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Prima campanella per 12.586 alunni delle elementari e medie

Luciano Salsi
Prima campanella per 12.586 alunni delle elementari e medie

A Reggio Emilia il Comune investe 7 milioni per garantire servizi pomeridiani, trasporti e mensa. Ampliata la “Scuola diffusa”: coinvolgerà 2.500 studenti di un centinaia di classi

12 settembre 2023
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Reggio Emilia Sono 12.586 gli alunni di età compresa fra i 6 e i 14 anni che dal prossimo venerdì metteranno piede nelle aule scolastiche della nostra città, secondo il calendario 2023-2024 stabilito dalla Regione Emilia-Romagna. Il vistoso e perdurante calo delle nascite determina un'ulteriore diminuzione degli iscritti, che decrescono complessivamente di 175 unità, di cui 112 nelle scuole primarie (elementari) e 63 nelle secondarie di primo grado (medie inferiori). Apriranno loro le porte dodici istituti comprensivi, a cui fanno capo 41 scuole elementari e 13 medie, che sono di competenza del Comune per quanto riguarda le strutture edilizie e i trasporti. L’ente locale, però, è impegnato anche sul piano educativo per supportare con i suoi educatori il personale dello Stato nelle attività di rilevanza sociale.

Covid e mascherine

La ripresa delle lezioni mette in allarme chi teme un nuovo picco di contagi pericoloso non tanto per gli alunni, quanto per i nonni e gli altri adulti fragili che possono venire in contatto con loro. Gli epidemiologi riconoscono che il virus pandemico è diventato endemico, cioè che rimane diffuso senza provocare tante manifestazioni gravi. Nondimeno potrebbe ritornare nelle scuole l'obbligo delle mascherine. «Il ministero – chiarisce Paolo Bernardi, dirigente dell'Ufficio scolastico provinciale – non ha emanato alcuna disposizione, né i dirigenti degli istituti reggiani hanno preso decisioni a tale riguardo. Tuttavia le scuole hanno scorte di dispositivi sanitari sufficienti per fare fronte ad eventuali necessità. Intanto nulla vieta che i genitori facciano volontariamente indossare le mascherine ai figli. È necessario, inoltre, che siano tenuti a casa quelli che presentano dei sintomi».

Scuola diffusa

Il Covid 19 continua ad avere sull'attività didattica altre conseguenze, accolte con favore dai docenti e dalle famiglie. Si tratta del trasferimento di intere classi in luoghi diversi, in cui gli alunni possono fare esperienze nuove e stimolanti. Lo scopo era quello di aumentare il distanziamento e, quindi, diminuire le possibilità di contagiarsi. L'iniziativa, avviata nel 2020, è proseguita dopo la fine dell’emergenza e quest’anno viene confermata e rafforzata come progetto della “scuola diffusa”. Vi saranno coinvolti circa 2.500 alunni di un centinaio di classi delle scuole elementari e medie in otto luoghi esterni messi a disposizione da enti pubblici e aziende private. L'Agricola di Villa Canali, che mostra ai ragazzi il modo in cui vengono trasformati i prodotti della terra, s'aggiunge quest'anno alla Fondazione I Teatri per le esperienze di musica, recitazione e danza, ai Musei civici per la lettura dei reperti del passato, al Centro internazionale Loris Malaguzzi sui temi dell'educazione, all'agriturismo Casa del gufo e alla cooperativa La Collina per le lezioni all'aperto a contatto con la natura, a Palazzo da Mosto per l'approccio alle arti figurative e alla parrocchia di Pieve Modolena per l'etica della cura. «Il progetto Scuola diffusa – sottolinea Raffaella Curioni, assessore comunale all'Educazione – è stato definito “la via italiana verso nuovi scenari educativi” dagli esperti di Indire, l’Istituto nazionale di documentazione, innovazione e ricerca educativa del ministero dell’Istruzione. È giunto alla sua quarta edizione, dopo la firma del Protocollo d’intesa con l’allora ministro Bianchi. Ora è strutturato stabilmente grazie alla sensibilità e alla collaborazione di dirigenti scolastici e docenti».

Patto per l’educazione

L’amministrazione comunale aveva varato nel 2019 il Patto per l’educazione, per il quale è confermato per quest’anno un investimento di oltre sette milioni. La finalità consiste nel sostenere il diritto allo studio e nel qualificare l’offerta educativa e formativa con servizi pomeridiani, di flessibilità oraria, di mensa, trasporti e integrazione dei percorsi ministeriali. Assumono particolare rilevanza le attività destinate a colmare la carenza dei corsi statali a tempo pieno, che nella nostra provincia coinvolgono solamente il 40% degli alunni delle elementari. «Altrove – ammette Paolo Bernardi – si arriva all'80%, ma il ministero autorizza soltanto le sezioni definite nel 2009».

«Assistiamo in Italia – denuncia il sindaco Luca Vecchi – a un’operazione strisciante di destrutturazione e indebolimento della scuola pubblica, un’azione di disinvestimento analoga a quanto sta avvenendo per la sanità. Una situazione negativa, in cui agli enti locali è lasciato il compito, in base alle proprie competenze e possibilità, di supplire allo Stato».l