Gazzetta di Reggio

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I fedeli difendono i preti lefebvriani «La loro è la vera messa cattolica»

Serena Arbizzi
I fedeli difendono i preti lefebvriani «La loro è la vera messa cattolica»

Casalgrande I frequentatori della funzione: «Vescovo, per noi la pena è nulla»

22 ottobre 2023
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Casalgrande «Le pene inflitte ai due sacerdoti sono, a nostro avviso, da ritenersi nulle poiché è la stessa autorità a non tenere conto che, non facendo e non predicando ciò che la Chiesa ha sempre fatto e predicato, è essa stessa causa di questa grave crisi, che ci porta alla necessità di aver bisogno dei sacramenti di sempre, della dottrina di sempre e, soprattutto, della messa di sempre».

Non hanno dubbi i fedeli che frequentano le messe al centro del caso riemerso negli ultimi giorni. Dopo due anni di continui richiami, l’arcivescovo Giacomo Morandi ha emesso un duro provvedimento verso la comunità religiosa “Cittadella della Divina Misericordia” di Casalgrande Alto e dei suoi due sacerdoti. A don Claudio Crescimanno e don Andrea Maccabiani è stato vietato di esercitare ogni attività sacerdotale: di fatto, una “scomunica”.

Rispetto alle pene canoniche previste per i due sacerdoti, «si può constatare come la Curia reggiana abbia investito davvero tantissimo tempo su una questione che riguarda due preti – affermano Cristiano Lugli e Stefano Rivi, a nome anche di altri fedeli cattolici frequentatori delle messe al centro del caso – i quali, su una collina, in un luogo privato e in cui risiedono, assieme a un centinaio di persone che frequentano, cercano di vivere secondo la fede cattolica: lì, infatti, non accade nulla di assurdo se non la celebrazione della messa, il catechismo e l’amministrazione dei sacramenti. D’altro canto, non ha nulla da dire, ma anzi continua a concederne l’uso, agli ortodossi (quelli sì, scismatici da più di mille anni) che celebrano nella Chiesa del Cristo a Reggio e in quella di San Zenone. Diciamo pure che il vescovo Morandi non ebbe nulla da dire nemmeno riguardo al Remilia Pride della scorsa estate, quando gli fu chiesto da alcuni fedeli di un comitato quali fossero le sue intenzioni e posizioni riguardo a questa manifestazione dell’orgoglio Lgbt (rimarcato come disordine morale nel Catechismo). In questo caso fece rispondere il segretario, dicendo di aver preso atto della mail. Ma da lì, il silenzio più assoluto».

«È vero – proseguono i fedeli – che il vescovo Giacomo Morandi si rifà a delle pene previste dal codice del diritto canonico per quei chierici che esercitano il proprio ministero in modo illegittimo, ovvero senza alcun tipo di autorizzazione, ma è altrettanto vero, caro vescovo Giacomo, che qui vi è in ballo la fede: la domanda, la vera domanda è dunque la seguente: qual è l’alternativa? Frequentare le parrocchie dalle quali molti di noi sono scappati per sfuggire e non essere parte dello scempio che ogni giorno viene perpetrato a danno di Nostro Signore Gesù Cristo?». «Davanti alla richiesta di fedeli che cercano di abbeverarsi alle fonti della tradizione cattolica di 2000 anni, i sacerdoti, qualsiasi sia la pena che gli viene inflitta per questo, non possono sottrarsi dal motivo per cui loro stessi sono stati ordinati sacerdoti –. In attesa che i vertici e le autorità della Chiesa, travolta suo malgrado da un’enorme crisi, tornino a professare e a predicare la fede cattolica, noi non possiamo far altro che rifugiarci da chi, nel suo piccolo, quella fede cerca di conservarla e di farla conservare». l