Gazzetta di Reggio

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L’intervista

Il sindaco sull’allarme sicurezza in zona stazione: «Adesso serve una svolta»

Evaristo Sparvieri
Il sindaco sull’allarme sicurezza in zona stazione: «Adesso serve una svolta»

Luca Vecchi: «I fatti violenti non possono essere tollerati»

15 novembre 2023
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Reggio Emilia «I frequenti fatti molto gravi di ordine pubblico, anche violenti, intervenuti nelle ultime settimane e mesi non possono essere tollerati». E poi: «I cittadini della zona stazione, e più in generale di alcuni ambiti del quadrante nord est, tra via Emilia San Pietro e viale Monte San Michele, in particolare viale IV Novembre, le vie adiacenti e piazzale Marconi, hanno ragione. Chiunque di noi, anche se non animato da pregiudizio, avvertirebbe fondate preoccupazioni. È l’unico contesto della città in cui esistono problematiche di degrado con implicazioni sulla sicurezza urbana». E infine: «L’ho detto mesi fa e lo ripeto, intervenire in quel contesto deve considerarsi una priorità, dobbiamo tutti sentirci impegnati a fare di più. Ma quanto sta accadendo è anche la dimostrazione che talune complessità non si risolvono con due slogan, ma richiedono un lavoro sistematico e duraturo». È l’argomento degli argomenti. E quanto più si avvicina la campagna elettorale, tanto più su sicurezza e degrado in stazione tornano a riaccendersi i riflettori, anche alla luce dei fatti dei ripetuti fatti di cronaca che si verificano in zona (leggi a pagina 11, ndr). Ne è consapevole il sindaco, Luca Vecchi, che ammette: «Purtroppo racconteremmo bugie se promettessimo di risolvere certi problemi in poco tempo. Nei mesi scorsi vennero decisi maggiori interventi e un sostanziale presidio fisso. A distanza di qualche mese dobbiamo constatare che ahimè certe problematiche non sono risolte».

Sindaco, è una situazione irrisolvibile?

«La zona stazione, ma più in generale l’intero quadrante nord del centro fino a Santa Croce, necessitano di uno sguardo bifocale. Abbiamo problemi in alcuni casi di natura contingente, che richiedono risposte rapide, in altri abbiamo bisogno di continuare ad alimentare una strategia di medio-lungo periodo, in cui la rigenerazione urbana stia insieme con quella sociale».

Crede che sia stato fatto abbastanza finora?

«È innegabile via sia stato uno sforzo enorme di progettualità e risorse, ma d’altra parte è anche innegabile che i contesti urbani per essere cambiati hanno bisogno di ingenti investimenti e tempi medio-lunghi per concretizzare la trasformazione. La zona stazione soffre di problemi strutturali che vengono da lontano».

Come agirete ora?

«Ci siamo sempre dati un metodo di lavoro. Il Comitato per l’ordine pubblico, guidato dal prefetto, ha lavorato costantemente, ha individuato le priorità, ha stabilito le modalità di intervento. Io devo ringraziare tutte le forze dell’ordine del lavoro ogni giorno svolto, ma come ho detto anche al Prefetto credo sarebbe giusto fissare un approfondimento e condividere un salto di qualità ulteriore di servizi e interventi. Negli ultimi mesi si è fatto molto, ma probabilmente serve una svolta. Si può fare tanto, ma se non basta dobbiamo dirci di fare di più».

Quali le priorità?

«Esiste un tema di ordine pubblico. Diverse persone stazionano da mattina a sera diventando perno d’attrazione di degrado e spaccio e costituendo un’evidente situazione di insicurezza reale, non solo percepita. Ma se uno chiedesse al sindaco di andare lì e disporre l’allontanamento delle persone io sarei costretto ad osservare che non è nelle mie disponibilità produrre rapidamente questo risultato».

Si parla di riqualificazione. I fondi Pnrr del governo possono dare una mano?

«Il Governo? Le pare che questo governo stia aiutando le città? Chiacchierano di sicurezza, ma non mi sento di riconoscergli efficacia ad affrontare i problemi di sicurezza urbana e contrasto al degrado. Hanno perfino tentato di tagliare le risorse al Pnrr per le periferie. Si è consolidata una prassi che non cerca nella relazione con i territori la necessaria collaborazione istituzionale. Si procede scaricando a valle i problemi e rendendo i sindaci il capro espiatorio su cui scaricare paure e frustrazioni sociali. Guardi il reddito di cittadinanza, cancellato in una notte. Solo a Reggio 800 persone a piedi in poche ore. Lei pensa che sia il modo di generare inclusione? La gestione dei migranti è stata un disastro. Da destra si accusano i sindaci di voler essere accoglienti oltre misura. La verità è che hanno scaricato sui comuni la disperazione di migliaia di persone senza dotarci di strumenti. Lo Stato dà il meglio di sé quando ad ogni livello è capace di generare collaborazione. Io ho l’impressione che siano cinicamente interessati a far esplodere problemi per costruirci una speculazione. È una strategia tipica della destra. Ho fiducia che con prefetto e forze dell’ordine nei prossimi mesi segneremo risultati evidenti».

Ma come in concreto?

«Abbiamo previsto fin dai mesi scorsi presenze di operatori sociali in strada unitamente al lavoro delle forze dell’ordine. In via IV Novembre stazionano persone che fanno uso di stupefacenti, che difficilmente possono essere prese in carico dai servizi, che diventano attrattori di spaccio e criminalità. Abbiamo impegnato la polizia locale, di concerto ogni giorno con tutte le forze dell’ordine. Abbiamo previsto di effettuare a breve un investimento sul sistema illuminante e faremo un forte intervento di potature per far emergere più luce e ripristinare piena visibilità di tutta la video sorveglianza. Ripristinerò tutte le ordinanze sull’alcol e valuterò se estenderle a via Emilia San Pietro. Ma è velleitario pensare che tali interventi siano risolutivi, esiste un tema di ordine pubblico che deve spingerci tutti a capire come intensificare un presidio per allentare la pressione sui residenti. Aggiungo, gli h24 nelle ore notturne sono ricettacolo di degrado, ne parlerò con il questore e con i titolari, secondo me andrebbero chiusi».

Sarà sufficiente?

«Certamente. In passato abbiamo affrontato situazioni in alcuni casi più complesse, come piazzale Europa e le Reggiane. Le abbiamo risolte e la strategia è sempre la stessa. Coordinamento tra istituzioni sotto la regia della Prefettura, articolazioni di azioni di varia natura e in qualche mese risultati evidenti. Aggiungo che intervenire in stazione significa non allentare la pressione su piazzale Europa per impedire che ripartano situazioni di degrado a suo tempo sradicate».

Sembra di essere in piena campagna elettorale...

«Le polemiche politiche sulla sicurezza sono presenti in tutte le città. La destra a Reggio è sostanzialmente assente. Se uno per un attimo si prova a ricordare quali idee, quali progetti, quale presenza vi sia stata in città o in consiglio in questi anni il risultato è lo zero assoluto. Abbondanza di polemica, sterilità di idee. La vicenda stazione è metafora della complessità dei problemi delle città contemporanee. Io sono interessato alla concretezza e abbiamo l’obbligo di lavorare fino all’ultimo».

Finora però le strategie non sono state risolutive.

«Abbiamo iniziato, tanto è stato fatto e tanto dovrà essere fatto. Siamo stati noi a proporre l’intera riqualificazione di via Turri e via Paradisi. È un lavoro complesso, paragonabile a ciò che la città ha saputo fare in altri quartieri come Compagnoni, Fenulli, viale Magente, Mascagni, Villaggio Stranieri. Servirà tempo ma la strada è tracciata. Da quando il progetto ha iniziato a muovere i suoi passi in via Turri si è invertita la spirale dei valori immobiliari. Abbiamo completato la valorizzazione dei Chiostri di San Pietro, ma il lavoro troverà compimento quando gli immobili Ausl in viale Monte San Michele troveranno nuova vita. So che si sta lavorando perché nasca uno studentato. Sarebbe una buona soluzione. Siamo stati noi a decidere di ricollocare la sede della polizia locale in viale IV Novembre. L’impianto di video sorveglianza rifatto con centinaia di nuove telecamere, la riqualificazione del parco delle Paulonie, il sostegno all’avvio del Binario 49, il punto di polizia in via Turri sono fatti. È innegabile che abbiamo concentrato il massimo sforzo sul quadrante da porta San Pietro alle Reggiane, da via Turri a via Roma. L’area delle ex Reggiane è separata dalla ferrovia ma intervenire in quel contesto non ha aiutato solo Santa Croce, ma l’intera città. Se in dieci anni non fossimo riusciti ad imprimere una svolta alle Reggiane, sarebbe diventata una bomba sociale. È una visione che ha bisogno del suo tempo per essere attuata ma ha generato cambiamenti evidenti. Si può non essere d’accordo, ma serve la forza di idee alternative, assumendosi le responsabilità».

I privati che possono fare?

«Intanto va ringraziato chi già ha investito in attività, chi ha scelto di collocare nel quartiere la sede lavorativa, chi di continuare a viverci. Il pubblico deve fare la sua parte, ma il privato non può sottrarsi. In zona stazione ci sono capannoni dismessi, immobili sfitti, non sono mancate evidenze speculative: abbiamo subito dodici ricorsi sul progetto della sede della polizia locale il cui cantiere è avviato. Dico questo perché sono convinto che una città, nei suoi ambiti, non sarà mai solo responsabilità di un sindaco e di un’amministrazione, nella buona e nella cattiva sorte c’è una responsabilità collettiva nel prendersi carico di problemi che in certa misura riguardano tutti. Per un rilancio potente della zona stazione serve quindi lo sforzo straordinario di tutti». l

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