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Rubiera

«Non sappiamo cosa sia successo. Aspettiamo l’esito dell’autopsia»

Miriam Figliuolo
«Non sappiamo cosa sia successo. Aspettiamo l’esito dell’autopsia»

Il padre e il fratello del ragazzo annegato ai laghetti: «C’è troppa incertezza»

27 agosto 2023
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Rubiera È un peso troppo grande da sostenere, quello che opprime il cuore dei genitori e del fratello 14enne di Ben Hayed Mohammad Salah, il ragazzo di 25 anni morto annegato nei laghetti Curiel di Campogalliano, giovedì mattina.

Sono schiacciati tra il dolore provocato dalla perdita del loro amato figlio e fratello, e il forte disagio provocato dall’incertezza che ancora aleggia su quanto può essere accaduto.

Un’incertezza che si aspettano venga diradata già oggi dall’esito dell’autopsia, disposta dal magistrato prima di dare il via libera per i funerali, che si terranno in Tunisia: «Vediamo domani cosa emerge dall’autopsia», ha affermato ieri il padre del 25enne.

Sono alcune delle poche parole che il padre si è sentito di dire dopo le dichiarazioni rilasciate da una ex collega del figlio: «Non ci crede nessuno che sia stata una fatalità. Penso abbia ricevuto delle minacce. E se fosse proprio per questo che gli hanno fatto del male?», ha detto la donna, che ha fatto riferimento all’intenzione, confidatagli dal giovane, di rifarsi una vita in Germania, da dove era appena rientrato dopo un breve periodo trascorso come ospite di parenti.

Un’intenzione confermata ieri anche dal fratello minore: «Aveva trovato lavoro lì, e sarebbe ripartito per stabilirsi in Germania. Ma non so di più».

L’ipotesi che la morte del loro caro possa essere stata provocata intenzionalmente da qualcuno non fa che accrescere la sofferenza della famiglia, che non se la sente però di suffragarle.

«Non lo so. Speriamo non sia così», dice il padre affranto, che su quanto successo giovedì ai laghetti di Campogalliano afferma di non essersi fatto un’idea: «Non lo so cosa sia successo». E si affida all’esito delle indagini in corso: «Vediamo domani».

Confermando, comunque, quanto aveva dichiarato giovedì ai laghetti Curiel di Campogalliano, dove ilpadre era accorso subito dopo l’allarme lanciato dagli amici che erano con lui, mentre si svolgevano le operazioni di ricerca del corpo del primogenito: «Mio figlio sapeva nuotare. Non può essere annegato. Non so cosa sia potuto succedere», aveva affermato.

A raccontare del profondo disagio vissuto in queste ore dalla famiglia sono anche le parole del fratello di Salah. «Non lo sappiamo cosa sia successo – ha rimarcato ieri traducendo anche quanto in quel momento gli riferiva la madre –. Il fatto è che non c’è per niente chiarezza: da una parte ci dicono che è annegato, dall’altra c’è chi invece sostiene che non sia stato un incidente».

Le ipotesi fatte dall’ex collega del ragazzo non si sa, al momento, quali riscontri possano avere trovato dalle indagini che vengono condotte dai carabinieri di Campogalliano e coordinate dalla Procura modenese.

I militari dell’Arma hanno sequestrato il cellulare del ragazzo annegato sperando di trovare lì qualche risposta: chiamate, messaggi, forse immagini immediatamente precedenti la tragedia.

Elementi utili potrebbero emergere – e anche su questo conta chi conosceva bene Salah – dalle testimonianze dei tre amici, anche loro residenti a Rubiera, che erano con lui quando si è tuffato nel lago. Anche i loro cellulari potrebbero essere oggetto di attenta valutazione da parte degli inquirenti.

Secondo quanto ricostruito, il gruppetto di amici era ai laghetti già dalla notte tra mercoledì e giovedì. Poi, la mattina, sarebbe maturata l’idea di fare un bagno nello specchio d’acqua, dove però c’è il divieto di balneazione. Di qui il tuffo costato la vita al 25enne. Il suo corpo è stato trovato nell’area centrale del lago, dopo 2 ore di ricerche, poco prima delle 15. l