburante e le “classiche” vacanze al mare o in montagna sono diventate inaccessibili ai più, le esigenze dei turisti cambiano e si avvicinano sempre più a quelle di una forma di esperienza sostenibile, alla ricerca di luoghi meno commerciali e più immersi nella natura. Sono queste le necessità che avvertono soprattutto i cicloturisti, sempre più numerosi nella bassa reggiana, in particolare lungo i territori che costeggiano il fiume Po.

Da qualche anno la nostra Bassa, da Brescello a Luzzara, conosce un incremento di questo tipo di turismo, alimentato anche da considerevoli presenze straniere.

L’ambiente incontaminato sulle rive del Grande fiume suscita un certo fascino nei confronti di chi non lo conosce, con le peculiarità culturali e storiche dei nostri paesi che aggiungono ulteriore curiosità. Il nostro viaggio inizia da quella che è considerata la capitale della bassa, Guastalla. Qui, per avere un dettagliato polso della situazione ci siamo rivolti a chi, con i turisti, ha a che fare tutti i giorni. Stefano Zardini è il gestore – insieme alla compagna Hellen – della Locanda dei pontieri, il famoso Ostello del Po che a pochi passi dal Grande fiume mette a disposizione una ventina di posti letto all’interno di pittoreschi bungalow e la possibilità di noleggiare biciclette.

La parole d’ordine di Zardini è “sostenibilità”, che cerca di attuare attraverso buone pratiche quotidiane.

«C’è una grande differenza tra turista e viaggiatore: il primo “consuma” il posto, il secondo lo vive e lo apprezza così com’è. Qui, nella nostra posizione lungo la ciclovia Vento notiamo le esigenze e le varie tipologie di cicloamatori, e vediamo le criticità ambientali della zona. Ci imponiamo di adottare comportamenti di un certo tipo perché siamo consapevoli che l’ambiente e le sue risorse non sono illimitate – spiega –. Per questo cerchiamo, ad esempio, di ridurre al minimo il consumo di plastica e di rispettare l’ecosistema che ci accoglie. In questi anni di lavoro abbiamo capito che le possibilità di crescita per il nostro territorio sono enormi, ma che la differenza la fa il modo in cui vendi il tuo prodotto. Cerchiamo di essere disponibili e di offrire un servizio che curi soltanto non il lato commerciale ma anche quello umano. Sappiamo benissimo che il nostro mestiere è fatto anche e soprattutto di pubbliche relazioni, e per questo tante volte alla sera ci fermiamo con i clienti per parlare con loro e capire da dove vengono e cosa cercano, consigliando loro itinerari e idee che più si avvicinano alle loro esigenze».

Per farci conoscere da vicino l’esperienza vissuta dai ciclisti, Stefano ci conduce per qualche chilometro verso Gualtieri, sino all’isola degli internati, a bordo di una e-bike. «Come si può notare – racconta durante il percorso – manca completamente la segnaletica. Ci sono tante piccole cose che si potrebbero sistemare, a partire dal dialogo tra il territorio. Tante volte ho avuto la sensazione che la mano destra non sapesse cosa faceva la mano sinistra, eppure abbiamo tante realtà che, se messe a sistema, possono costituire un’offerta valida. Dalle nostre parti il turista è essenzialmente italiano, ma non mancano gli stranieri, che provengono soprattutto dal Nord Europa, così come non mancano gli americani e gli australiani. C’è chi arriva preparato e con le idee chiare su cosa vuole vedere, altri invece hanno bisogno di essere guidati e consigliati su cosa fare. Una costante, però, permane sempre: il Po rappresenta un’attrazione per tutti, tranne che per quelli che vivono qui. Ma di questo non mi stupisco, è abbastanza normale non essere profeti in patria. Eppure abbiamo un’infinità di tesori, da queste parti nei giorni scorsi ho avvistato un’upupa».

Zardini ha un’idea di turismo molto precisa. «I grandi eventi portano indotto – spiega – ma allo stesso tempo anche criticità. Ci sono manifestazioni durante l’anno che in un solo weekend richiamano sulle rive del Po migliaia di persone, ed è una cosa bellissima, intendiamoci. Ma un numero così alto di persone comporta, per forza di cose, l’inquinamento dell’ambiente. I residui del passaggio di così tante persone lasciano segni importanti in natura, e per questo dico che il turismo va incentivato ma da un punto di vista “slow”: non dobbiamo pensare alla golena del Po come ad un posto da riempire come se fosse la riviera romagnola. Questo è un luogo speciale se preserva le sue caratteristiche. Ben vengano dunque i cicloturisti a conoscere e a vivere le nostre zone. E ben vengano anche i grandi eventi, ma non più di un paio di volte all’anno».l