Gazzetta di Reggio

Reggio

Il processo Saman

«Estradizione del padre svolta importante, ma siamo prudenti sino alla fine»

Elisa Pederzoli

	La sindaca Elena Carletti
La sindaca Elena Carletti

La sindaca di Novellara sul Shabbar: «Speriamo lo stesso per la madre». L’avvocatessa Iannuccelli: «Nessuno parla più di Nazia»

31 agosto 2023
4 MINUTI DI LETTURA







Novellara «Quelle che arrivano sono notizie positive, attese da tempo dopo tutti quei rinvii. Suonano davvero come qualcosa a cui forse ormai speravamo in pochi. Però, prudenzialmente, vorrei attendere la conclusione della vicenda, dato che leggo che Shabbar ha fatto ricorso. Vorrei aspettare il momento in cui anche l’ultimo giudice darà il nullaosta».

Elena Carletti, sindaca di Novellara, commenta così la decisione del ministero dell’Interno del Pakistan che ha ordinato di prendere in custodia Shabbar Abbas – nel carcere di Adiyala a Rawalpindi – e consegnarlo alle autorità italiane. Per lui la Federal investigation agency ha spiccato un mandato di custodia ed estradizione. Ma è vero che la difesa ha presentato un ricorso all’Alta Corte di Islamabad, che si dovrà discutere la prossima settimana.

L’uomo è accusato dell’omicidio della figlia Saman, in concorso con la moglie, il fratello nonchè zio della 18enne e due cugini. La colpa di Saman: essersi ribellata al matrimonio forzato.

La cautela della prima cittadina di Novellara – paese dove Saman ha vissuto dal 2016 fino a quando è stata uccisa, la notte tra il 30 aprile e il 1 maggio 2021 – è d’obbligo. Non fosse per la lunga latitanza di Shabbar Abbas, fuggito in Pakistan con la moglie Nazia Shaheen poche ore dopo l’omicidio e catturato soltanto nel novembre dell’anno scorso (lei non è mai stata trovata) o per le numerose udienze, in cui si doveva discutere dell’estradizione, ma si è registrato solo a una lunga serie di rinvi.

«È chiaro – evidenzia Carletti – che si tratta di una svolta importantissima in termini di giustizia. È vero che manca ancora la madre, ma è un atto importante perché a questo punto possiamo immaginare che se fosse rintracciata potremmo assistere allo stesso esito». «Ad ogni modo, ho sempre detto che il caso Saman è una tragedia immane – evidenzia – prima di tutto per lei e per la nostra comunità in generale; come per tutte le donne che subiscono violenza è un fallimento per tutti. Continuiamo a sperare che almeno tutto questo non sia stato vano, che qualcosa in qualche modo possa cambiare. E che ora, un Paese che rilascia il nulla osta all’estradizione di questa persona, sia un elemento che spero segni un precedente».

«Ma ripeto – conclude – lo dico con prudenza. Ci sono stati tanti momenti in cui ci siamo sentiti presi in giro quando saltavano le udienze, venivano rinviate».

Ora, si guarda con grande attenzione al processo in tribunale a Reggio Emilia, che tra otto giorni è pronto a ripartire e a quanto ci vorrà per avere Shabbar Abbas i Italia. Il processo riparte con due udienze cariche di tensione, come si riesce a immaginare, perchè a testimoniare saranno prima il fratello di Saman, dalla cui collaborazione le indagini hanno preso grande abbrivio e, in quella successiva del 15 settembre, toccherà al fidanzato Saqib, l’ultimo a sentire Saman via messaggi vocali quella tragica notte, prima di essere uccisa.

«Siamo contenti di questa decisione, ma ci spaventa anche ritrovarci faccia a faccia Shabbar con il figlio quando sarà chiamato a testimoniare e poi Shabbar con Saqib». L’avvocatessa Barbara Iannuccelli rappresenta il fidanzato di Saman, Saqib, che si è costituito parte civile nel processo. Lo assiste con il collega Claudio Falleti.

«Saqib non ha nessun pensiero positivo che riguardi questa vicenda – racconta la legale – È un ragazzo di 20 anni. Tutto ciò che riguarda il processo per lui è assolutamente forte, gli provoca dolore. Lo conforta sapere che in caso di sentenza di condanna questa ci sarebbe anche se Shabbar non fosse presente in Italia. Ora, lui ha reso le sue dichiarazioni in un incidente probatorio. Ci chiediamo perchè debba essere risentito in aula».

L’avvocatessa Iannuccelli parla anche della madre di Saman, Nazia. «Sembra uscita di scena, anche a livello concettuale. Per certi versi, nessuno la nomina più – fa notare – Io invece tengo duro. Perché sono forti le immagini di lei che col braccio ferma Shabbar, lei è l’unica che accompagna Saman in quello stradello buio. Sono immagini molto forti, che spesso si sottovalutano. Io davanti a quelle immagini mi sono chiesta cosa ha detto a Saman per farla cambiare, che prima era vestita in abito tradizionali? Che l’avrebbero accompagnata da Saqib? Era proiettata verso il 4 maggio, quando avevano fissato un incontro. Ma non ci sono messaggi che dicono invece che di lì a poco si sarebbero visti quella notte. Da mamma a mamma, mi piacerebbe sapere cosa ha detto a Saman pero convincerla, è l’ultima che l’ha vista inghiottita dal buio».l