Gazzetta di Reggio

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Processo Saman, iniziata la requisitoria dell’accusa: rinviate alla fine della discussione le dichiarazioni del padre

Jacopo Della Porta ed Elisa Pederzoli
Processo Saman, iniziata la requisitoria dell’accusa: rinviate alla fine della discussione le dichiarazioni del padre

17 novembre 2023
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NOVELLARA Il padre di Saman Shabbar Abbas potrà parlare al processo, come hanno richiesto i suoi difensori, ma solo alla fine della discussione.


Si apre così l’udienza del 17 novembre 2023 del processo per l’omicidio di Saman Abbas, la 18enne di origine pakistana uccisa il 1 maggio 2021 perchè si è opposta a un matrimonio forzato, per la morte della quale sono imputati i genitori, lo zio e due cugini.

Dunque, chiusa la fase istruttoria, è iniziata la discussione con la requisitoria del pubblico ministero, il procuratore capo Calogero Gaetano Paci.

"Saman è stata uccisa – ha detto – Va detto perchè ho sentito anche parlare di un incidente”. “Da parte degli imputati non c’è stato mai un moto di umana pietà per questa ragazza” ha proseguito.

“Perchè Saman Abbas viene uccisa? E chi potrebbe aver voluto la sua morte? Non partiamo da zero – dice Paci – Da quando è arrivata in Italia nel 2016, ha avuto solo la possibilità di prendere la licenza media, ma poi di continuare la sua vita chiusa in casa, se non per rari momenti dai racconti delle persone che facevano parte del suo contesto di uscire. Per esempio Ivan Bartoli, per esempio le assistenti sociali dopo la prima fuga: la vita di questa regazza si limitava a faccende domestiche, qualche passeggiata intorno all’abitazione, ma solo dopo che i locali di vendita al pubblico erano chiusi, senza avere la possibilità di avere rapporti con amici, amiche o impegnarsi in qualche attività lavorativa. Mi ha colpito particolarmente ciò che sostiene una delle assistenti sociali, ha detto che non aveva alcuna competenza. Nessuno l’aveva minimante istruita nelle nozioni elementari occorreva fare un lavoro di rieducazione, riformazione della personalità che nessuno fino a quel momento aveva fatto avendola relegata a condizione di costretta. Non solo nella sua libertà di determinazione, ma anche nella sua libertà di movimento”.

Paci parla di contrasto fortissimo con il sistema valoriale della famiglia da parte di Saman, con tutte le conseguenze che ciò ha portato. “Saman esprime la contraddizione tra libertà e desiderio di vita e repressione, autoritarismo e soffocamento di ogni desiderio di autonomia”.  "Noi sappiamo di tutto questo anche perchè ce lo dice la stessa Saman – prosegue Paci -. Abbiamo diverse escussioni a Sit che fa Saman con i carabinieri. Anche lei alcuni passaggi li ha deliberatamente tacaciuti, addirittura ha detto menzogne, ma lo fatto anche per via di una atavica diffidenza che lei e la famiglia che sono certi continuano a serbare nei confronti di  chi poteva offrirle un minimo di aiuto. Nonostante questo, sappiamo della sua grande sofferenza”.

Paci parla di “forza destabilizzante” che Saman esercita nel suo contesto famigliare.

Paci ricorda che lei disse al promesso sposo che non voleva sposarlo. Lui le rispose “ma tu sei pazza”. “Lui le dice questo fidanzamento “non lo rompo per il mio onore, per la mia dignità. Semmai dopo ci separiamo” – prosegue Paci – La barriera all’anelito di vita di Saman è rappresentato dal sistema di valori dei suoi famigliari. La dignità, l’onore, l’orgoglio della famigia non possono essere messi in crisi dalla “pazza”, mi viene da dire. Perchè questa è l’unica espressione - anche qui pietas inesistente - con cui Nazia la madre definisce la figlia. Non la chiama neanche per nome. E’ la pazza. “Io ho già perso una pazza, non voglio perdere anche te”, dice Nazia in un passaggio al figlio”.


“Lei voleva solo vivere la sua vita, passeggiare mano nella mano per le strade di Bologna, darsi un bacio” ricorda Paci. "Strazianti le chat con l’educatrice della comunità quando è già a Novellara” commenta Paci. Parla di “scelta improvida e sbagliata di tornare a casa” e del fatto che anche il fidanzato Saqib si è trovato di fronte alla violenza della famiglia Abbas, ricordando le minacce subite dai suoi in Pakistan per quella relazione.

“Organizzatori ed esecuzioin dell’omicidio di Saman li dobbiamo cercare all’interno della famiglia e non fuori – dice Paci -. Questa sua resistenza, la sua voglia di riaffermare basilari condizioni di libertà, autonomia, indipendenza delle scelte è stata la ragione che ne ha determinato la morte. E’ li che dobbiamo mettere a sistema tutti gli elementi di prova che abbiamo acquisito”.

Parlando della notte del delitto, riferendosi alla mamma Nazia, Paci parla di “impassibilità, freddezza, glacialità, lucida malvagità che non ha eguali”, parla di quando la mamma ferma il padre e accompagna la figlia fuori dal fuoco delle telecamere.

Il procuratore ha poi detto di non condividere le considerazioni della Corte su Alì Haider, fratello di Saman, in merito alla sua indagabilità. Anche lui, per Paci, è vittima di una condizione oppressiva e autoritaria. Il procuratore ritiene che il peso della deposizione di Haider sia stata enfatizzata, perché ritenuta più attaccabile.
“In aula si è visto il percorso esistenzialmente compiuto da Haider, la consapevolezza e poi condivisione delle scelte della sorella” ha evidenziato.

"Faccio una enorme fatica a vedere come corresponsabile morale anche in via ipotetica chi si trova completamente schiacciato nella sua libertà di determinazione. Haider non è mai stato la corona dell’accusa,
per questo non abbiamo chiesto di riascoltarlo. Per noi Haider in questa storia è una vittima” ha aggiunto.

E’ durata circa tre ore la requisitoria di Paci. Nel pomeriggio è iniziata la parte di requisitoria affidata alla pm Laura Galli.

Ha ricostruito gli anni di vita in Italia di Saman e si è soffermata sugli ultimi giorni di vita. Secondo il pubblico ministero Galli la riunione in cui la famiglia ha pianificato il delitto si potrebbe essere tenuta già il 21 aprile 2021, giorno dopo il ritorno a casa di Saman. Perchè quel giorno tutti gli imputati risultano dentro l’abitazione.

Galli si è soffermata su ciascun imputato. Sul padre Shabbar Abbas l’accusa è convita: “Non c’è dubbio che la decisione di uccidere l’ha presa lui. La decisione finale l’ha presa lui”.

Il video in cui si vede Saman accompagnata nel buio l’ultima volta dai genitori, sarebbe la prova della consegna agli assassini. Il pm Galli lo ritiene tuttavia una messainscena dell’allontanamento di Saman, ma hanno fatto un errore: il ritorno del padre con in mano lo zaino.

Sulla madre Nazia Shaheen dice: “Lei è senz’altro una vittima, perché maltrattata, picchiata, ma ha aderito a quei valori, è fermamente convinta che Saman abba colpa”. “E’ lei che messo la figlia nelle mani dell’assassino” chiosa.

Sullo zio Danish Hasnain, dalla cui collaborazione viene il ritrovamento del cadavere della povera Saman, Galli ha detto: “Danish ha mentito su tutto quello che ha detto. Sapeva dove era il cadavere, perché lui ha scavato”. Ribandendo l’accusa di essere stato lui l’esecutore materiale.