Siffredi: «Serve più informazione ai giovani e bisogna chiudere i siti gratis»
Il parere del pornoattore
Il sesso lo capisce chi lo pratica, per il resto c’è una grandissima ignoranza e approssimazione rispetto alla sessualità: nessuno si è mai preso la briga di spiegare cos’è il porno, che danni può fare, perché può servire e a chi, e da che età. Ma soprattutto di spiegare ai minori che si tratta di entertainment per adulti e non di educazione sessuale». Per il pornodivo e produttore Rocco Siffredi, che suggerisce di sostituire a scuola l’ora di religione con quella di educazione sessuale e per il quale «esiste un solo comandamento: non ti farò mai quello che non voglio ricevere», la prima regola per tutelare una «generazione compromessa» è «l’informazione sulla pornografia e la chiusura dei siti gratuiti».
Ha appoggiato la ministra Roccella che propone di vietare ai più giovani l’accesso ai video pornografici, affermando che quella è finzione ma i ragazzi non lo sanno.
«È da quindici anni che dico “attenzione stiamo per formare una generazione di pornostar” e mi ridevano in faccia. E oggi tutti gridano al colpevole: la pornografia. Ma la prima pornografia si chiama web e sono i siti gratis che hanno accelerato da morire il processo della non educazione sessuale. Sono i siti gratuiti che hanno fatto nascere le mode: il revenge porn, per esempio. Nei siti normali non succede. Inutile demonizzare quindi».
Non crede che la fruizione di certi video sia correlata a comportamenti abusanti e molesti?
«Gli stupri di gruppo non sono imputabili al porno direttamente, ma in maniera inversa sì».
In maniera inversa?
«Il problema è vedere l’effetto che fa la non istruzione: i ragazzi non sanno cosa sia il porno, cosa ci sia dietro, non sanno che è finzione in un qualche modo. E vedono certe immagini in cui si trovano davanti a uomini super performanti, e li si guarda come se fossero dei super eroi. A quel punto il ragazzo non fa altro che dire io non sono come loro non ho questi super poteri, io ho bisogno di fare gruppo».
Una questione di autostima?
«Che è a zero. Poi quando si approcciano alla donna magari lo fanno in cinque e là la frustrazione viene fuori e diventi il criminale numero uno. Io però non riesco a vedere questi ragazzi, quelli di Palermo per esempio, come criminali, io li vedo tutti vittime di un sistema sbagliato, non chiaro nei messaggi. L’unica è spiegare, come ha fatto mia moglie con i mie figli, che non vanno in giro a stuprare perché sanno esattamente come si fanno i film, come avvengono le scene, quanti prodotti si prendono».
Sulla sua “battaglia” contro i siti gratuiti c’è chi dice che è “interessata”, ché sono una concorrenza ai suoi.
«Non lo dico perché così Siffredi guadagna di più: non mi interessa anche perché io sono stato piratato dagli anni 2000, cioè è da 23 anni che ci rubano tutto il materiale. È un problema di regole: uno è online e vuole vedere un mio film? Deve entrare, dare le sue credenziali, dimostrare di essere maggiorenne. Con i siti gratis non è così, e i proprietari sono dei veri e propri criminali».
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