Gazzetta di Reggio

Reggio

L’appello

Reggio Emilia, Nondasola: “Sogniamo che il 25 novembre non sarà più la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne perché non ce ne sarà più bisogno”

Associazione Nondasola
Reggio Emilia, Nondasola: “Sogniamo che il 25 novembre non sarà più la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne perché non ce ne sarà più bisogno”

L’associazione: “Ci piacerebbe che un giorno il nostro Centro Antiviolenza non sia più necessario”

25 novembre 2023
3 MINUTI DI LETTURA





Reggio Emilia. Il 25 novembre molte di noi saranno a Roma, alla manifestazione nazionale di Nonunadimeno, e molte di noi invece in città, alla camminata civica indetta dal Comune. Questa ubiquità rappresenta bene il nostro sguardo strabico: un occhio al quotidiano, uno all'infinito.
E a proposito di infinito, noi attiviste del Centro Antiviolenza abbiamo un sogno: chiudere il centro. Se non ce ne fosse più bisogno, infatti, vorrebbe dire che siamo libere.


A ben vedere lo stesso vale per il 25 di novembre. Sogniamo che un giorno non sarà più la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza sulle donne perché non ce ne sarà più bisogno. Ma sarà per sempre un giorno festivo, in ricordo delle tante di noi che non sono sopravvissute alla violenza maschile.


Visto che sarà un festivo, anziché farcire l’agenda con impegni di sensibilizzazione, manifestazioni, convegni, finalmente potremo organizzare un pranzo al sole di una bella giornata autunnale, insieme a tutte le sopravvissute che avevano trovato accoglienza alla Casa delle Donne, e ai loro figli e figlie diventate grandi.


Sarà una tavola imbandita con pietanze di tutte le parti d’Italia. Ma anche il resto del mondo sarà ben rappresentato con i sapori delle donne d'altrove e la loro abbondanza di coraggio, poiché per separarsi da un marito violento, per restare vive, molte di loro avevano rinunciato al permesso di soggiorno per motivi familiari. Rimanendo così irregolari per mesi o anni, grazie alle leggi razziste europee.


A metà del pranzo chiederemo scusa, ancora una volta, a quelle di noi intorno alle quali non siamo riuscite a fare abbastanza silenzio, quando ne avevano più bisogno: le vittime di violenza sessuale. Ma ancora una volta ricorderemo quanto il loro coraggio e le loro parole siano state d’aiuto e di conforto per quelle che sono venute dopo.


Subito dopo i dolci qualcuna darà il via alle danze. A volteggiare tra le foglie gialle e rosse ci saremo tutte, anche quelle che si sono spese in modi diversi dal nostro. Ma sempre per la libertà di tutte.


Infine ci faremo un sacco di risate parlando di amore, depilazione e sesso, la triade che ci sollazza da millenni. E ogni tanto il pensiero andrà ancora ai tempi bui in cui il 25 novembre era una giornata di infinito impegno. Ma anche ai tempi ancora peggiori in cui il 25 novembre era una giornata come tutte le altre.


E ci commuoveremo ricordando QUEL 25 novembre, quando in tante e tanti scesero in piazza a seguito dell'uccisione di Giulia Cecchettin, spinti anche dalle parole accorate e lucide della sorella di Giulia. A gridare perché quel femminicidio fosse l’ultimo.


Al tramonto, dopo che avremo sparecchiato e ci saremo salutate con abbracci stretti e sorrisi larghi, torneremo a piedi per le strade della città, dove non avremo più niente da temere. Ciascuna nella sua casa, alla sua vita, dove l'aspettano anche fratelli, amici, figli e compagni. Che ascolteranno divertiti i dettagli del nostro rituale pranzo al sole del 25 novembre.