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Reggio Emilia, l’associazione Avvocato di Strada: «Fra i “barboni” sulle strade ci sono anche lavoratori regolari»

Ambra Prati
Reggio Emilia, l’associazione Avvocato di Strada: «Fra i “barboni” sulle strade ci sono anche lavoratori regolari»

Il punto sulla povertà contemporanea

02 gennaio 2024
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Reggio Emilia C’è anche un po’ di Reggio Emilia nei flash di vita vissuta sulla strada raccontate da “Non esistono cause perse”, il libro scritto a quattro mani da Giuseppe Baldessarro, giornalista de La Repubblica Bologna, e Antonio Mumolo, avvocato giuslavorista presidente dell’associazione Avvocato di Strada Odv, da lui fondata ventidue anni fa.

Si tratta di un volume (pubblicato da Intra Edizioni) a scopi benefici: gli autori hanno rinunciato ai diritti d’autore sul libro in favore dell’associazione, che si occupa degli invisibili protagonisti della povertà contemporanea e persegue la sfida, tramite avvocati volontari, di tutelare gratuitamente i diritti delle persone senza dimora. Come ha scritto nella prefazione il cardinale e presidente della Cei Matteo Maria Zuppi, «sappiamo quanto sia facile far passare un povero per un colpevole: ci vuole davvero poco!».

Il titolo è una dichiarazione d’intenti. «La prima cosa che viene in mente quando si vede un “barbone” dormire per strada è che si tratta di una causa persa. Nel linguaggio comune e nell’immaginario collettivo la causa persa è un problema impossibile da risolvere o una persona che non si rialzerà. Per noi non esistono cause perse», scrivono gli autori.

La storia “Le orchidee di Beatriz” è ambientata a Reggio Emilia: le orchidee sono quelle che la brasiliana Beatriz porta ogni volta che si reca allo sportello, il suo fiore preferito, un omaggio che la contraddistingue insieme al portoghese arduo da comprendere. Beatriz, che si è appena fidanzata, ha bisogno della residenza, indispensabile per ottenere il permesso di soggiorno: ma quando mostra il documento d’identità si scopre un nome maschile, Rafael, che svela il sogno di una giovane transgender intenzionata a cambiare sesso. Un’identità provvidenziale, che si rivela il grimaldello legale per l’autorizzazione a rimanere sul suolo italiano per svolgere l’intera procedura di cambio di sesso. L’iter ha avuto un esito positivo, anche se nel frattempo la storia d’amore di Beatriz è naufragata.

Le pratiche legali svolte dallo sportello di Reggio, aperto ogni sabato dalle 10 alle 12.30 al Binario 49 in via Turri, sono state 440. «La casistica più frequente (350 su 440) è la residenza, come il caso di Beatriz – spiega Alessandra Scaglioni, vice presidente di Avvocato di Strada e coordinatore dello sportello di Reggio – Il nostro bacino di utenza di base (è meglio ricordarlo perché spesso i Servizi sociali inviano persone senza requisiti) sono i senza dimora, coloro che vivono per strada e che in quanto tali sono stati “cancellati” dalla residenza che avevano». Fantasmi della società, che per i motivi più disparati sono finiti sulla strada «e che quindi non possono accedere al gratuito patrocinio a spese dello Stato».

Lo sportello registra un incremento del fenomeno. «Oggi chi finisce sulla strada non è più solo la persona disagiata, ma anche i lavoratori, regolari che non trovano un’abitazione nonostante lo stipendio: oggi come oggi, trovare una casa in affitto a Reggio è praticamente impossibile».

Il lavoro è aumentato per l’associazione, che registra «una bassa partecipazione dei legali, purtroppo diminuita nel tempo. Per fortuna possiamo contare sull’aiuto di giovani volontari, universitari o in Servizio civile che non demordono».