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Il caso

Rubiera, insulti razzisti contro un bambino durante la festa di Halloween

Jacopo Della Porta
Rubiera, insulti razzisti contro un bambino durante la festa di Halloween

Una madre: «Un altro ragazzino gli ha detto “Negro di m...”»

02 novembre 2023
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Rubiera «Alle 19 ho assistito a una scena orribile. Mentre facevamo dolcetto o scherzetto, un bambino di 10 anni ha insultato un altro bambino per il colore della sua pelle, dicendogli “negro di m....”, “sei uscito dal buco sbagliato”, “figlio di ...”. Ha cercato di picchiare il bambino solo per il colore della sua pelle, e l’ha rincorso per buttarlo giù dalla bici». A riferirlo una mamma di Rubiera, che è intervenuta sotto a un post del sindaco Emanuele Cavallaro.

Il primo cittadino martedì aveva fatto un appello ai ragazzi, affinché si comportassero bene. «Se avete visto film o letto storie su Halloween, ditemi: a che punto compaiono i petardi nei cassonetti? Da nessuna parte, vero? Ecco, se importiamo le cose, vediamo di non aggiungerci il nostro peggio».

In calce a questo post è arrivato il racconto della donna. «Io ho cercato di intervenire, ma un bambino, vedendo che sono incinta, mi ha fermato dicendomi di stare attenta, che aveva un accendino in mano e un coltellino in tasca. Non so se questo fosse vero perché mi sono allontanata. Ho cercato il genitore del bambino per cercare di fermare questa oscenità, ma non c’era nessuno. Poco dopo ho incontrato una pattuglia della polizia municipale e ho chiesto agli agenti di controllare se si era calmata la situazione, e cortesemente sono andati a controllare. Il bambino ha coperto di insulti anche me con parole che non posso ripetere».

Il comportamento del minore ha sconvolto la donna. «Aveva solo dieci anni, sono sconvolta e scioccata. Quanto odio stiamo insegnando ai nostri figli!».

Interpellato dalla Gazzetta di Reggio, il sindaco Emanuele Cavallaro commenta l’episodio. «Il razzismo non è innato – ha detto il primo cittadino –. Se un bambino di 10 anni pronuncia frasi del genere, evidentemente le ha imparate da qualche adulto, di certo afflitto da qualche limitazione alla propria intelligenza. Spiace non aver individuato quel bambino. Avremmo volentieri coinvolto genitori e insegnanti, come si fa in questi casi, per capire il problema e affrontarlo per tempo. Ogni giorno ci sono centinaia di ragazzi che si incontrano dietro un pallone, a scuola, in palestra, amici senza colori, se non quelli dell’arcobaleno. Sono più avanti delle vecchie generazioni, che farebbero bene a non rovinarli». l

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