Gazzetta di Reggio

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«L’Isolato San Rocco è ormai la casa dei balordi. I controlli? Una presa in giro»

Nicolò Valli
«L’Isolato San Rocco è ormai la casa dei balordi. I controlli? Una presa in giro»

Reggio Emilia, i commercianti: «Nessuna sorpresa, è cosi da 20 anni». Viaggio nel cuore del centro storico dopo gli episodi di Capodanno, dove le baby gang hanno preso il comando

02 gennaio 2024
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Reggio Emilia Passeggiano sotto i portici, col cappuccio sulla testa e il cane al guinzaglio a incutere timore; li puoi trovare al bar a sorseggiare birre o fumare, alle panchine davanti al teatro o appostati davanti ai negozi, pronti ad approfittare delle distrazioni di titolari e clienti per passare rapidamente all’azione. Spesso e volentieri non studiano e lavorano o meglio il lavoro è quello: generare confusione per scherzo o provocazione.

Lo hanno fatto a Capodanno, sotto i portici dell’Isolato San Rocco, lo fanno tutti i giorni, con modalità diverse. Ti fissano, ti squadrano, come in una sorta di sfida a chi è più predominante. Anche ieri, nel nostro tour in zona all’indomani dei vandalismi della notte di San Silvestro, è emerso in generale un senso di paura e smarrimento da parte di residenti e commercianti.

«Questa è casa loro» ci hanno ribadito a gran voce i conoscenti di quella zona, quasi un grido di dolore in attesa di risposte che tardano ad arrivare. E in effetti, sia al mattino (fumando “canne” a cielo aperto nel giorno di mercato) sia al pomeriggio (petardi lanciati in ripetizione ai giardini pubblici, forse un residuo di quelli della notte di San Silvestro, oltre a movimenti alquanto sospetti sulle panchine a pochi passi dalla pista di pattinaggio) la situazione di chi passeggia da quelle parti per entrare o uscire dal cuore di Reggio è tutt’altro che serena, per quello che riguarda l’ordine pubblico.

Lo confermano anche i commercianti che abbiamo intervistato.

«Il degrado di Capodanno non mi sorprende, sono cose che succedono due o tre volte all’anno, da 20 anni – afferma Daniele Melis di Bar della Borsa –. Ci sono lettere e lettere mandate da noi e dai residenti; il Comune promette miglioramenti, manda pattuglie in ripetizione per le prime settimane poi, improvvisamente, tutto torna come prima. Questo accade perché non si ha un reale interesse a curare il centro storico».

Melis, dal 2010, ha scelto di tenere chiuso la notte dell’ultimo dell’anno, per evitare problemi: «Mi tiravano i botti in bar. Non mi sono mai sentito sicuro ma nessuno mi tutela ed è per questo che mi organizzo autonomamente: lavoro sino a un certo orario poi, quando viene buio, chiudo. Queste persone non sono delinquenti, ma gente comune abituata a frequentare questo posto. La cosa che fa arrabbiare è che c’era un’ordinanza contro lo scoppio dei petardi, ma nessuno si è preoccupato di farla controllare. Peccato che per quella anti alcol vengano i vigili in continuazione. La verità – conclude amareggiato – è che da noi prendono soldi, da questi soggetti rischiano le botte».

Più pacato Francesco Carta di Populart: «L’impressione è che sia un po’ sfuggita di mano la situazione – dichiara –. Questi episodi di degrado vanno avanti tutto l’anno, tra lo spaccio appoggiati alle colonne, le urla e gli schiamazzi. Non mi sento abbandonato dalle istituzioni come altri colleghi ma è chiaro che viene normale chiedersi come possa verificarsi una situazione simile quando a pochi metri arriva un premio Oscar come il maestro Piovani».

Lorenzo Gadaleta, barista del Caffè delle Fontane, afferma: «Da queste parti purtroppo non ci si sente sicuri; non è questione solo del Capodanno, ma è ormai a tutti gli effetti una zona abbandonata, nonostante la sua centralità. I controlli sono decisamente poco efficaci: le forze dell’ordine vengono se contattate, poi se ne vanno dopo poco senza effettive prese di posizione. In estate diversi clienti della nostra distesa estiva si lamentano spesso per l’odore del fumo che si respira nella piazza».

È invece decisamente più drastica Simona Cotugno, responsabile del negozio di abbigliamento Fermati: «Questo portico è terra degli extracomunitari, che sia giorno, notte, mattino o pomeriggio».

La sua descrizione è alquanto desolante: «I controlli ogni tanto vengono fatti, ma solo sino alle 16 poi non viene più nessuno – dice –. I bisogni li fanno dove capita, e la sera siamo terrorizzate mentre andiamo alla macchina. Questa è una piazza storica, non ci sentiamo sicuri ma abbandonati. Bisogna che chi di dovere intervenga, abbiamo mandato delle mail ma non ci hanno mai risposto. L’angolo bar in zona galleria è imbarazzante».

Attendono risposte anche i residenti, secondo i quali «tutta l’area è stata abbandonata e ignorata per molti anni. Abbiamo condiviso le problematiche anche in assemblea condominiale congiunta, ma gli amministratori non abitano qua e, pur comprendendo o vedendo alcune cose, non sanno bene cosa succede, soprattutto d’estate».

«L’estate scorsa – scrivono – per noi è stato un vero incubo e c’è chi sta pensando di andarsene da qua. Qualcuno lo ha già fatto perché la situazione si sta notevolmente aggravando. Davanti al Gran Caffè Cavour spacciano e bevono, come del resto al Parco del Popolo e di fianco al Valli, e passando da lì, sentiamo spesso odore di hascisc. Ci vorrebbero presidi fissi costanti, ogni giorno e ogni notte per dei mesi per cambiare qualcosa. E, come noto, bisognerebbe volerlo fare realmente».

Chiude Simone Coscelli, uno dei titolari della Spumanteria All’Opera: «Siamo amareggiati, resistiamo ma l’amarezza è tanta – dichiara –. Al momento prevale l’impotenza di vedere che non viene mai fatto nulla». Coscelli torna sull’episodio di Capodanno: «I clienti all’interno non si sono accorti di molto grazie alla musica, ma al Valli c’era lo spettacolo di Piovani e abbiamo allestito un piccolo rinfresco all’esterno. Coloro che bevevano fuori si sono molto spaventati a causa dei botti. Noi abbiamo chiamato due volte la polizia ma sono arrivati solo dopo mezzanotte».

In questi anni, è il suo pensiero, il quadro generale è cambiato: «Siamo qui dal 2014, sino al Covid la situazione era tutto sommato sotto controllo, poi è gradualmente andata ad aggravarsi. Questi ragazzi bevono, fumano, fanno scherzi tra loro non si capisce in che modo, se amichevolmente o per regolare dei conti. Credo – conclude Coscelli – che servirebbe una sana repressione ragionata. Quando uno va veramente oltre, infatti, bisogna intervenire».