Gazzetta di Reggio

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L’emergenza

«Migranti, esauriti tutti i posti nel centro di via Mazzacurati»

«Migranti, esauriti tutti i posti nel centro di via Mazzacurati»

Il nuovo hub in 48 ore ha già raggiunto il massimo della capienza disponibile Restuccia (Croce Rossa): «Bisognerà individuare altre strutture simili»

18 settembre 2023
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i Evaristo Sparvieri

Reggio Emilia «Tutto esaurito. Non ci sono più posti». L’emergenza nell’emergenza presenta il conto. Sono stati infatti tutti occupati in poco più di 48 ore i cinquanta posti del centro di prima accoglienza per i richiedenti asilo allestiti in via Mazzacurati, la struttura individuata da Prefettura e Comune per far fronte al crescente arrivo di migranti provenienti da Lampedusa. Gli sbarchi continuano a un ritmo costante, giorno dopo giorno. Così come gli arrivi nei diversi territori. E ieri nella nostra provincia sono arrivati altri 21 migranti, portando il numero di persone ospitate nella struttura alla capienza massima.

«Il concetto di hub nasce per l’emergenza, che nel frattempo è diventata emergenza nell’emergenza – spiega l’ingegner Mario Restuccia, presidente del comitato di Reggio della Croce Rossa Italiana – se i cinquanta posti potevano essere sufficienti nei giorni scorsi, ora non lo sono più. Servono altri posti e altri spazi».

È proprio la Croce Rossa l’associazione individuata per la gestione del centro, concepito come una soluzione temporanea per i migranti destinati alla nostra provincia, in attesa della liberazione di posti letti e alloggi negli appartamenti messi a disposizione nel sistema provinciale di accoglienza diffusa dalla rete delle sei coop sociali composta da Dimora d’Abramo, L’Ovile, Madre Teresa, La Vigna, Papa Giovanni XXIII e Ceis: complessivamente circa 1.350 posti in 270 appartamenti distribuiti in provincia. Numeri ai quali si aggiungono ulteriori cinquanta posti gestiti dalla Caritas e le disponibilità alberghiere reperite dalla Prefettura stessa.

Un sistema andato sotto stress di fronte ai numeri crescenti di arrivi degli ultimi mesi, che si sono andati a sommare anche all’ospitalità offerta per i profughi ucraini in fuga dalla guerra.

«Servono altri spazi – rimarca Restuccia, escludendo l’ipotesi di poter potenziare i posti in via Mazzacuratti – Servono altre strutture. Non è un’operazione facile». Un compito per il quale la Prefettura starebbe già al lavoro, nella speranza che il “turn over” di arrivi e partenze alleggerisca il quadro arrivato alla saturazione. Secondo le stime delle coop sociali, infatti, c’è una percentuale che si aggira attorno al 40% di richiedenti asilo che decide spontaneamente di uscire dai percorsi di accoglienza per ricongiungersi con la rete amicale o familiare già presente in Europa, non sempre nel nostro Paese, liberando così posti da destinare ai nuovi arrivi.

Sull’emergenza migranti, intanto, ieri hanno lanciato l’allarme anche i sindacati provinciali. «Serve una regia comune e condivisa – affermano Cgil, Cisl e Uil – Per questo già da un mese abbiamo chiesto alla Prefettura la convocazione del consiglio territoriale per l’immigrazione, che all’oggi è rimasta inevasa». I tre sindacati esprimono preoccupazione con la consapevolezza che «una gestione non ordinata di questi flussi potrà creare problemi sia per chi sta arrivando sia per il tessuto sociale reggiano». Da Cgil, Cisl e Uil invocano un maggior coordinamento e un coinvolgimento diretto nella delicata partita migratoria. «L’accoglienza diffusa è sicuramente la via giusta, ma non possiamo correre il rischio di lasciare soli i Comuni, le cooperative interessate e il mondo del volontariato, il cui ruolo è importantissimo ma non sufficiente a governare una criticità che potrebbe a breve diventare importante e riguardare tutta la città». Da qui la richiesta di un Tavolo che possa definire un approccio condiviso capace di gestire l’impatto dell’accoglienza e di garantire a chi arriva adeguati livelli di sostegno: «È chiaro che l’emergenza va gestita attraverso un ripensamento profondo dell’attuale quadro normativo italiano ed europeo, a partire dall’accordo di Dublino. In attesa che ciò avvenga a noi resta la gestione delle urgenze dell’oggi. Come Cgil, Cisl e Uil siamo pronti a fare la nostra parte». l