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L’Ausl reggiana chiude il 2023 con perdite per 107 milioni

L’Ausl reggiana chiude il 2023 con perdite per 107 milioni

Approvato ieri mattina il bilancio economico previsionale 

14 settembre 2023
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Reggio Emilia L’Ausl chiuderà il 2023 con un buco da 107 milioni di euro: il bilancio previsionale è stato approvato ieri mattina dalla Conferenza territoriale sociale e sanitaria (Ctss), presieduta dal presidente della Provincia di Reggio Emilia Giorgio Zanni, con 33 voti a favore e l’astensione di tre sindaci. L’esercizio 2023 – è stato sottolineato – si presenta ancora condizionato dall’impatto dovuto all’incremento registratosi sui costi energetici, anche se in misura ridotta rispetto all’esercizio precedente, dall’introduzione di tecnologie e farmaci salvavita ad altissimo costo, da un elevato livello di inflazione che influisce sul rialzo dei costi di beni e servizi e dal persistere di alcuni costi legati alla gestione della pandemia da Covid-19. Ne deriva che l’Ausl di Reggio Emilia ha presentato il bilancio economico preventivo 2023 in perdita, in linea con quanto concordato con la Regione nei periodici incontri di monitoraggio.

La perdita, pari a 107 milioni è motivata, oltre che da un generalizzato aumento dei costi, dal fatto che le risorse a garanzia dell’equilibrio economico-finanziario, che negli anni precedenti venivano già in parte assegnate dalla Regione alle Aziende sanitarie in sede previsionale, sono attualmente allocate a livello centrale e saranno ripartite alle aziende prima della chiusura dei bilanci; per l’Ausl reggiana si tratta di circa 70 milioni che saranno a breve messi a bilancio.

L’Azienda si impegna ad adottare tutte le misure necessarie, in stretto raccordo con la Ctss e la Regione, al fine di riportare in equilibrio il risultato 2023, ottimizzando l’utilizzo delle risorse disponibili, continuando a garantire ai cittadini cure e assistenza. Un 2023 vede comunque l’Azienda impegnata per assicurare la riorganizzazione del sistema di emergenza-urgenza, l’abbattimento delle liste di attesa delle prestazioni sanitarie, ambulatoriali e chirurgiche non urgenti, la progressiva attuazione del Pnrr e del decreto ministeriale n. 77/2022 concernente il potenziamento dell’assistenza territoriale.

Il parere positivo espresso ieri dalla Ctss rappresenta un atto di grande responsabilità da parte di tutti gli amministratori pubblici reggiani, teso a salvaguardare la continuità dell’erogazione di servizi sanitari di qualità ai nostri concittadini. Al contempo, però, è stato rinnovato il grido di fortissima preoccupazione per una situazione generale insostenibile, frutto di programmazioni errate sul personale e di sottofinanziamento della sanità pubblica nazionale. È necessario – è stato sottolineato dai membri della Conferenza – un intervento urgente da parte della politica nazionale. L’organizzazione sanitaria reggiana, per capacità e professionalità, potrebbe correre – è stato detto – invece oggi si trova costretta a camminare, a volte addirittura ad arrancare. Le richieste della Conferenza reggiana sono le stesse che nelle scorse settimane sono state avanzate al Governo da tutte le 20 regioni italiane e dallo stesso ministro della Sanità Schillaci, affermando che il sistema sanitario nazionale ha bisogno, da subito, di 4 miliardi. Se così non sarà, graverà sui cittadini e sulla quantità e qualità dei servizi sanitari, sui pazienti, sul lavoro dei professionisti sanitari già oggi sotto stress e in condizioni di lavoro tutt’altro che ottimali, e che trovano nel privato una sempre più preoccupante risposta.

È una prospettiva inaccettabile – conclude la Ctss – una prospettiva lesiva del diritto alla salute sancito ad ogni nostro concittadino dall’articolo 32 della nostra Costituzione: quello che disegna una sanità pubblica e universale che cura tutti, in maniera efficiente, indipendentemente dalla ricchezza personale.l

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