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Casina, «nessun rischio di infiltrazioni». La prefetta frena: iter non concluso

Miriam Figliuolo
Casina, «nessun rischio di infiltrazioni». La prefetta frena: iter non concluso

Voci sul lavoro della Commissione dopo il caso Manfreda

16 novembre 2023
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Casina L’ombra di possibili infiltrazioni mafiose nel Comune di Casina sembra, in queste ultime ore, potersi dissipare. Questo almeno secondo le anticipazioni arrivate nella serata di ieri sulle conclusioni del lavoro della commissione d’accesso, attivata dalla prefettura a marzo scorso, in coda al caso Manfreda, ex assessore dimessosi dopo che la sua azienda non era stata inserita nella white list (gli elenchi istituiti in ogni Prefettura per rendere più efficaci i controlli antimafia).

Anticipazioni che non sono state, però, né confermate né smentite dalla prefettura. Arrivano, infatti, in un delicato momento di passaggio, non solo formale, di una procedura, disciplinata dal Testo unico degli enti locali (articoli 143 e seguenti), che prevede precise tempistiche e passaggi.

«Non è corretto riferire di un esito. Il procedimento non è ancora concluso», è l’unica dichiarazione arrivata ieri sera dalla Prefettura di Reggio.

La commissione di indagine, attivata dall’allora prefetto Iolanda Rolli nel Comune di Casina per verificare la sussistenza di tentativi di infiltrazione, o collegamenti alla criminalità organizzata nel contesto dell’amministrazione, si era insediata il 31 marzo scorso e, dopo una proroga di tre mesi non rinnovabile, doveva per legge terminare i lavori il 30 settembre.

In questi giorni decorre, quindi, il limite di tempo (45 giorni) entro il quale il prefetto, secondo la norma, “ sentito il comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica integrato con la partecipazione del procuratore della Repubblica competente per territorio, invia al Ministro dell’interno una relazione nella quale si dà conto della eventuale sussistenza” o “non sussistenza” di elementi su “collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare”.

I passaggi successivi sono, nel caso peggiore, lo scioglimento del Comune, o altri provvedimenti di minore impatto, diretti a singoli amministratori o dirigenti comunali, sui quali eventualmente siano stati ravvisati elementi di collusione, oppure l’archiviazione, qualora non sia stato ravvisato alcun collegamento.

In tutti casi sono previsti tre mesi di tempo dalla trasmissione della relazione del prefetto, entro i quali i relativi decreti dovranno essere emessi: dal presidente della Repubblica nel caso dello scioglimento dell’ente, oppure dal ministro dell’Interno in tutti gli altri casi.

Nessuno di questi atti è arrivato, finora, al sindaco di Casina, Stefano Costi: «Attendo l’ufficialità. Non ho ricevuto a riguardo alcuna comunicazione – ha confermato il primo cittadino – né ero presente alla riunione del Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza nel quale la prefetta Maria Rita Cocciufa potrebbe averne parlato. Se fosse confermato, non potrebbe che farmi piacere. Del resto, ci siamo sempre detti fiduciosi su un esito di questo tipo. Peccato che Tommaso Manfreda non potrebbe, comunque, essere reintegrato. Nessun regolamento lo prevede in caso di dimissioni».

L’imprenditore si era dimesso anche dal ruolo di consigliere comunale, per ingaggiare la sua battaglia nei tribunali a tutela del suo nome e della sua attività lavorativa. Un passaggio a lui favorevole era stato l’ok, arrivato a settembre, del Tribunale di Bologna, per la ripresa dell’attività nell’ambito dell’edilizia privata sotto controllo per 18 mesi di un amministratore giudiziario. l

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