Gazzetta di Reggio

Reggio

Fabbrico

Finì nel canale e morì per infezione Comune e Bonifica non colpevoli

Serena Arbizzi
Finì nel canale e morì per infezione  Comune e Bonifica non colpevoli

Fabbrico La famiglia del 21enne chiede un risarcimento: «Non c’è guard rail»

09 novembre 2023
2 MINUTI DI LETTURA







Fabbrico Il tribunale civile di Reggio Emilia ha rigettato le richieste di risarcimento presentate dai parenti di Francesco Pio Orlando, deceduto per un’infezione batterica contratta dopo un incidente stradale avvenuto a Fabbrico.

Orlando aveva 21 anni ed era un operaio della Landini. Si era trasferito da Foggia da sette mesi quando il 31 dicembre 2017 morì in ospedale dopo che il 13 dicembre era finito con la sua Lancia Y nel canale Naviglio, che in quel momento aveva 30 centimetri d’acqua.

L’incidente

Il mezzo si ribaltò, ma il giovane uscì autonomamente dal mezzo e venne soccorso.

Dopo qualche giorno, iniziò a manifestare problemi respiratori dovuti all’ingestione di acqua sporca del canale.

Il ragazzo venne sottoposto a cure farmacologiche e a un intervento chirurgico. Dopo aver inizialmente risposto bene alla terapia, le condizioni si aggravarono improvvisamente, fino a quando l’infezione, riconducibile alla presenza del batterio escherichia coli, gli spezzò la vita.

I parenti del 21enne avevano promosso un contenzioso civile per il risarcimento dei danni, chiamando in giudizio il Comune di Fabbrico, rappresentato dall’avvocato Gianni Zambelli, e il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale.

Il giudice civile Francesca Malgoni ha rigettato le istanze dei famigliari del giovane per assenza di responsabilità dei due enti.

Per i parenti il Comune di Fabbrico era responsabile per «omessa custodia e manutenzione della strada» dov’è avvenuto l’incidente, «caratterizzata da una carreggiata rialzata rispetto alla confinante campagna, stretta e deformata, priva di segnaletica di pericolo e di limitazione di velocità nonché di guard rail, adiacente, da un lato, ad un canale idrico infestato da batteri mortali e, dall’altro lato, a un profondo fossato.

Inoltre, l’azione era stata intentata verso il Consorzio di Bonifica dell’Emilia Centrale perché quale ente incaricato della «sorveglianza sulla qualità delle acque del canale, consentiva, in assenza di attività di manutenzione, la contaminazione idrica da parte di virulenti batteri delle acque contenute nel canale».

Entrambi gli enti si sono costituiti contestando le accuse.

Nessuna responsabilità

Il giudice, nella sentenza, ha chiarito che «non sussiste un vero e proprio obbligo di legge per gli enti proprietari di strade vetuste di proteggerle per intero con il guard rail», e che non è possibile affermare che il Comune fosse soggetto all’obbligo di installarlo, tanto più che il «tratto in questione è rettilineo».

Per quanto riguarda la bonifica, il giudice argomenta che le acque del canale non sono destinate «al consumo o comunque alla fruizione diretta da parte dell’uomo», per cui eventuali compiti di sorveglianza sul loro inquinamento vanno comunque ricondotti sempre alla tutela dell’ambiente.l