Gazzetta di Reggio

Reggio

Il processo

Lo zio di Saman avrebbe confidato a un detenuto: “L’ho uccisa io”

Elisa Pederzoli e Jacopo Della Porta

	Shabbar in aula con la maglia azzurra: ha chiesto di non essere ripreso in volto
Shabbar in aula con la maglia azzurra: ha chiesto di non essere ripreso in volto

Due nuove testimonianze entrerranno nel processo. Secondo indiscrezioni Danish avrebbe raccontato cosa ha fatto. Per la prima volta in aula c’è il padre della 18enne

08 settembre 2023
2 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia L’udienza che ha portato in aula per la prima volta il padre di Saman Abbas, dopo l’estradizione dal Pakistan, si contraddistingue per un colpo di scena. Il procuratore capo Gaetano Calogero Paci in apertura di udienza ha annunciato una richiesta di integrazione probatoria relativamente a due nuovi testimoni. Nello specifico, un detenuto che è stato in cella con Danish Hasnain, lo zio della 18enne uccisa il 1° maggio del 2021, nei giorni scorsi ha chiesto di parlare con la procura. Cosa che è avvenuta i primi giorni i settembre. Paci ha detto che i testimoni hanno rilasciato importanti dichiarazioni circa le confidenze che Danish avrebbe fatto loro, relativamente a ciò che ha commesso, visto e partecipato relativamente alla tragica scomparsa di Saman.

Gli atti sono stati depositati, ma sono già iniziate a circolare indiscrezioni secondo cui Danish avrebbe confidato di essere stato lui a uccidere la nipote.

Intanto, il processo va avanti. Per la prima volta con Shabbar Abbas in aula. Maglia azzurra, sguardo sempre basso, si è seduto accanto ai suoi legali, gli avvocati Enrico Della Capanna e Simone Servillo. Davanti a lui è seduto il nipote imputato Nomanulhaq Nomanulhaq difeso dall’avvocato Luigi Scarcella e nei banchi alla sua destra il fratello Danish Hasnain difeso dall’avvocato Liborio Cataliotti e dietro l’altro nipote Ikram Ijaz difeso dall’avvocatessa Mariagrazia Petrelli.

I difensodi di Shabbar hanno chiesto che vengano risentiti 18 testimoni che erano stati sentiti quando la sua posizione era stata stralciata: in quelle udienze in cui non era riuscito a collegarsi, per legittimo impedimento. La Corte d’Assise presieduta dalla giudice Cristina Beretti ha accolto tutti e 18 i testi. Tra loro ci sono diversi investigatori, come il maresciallo Pasqualino Lufrano che comandava la stazione di Novellara ai tempi dell’uccisione di Saman e il maggiore Maurizio Pallante che comanda il Nucleo investigativo dei carabinieri. Saranno risentite anche le assistenti sociali che hanno preso in carico Saman e l’educatrice che la seguiva in comunità a Bologna.

A margine dell’udienza Della Capanne e Servillo hanno raccontato degli incontri avvenuti in carcere con il loro assistito, che respinge ogni accusa. Ha raccontato che quando è stato arrestato in Pakistan era davanti a casa sua. E che dentro c’era la moglie. La donna non è stata mai arrestasta e resta latitante: è accusata degli stessi reati.