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La rissa finisce con un incidente

La rissa finisce con un incidente

Stazione Il guidatore che travolse uno fu aggredito. Assolti

22 novembre 2023
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Reggio Emilia «Ho visto due gruppi di persone, da un lato magrebini e dall’altro africani, che se le davano di santa ragione, contendendosi una bicicletta. Uno, il più agitato che poi è stato travolto dall’auto, aveva una ferita sanguinante in testa e brandiva un ramo a mo’ di bastone». Questo il racconto di un poliziotto di Torino che, mentre era fuori servizio, è stato il testimone di una rissa in zona stazione, con uno dei duellanti investito da un’auto e i suoi “compari” che aggredirono il conducente.

I fatti risalgono al 13 ottobre 2017 in via Eritrea, quando «cinque marocchini si affrontarono, a suon di calci e pugni, con una fazione contrapposta non identificata». Uno dei partecipanti alla rissa, secondo una donna di 48 anni affacciata al balcone, «attraversò di corsa viale Piave con il semaforo rosso senza guardare» e venne travolto da una Bmw proveniente da piazzale Tricolore: infranse il parabrezza e rovinò a terra immobile. Senonché altri due se la presero con l’automobilista: un reggiano di 48 anni che uno tentò di tirare giù a forza mentre un secondo prendeva a pugni la carrozzeria. Da qui le accuse di rissa in concorso e danneggiamento aggravato (con violenza e minaccia alla persona, cioè al conducente) mosse agli unici che sono stati identificati: Mohcine Bencheikh, marocchino di 31 anni difeso dall’avvocato Annalisa Bassi, e Hamza El Haoudy, 26 anni difeso da Massimiliano Pergetti (un terzo 29enne è stato stralciato perché irreperibile).

«Purtroppo dall’istruttoria non è chiaro chi ha fatto che cosa. Devo chiedere l’assoluzione perché il fatto non sussiste», ha detto il pm. Hanno concordato i difensori. «Il fatto è barbaro: è stato aggredito un cittadino che passava dalla circonvallazione. Ma le indagini sono state insufficienti. Parafrasando un film, si potrebbe definire questo processo “Anatomia di un fallimento”». Al giudice Matteo Gambarati, dopo aver disquisito con l’avvocato Pergetti sul film “Anatomia di una caduta”, non è rimasto altro che assolvere. l

Am.P.

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