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Reggio Emilia, Medicina d’urgenza: pronti nuovi spazi e 14 posti letto

Miriam Figliuolo
Reggio Emilia, Medicina d’urgenza: pronti nuovi spazi e 14 posti letto

Il reparto festeggia così i 30 anni dalla nascita. Boracchia: «Siamo a più 700 ricoveri all’anno»

18 novembre 2023
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Reggio Emilia Si amplia la capacità di assistenza dell’unità operativa di Medicina d’urgenza dell’ospedale Santa Maria Nuova, con nuovi locali e 14 posti letto in più. Posti dotati di alta tecnologia per il monitoraggio dei pazienti.

L’inaugurazione dell’ampliamento è avvenuta nei giorni scorsi, nei quali ricorrevano i 30 anni dalla nascita del reparto, avvenuta il 4 novembre 1993; e in un periodo in cui la sanità reggiana, in particolare l’Emergenza urgenza, da circa un mese lavora con il nuovo assetto organizzativo nato da una profonda riforma, ancora oggetto di vivaci confronti, come quello intavolato nel meeting promosso dalla Cisl Emilia Centrale e Cisl Medici, nella sede di via Turri, con i dirigenti dell’Asl Reggiana, di cui si dà conto nella pagina a fianco.

Oggi la struttura, di cui è responsabile il dottor Luca Boracchia, è uno dei pilastri del dipartimento di Emergenza Urgenza, e lavora in stretto rapporto con il pronto soccorso.

Accoglie per la maggior parte pazienti con traumi complessi anche gravi che non necessitano di Rianimazione, con quadri di intossicazione acuta moderata o severa, con emorragie attive (per esempio emorragie digestive), pazienti con infezioni gravi e shock settico e con quadri clinici acuti che necessitano di un monitoraggio complesso di più parametri.

Il reparto è stato ristrutturato grazie ai fondi approvati per il Piano di riorganizzazione della rete ospedaliera in emergenza Covid 19.

Con un progetto avviato dalla precedente direttrice dell’Emergenza urgenza, ora in pensione, Anna Maria Ferrari, e portato a termine da Ivana Maria Lattuada che l’ha seguita alla guida del dipartimento.

I nuovi spazi sono dotati di 4 letti di degenza ordinaria, provvisti di telemetria, e 10 postazioni sub intensive, dotate di monitoraggio multi-parametrico, suddivise in una stanza da 2 posti e due spazi open space da 4 posti ciascuno, uno dei quali convertibile a terapia intensiva in caso di necessità.

È, infatti, la flessibilità in situazione di emergenza, come lo è stato il lungo periodo della pandemia quando, a seconda delle necessità, è stato necessario convertire diverse parti del reparto ad aree Covid, una delle caratteristiche di questo reparto; oltre alla capacità, maturata nel tempo, e di certo accresciuta con l’epidemia Covid, di gestire patologie sempre più complesse con una grande varietà di casistiche.

Sono in dotazione della struttura 7 ventilatori e 7 dispositivi per l'erogazione di ossigeno ad alti flussi che permettono di gestire nelle fasi iniziali patologie respiratorie e cardio-respiratorie acute e complesse.

Durante l’emergenza Covid 19 il reparto ha accolto pazienti affetti da Sars CoV2, con quadri di insufficienza respiratoria severa o malati positivi al Covid 19 affetti da infarto acuto del miocardio, trauma, ictus (patologie tempo dipendenti).

Più in generale l’unità operativa è un importante snodo di cura per l’inquadramento e la stabilizzazione di pazienti acuti con elevato carico assistenziale.

«I ricoveri avvengono prevalentemente da pronto soccorso e in minor misura da altri reparti – ha spiegato Boracchia –, in particolare dalla Rianimazione e dalla Terapia intensiva. Lo scorso anno il reparto ha accolto circa 700 pazienti e per il 2023 i dati evidenziano un incremento». Che ora potrà fare affidamento anche sui nuovi posti, garantendo il distanziamento fisico tra i degenti.  l

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