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Sciopero contro la legge di bilancio Attesi in migliaia alle ex Reggiane

Sciopero contro la legge di bilancio  Attesi in  migliaia alle ex Reggiane

Venerdì prossimo il corteo da viale Montegrappa indetto da Cgil e Uil per dire no alla Finanziaria

11 novembre 2023
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Reggio Emilia «Adesso basta, scioperiamo per i diritti di tutti». Partirà dalla via Emilia, angolo viale Montegrappa, alle 9.30, per dirigersi in viale Ramazzini, in vista della conclusione che sarà in un luogo simbolico come le ex Reggiane: è lo sciopero generale contro la legge di bilancio promosso da Cgil e Uil. Sul palco per gli interventi saliranno delegati e delegate delle due sigle e il segretario generale della Camera del lavoro reggiana, Cristian Sesena. Le conclusioni della manifestazione sono affidate invece a Rocco Palombella, segretario generale della Uilm nazionale.

L’appello alla mobilitazione è rivolto a 250.000 lavoratori e lavoratrici di tutti i settori produttivi della provincia «contro una legge di bilancio che non va nell’interesse del Paese», chiosano i due sindacati.

Reggio Emilia, in particolare, ha scelto come data per la manifestazione il 17 novembre e non il 24, per evitare sovrapposizioni con la festa del patrono.

«Sarà l’unica città del nord Italia ad avere uno sciopero generale vero: l’astensione di tutti i settori dal lavoro coinciderà con la giornata di sciopero del pubblico impiego», specifica Sesena che, insieme al coordinatore della Uil regionale e di Reggio Emilia e Modena, Roberto Rinaldi, ha snocciolato punto per punto quali sono le ragioni della protesta: dai salari che non aumentano al fisco e alla previdenza, su cui in legge di bilancio non si intravedono provvedimenti considerati positivi.

La legge delega sul fisco, entrando nel dettaglio, secondo i sindacati non interviene sui 110 miliardi di evasione fiscale e su un sistema in cui l’Irpef è pagata da lavoratori e pensionati, mentre chi ha gli stessi redditi paga tasse diverse a seconda che questi provengano da lavoro e pensioni o da rendite e finanza.

«La Finanziaria inciderà sul Pil del Paese uno 0,2 per cento in termini di investimenti e crescita – aggiunge Sesena –. Praticamente di un nulla. Al tempo stesso si saccheggiano le pensioni riuscendo nel capolavoro di peggiorare la legge Fornero che in campagna elettorale la destra aveva dichiarato di voler abolire. Non c’è nulla sul fronte dell’occupazione per i giovani. Il nostro sciopero è la sola risposta adeguata per dire “adesso basta” con politiche economiche regressive inique e senza prospettiva. Porteremo il conflitto sociale del 2023 in un luogo storico del conflitto sociale della città», specifica il segretario indicando le ex Reggiane, dove culminerà la manifestazione. Sesena risponde anche alle accuse di irresponsabilità collegate allo sciopero: «Ebbene, la nostra irresponsabilità è pienamente costituzionale».

«La manovra non coglie le tante emergenze del Paese e non contrasta adeguatamente le vecchie e nuove diseguaglianze – sottolinea Rinaldi –. La riduzione dell’Irpef non è stanziale ed è insufficiente a recuperare il potere d’acquisto dei salari e delle pensioni diminuito di circa il 20 per cento. La lotta all’evasione fiscale resta un tabù così come non ci sono stanziamenti per puntare ad azzerare le morti sul lavoro. Il Paese reale è in sofferenza, ma il Governo gira la faccia dall’altra parte».

Si stima che le presenze alla manifestazione possano raggiungere le 5.000. Per agevolare la partecipazione dal resto della provincia, sono stati organizzati anche dei pullman da Castelnovo Monti, Correggio, Guastalla, Sant’Ilario e Scandiano.

Tra i punti negativi della Finanziaria indicati dalla due sigle c’è anche l’aumento della precarietà che colpisce in particolare giovani e donne con la reintroduzione dei voucher e liberalizzando i contratti a termine. Si investe poco sull’innovazione e sulla ricerca.

«Peggiorano anche le condizioni di chi dovrà andare in pensione e di chi in pensione c’è già: Ape sociale è stata fortemente peggiorata, così come Opzione donna, per cui sarà sempre più difficile per le donne lasciare il lavoro, mentre con le nuove regole i giovani andranno in pensione sempre più tardi – secondo i sindacati –. Ma la mobilitazione non ha solo l’obiettivo di cambiare la manovra: si sciopera anche per una nuova idea di sviluppo, per un Paese che metta al centro il lavoro di qualità e il suo futuro mentre le scelte del Governo vanno in direzione opposta». l

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